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Tutti promossi i poliziotti processati per il G8
by Alessandro Mantovani da Il Manifesto del 13.9 Sunday, Sep. 14, 2003 at 8:20 AM mail:

In due anni nessuno è stato punito. Salvo chi ha cercato di indagare sui fatti, o di dire la verità

Molti funzionari che andranno alla sbarra per il G8 sono stati promossi o nominati ad incarichi di prestigio. E' il caso di Francesco Gratteri, il pupillo di Gianni De Gennaro, appena insediato al vertice dell'antiterrorismo (ex Ucigos) dopo aver diretto lo Sco (Servizio centrale operativo) della Criminalpol. La nomina è singolare perché Gratteri, protagonista della stagione dell'antimafia, dalla metà degli anni `80 non si è mai occupato di politica ma solo di grande criminalità, e infatti già annuncia che applicherà ai nuovi «clienti» i metodi sperimentati contro Cosa nostra. Un gradino sotto di lui hanno messo il coindagato Lorenzo Murgolo, già numero due della questura di Bologna. E a completare la polizia politica di De Gennaro c'è Gianni Luperi, direttore della divisione investigazioni generali: anche lui è nei guai per la Diaz. Un filmato li mostra tutti, nel cortile della scuola, attorno al sacchetto con le due molotov fasulle. Sono al loro posto anche gli altri, vicequestori e commissari a capo di Digos e squadre mobili: a La Spezia Filippo Ferri, a Nuoro Salvatore Gava. E' stato invece messo da parte Fabio Ciccimarra, confinato in un inutile ufficio romano dopo le accuse per i fatti della caserma napoletana Raniero. I genovesi sono rimasti a Genova: l'ex capo della Digos Spartaco Mortola dirige ora la polizia postale e telematica, il suo ex vice Alessandro Perugini è oggi il capo del personale della questura nonostante sia indagato per Bolzaneto e per l'incredibile vicenda del calcione a freddo sferrato a un minorenne già immobilizzato. Inutile parlare di Vincenzo Canterini, protetto anche dal sindacato Consap che l'ha eletto in segreteria: la celere romana è sempre il suo regno.

Subito dopo il G8 il capo della polizia spedì a Genova tre alti funzionari per condurre una frettolosa indagine interna. Pippo Micalizio, incaricato dell'affaire Diaz, non si comportò male: pur ignorando le false molotov propose otto procedimenti disciplinari ad altrettanti funzionari, tra i quali l'intoccabile Gratteri, chiedendo per Canterini la destituzione dalla polizia. Ma l'unico a pagare è stato proprio Micalizio, tuttora privo di incarichi di rilievo. De Gennaro rimosse invece l'allora questore di Genova Francesco Colucci (colpevole di tante cose ma soprattutto di aver scaricato le responsabilità sui dirigenti arrivati da Roma), l'allora capo dell'antiterrorismo Arnaldo La Barbera e l'ex numero due della polizia, Ansoino Andreassi. Ma Colucci ha fatto un paio d'anni di quarantena e ora è tornato alla ribalta, questore di Trento. La Barbera, che al G8 svolse un ruolo oscuro del quale però non può più rispondere perché è scomparso nel 2002, venne mandato ai servizi. Anche Andreassi è finito ai servizi, per la precisione al Sisde come vice di Mario Mori, il generale dei carabinieri che dirige il servizio segreto civile. Per lui fu davvero una punizione. Ed era normale: al G8, infatti, Andreassi fece meno danni di altri, si fece da parte dopo l'arrivo di La Barbera (nel pomeriggio di sabato 21) e non partecipò ai preparativi della perquisizione alla Diaz, né si presentò sul posto. Negli atti dell'indagine è l'unico, con Micalizio, a non fare un pessima figura. Entrambi sono stati sentiti come testimoni, entrambi si preoccupavano di non far la parti dei delatori - degli «infami» - come in qualsiasi altro contesto delinquenziale. Ma se Micalizio ha confermato la relazione dell'agosto 2001, Andreassi ha aiutato i magistrati a ricostruire quel pomeriggio, quando scattò la caccia al no global che si concluse alla Diaz.

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