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dal "Il Manifesto": "Le agenzie interinali? Le facciamo a pezzi"
by Meletta Sunday, Oct. 05, 2003 at 9:13 PM mail: meletta@aconet.it

dal "Il Manifesto" di domenica 5 ottobre 2003:

"Le agenzie interinali? Le facciamo a pezzi"
Parlano due giovani romani che hanno partecipato alla distruzione di una sede Adecco

A.MAN.
ROMA

Erano lì, ieri mattina, a fare a pezzi tutti quelli che trovavano nell'agenzia interinale Adecco di via Farfa, nel quartiere San Paolo. "Venivamo da un blocco stradale su via Ostiense - raccontano due di loro, facce note dei centri sociali romani - L'agenzia era chiusa, abbiamo tirato su le serrande e abbiamo spaccato tutto. E quando siamo usciti abbiamo tirato dentro un petardo". Che ha fatto parecchio fumo e si pensava a una molotov.
Uno fa l'università, l'altro ha provato a farla per un pò. Entrambi si arrangiano con i lavori più diversi, sempre precari. Sono due ragazzi di buone letture "ma tra noi - spigano - c'è gente che legge poco e gente che legge troppo" Non apparteniamo a organizzazioni politiche, hanno aderito al "blocco del precariato sociale" che ieri mattina si dava appuntamento a piazzale Marconi, con i Cobas, il movimento antagonista toscano, diversi centri sociali di mezza Italia. Non sono Disobbedienti, c'entrano ancora meno col (piccolo) cartello di Europposizione.
Quelli che ieri hanno attaccato l'agenzia interinale non volevano che la giornata iniziasse e finisse con l'assedio al Palazzo dei congressi dell'Eur. "Siamo stanchi - dicono - di piattaforme che rimandano a rivendicazioni troppo lontane dai bisogni, a una filosofia terzomondista. Noi partiamo dai bisogni". "Io preferisco farmi male, o farmi arrestare, per un obbiettivo come quell'agenzia, piuttosto che per strappare cinque metri di zona rossa. Rischia di diventare una routine, questa dei vertici". "Per noi l'Adecco o una banca sono illegittimi tanto quanto la zona rossa che circonda il vertice del G8".
Nella giornata di ieri volevano portare i bisogni del precariato sociale. "Infatti siamo partiti dall'idea del blocco stradale, che per definizione si fa sul territorio e cioè nell'unico luogo in cui i precari s'incontrano e possono interagire per contrastare i processi di trasformazione e di sfruttamento. Anche l'agenzia interinale si installa nel territorio, tende a modificarne l'assetto sociale. Tra noi, stamattina (ieri, ndr) c'erano anche lavoratori interinali veri e propri". Ma davvero la precarietà, la flessibilità e il lavoro in affitto si combattono attaccando "militarmente" le agenzie? "Quella è una risposta - spiegano - Certo non può essere l'unica, né quella decisiva. Se però queste iniziative non fossero sporadiche, la capacità di mettere in crisi la produzione ci sarebbe. L'Adecco può essere obbligata se non altro a cambiare quartiere, dobbiamo riconquistare metro per metro quello che ci viene tolto. E si può fare anche quando non ci sono vertici internazionali, sempre e ovunque, è una pratica riproducibile". Il punto è quello, il precariato: "Anche nei blocchi stradali il precariato è capace di protagonismo sociale e visibilità, interrompendo la circolazione delle merci, delle persone e delle informazioni. Parliamo di un soggetto molteplice frammentato, diversificato. Che certo non può bloccare la produzione fermando una fabbrica".

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