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Una giornata movimentata
by dal manifesto Monday, Oct. 06, 2003 at 12:36 PM mail:

Blitz dei disobbedienti a palazzo Chigi, blocchi, corteo e caccia all'uomo nel quartiere San Paolo nella mattinata. Gli scontri e le cariche nel pomeriggio, fino alle porte del centro. 47 fermati e denunciati, due arrestati.


E' finita dove era cominciata. Su viale Marconi, all'altezza della fermata della metropolitana, alle 18,30 bruciano i cassonetti dell'immondizia utilizzati come barricata dagli ultimi manifestanti che hanno trascorso l'ultima ora a percorrere a piè veloce la via Cristoforo Colombo respinti dai lacrimogeni della polizia. Ormai pare tutto finito. Dove la grande arteria che attraversa l'Eur e si dirige verso il mare incrocia viale Marconi il pezzo di corteo rimasto al di qua dei disobbedienti si divide ulteriormente. Molti si affollano nella metro per cercare di guadagnare il centro o la stazione Termini, altri proseguono a piedi, altri ancora pensano bene di prendersela con gli ennesimi distributori di benzina e di spostare cassonetti al centro della strada. Più indietro, il traffico scorre regolarmente, leggermente più ingolfato del solito. Nessuno si aspetta quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Le cariche in mezzo al traffico, la polizia che entra nella metro alla ricerca di manifestanti, blindati che accorrono in forze e auto civetta che sgommano qua e là. Le residue forze di una mezza giornata di cammino e corse consentono a qualcuno di disperdersi nelle strade del quartiere, a qualcun altro fanno optare per un fermiamoci, tanto non abbiamo nulla da temere. Di questa scelta faranno le spese in diversi, che allungano la contabilità dei fermati in una giornata che ne ha fatto registrare 24 in mattinata e altri 34 in serata. E sarebbero stati molti di più se alla fine molti non fossero stati lasciati andar via dopo farraginose trattative con una polizia sicuramente più attenta all'uso del manganello rispetto a Genova. Almeno fin quando rimangono sotto il tiro di videocamere. Quando qualcuno perde la testa, come l'agente in borghese che comincia a usare metodi piuttosto spicci, urlando un romanesco «mò m'hai rotto er cazzo» per portare via Giulio Riccio, pacioso dirigente nazionale di Rifondazione che protesta la sua innocenza, allora ce n'è anche per qualche giornalista che viene allontanato in malo modo. E' davanti a un bar, tra le proteste dei passanti e di chi tenta di spiegare che non è possibile colpire nel mucchio «come a Genova», che si consuma l'episodio che stiamo raccontando. Più o meno nello stesso momento un lacrimogeno finisce dritto nella cabina di guida del 30 express dell'Atac con 40 persone a bordo. Alla fine della corsa, malore per il conducente e trasporto d'urgenza all'ospedale San Paolo. E' una delle diverse sbavature della polizia rispetto al comportamento «professionale» vantato dal prefetto Serra e dal capo Gianni de Gennaro. In tarda serata gran parte dei fermati, compresi quelli della mattina, saranno rilasciati. Compresi i quattro che erano a bordo di un camion dei disobbedienti che trasportava scudi di plexiglass e qualche bastone. Per 47 il rilascio avviene dopo la notifica di una denuncia a piede libero. In due rimangono invece in carcere. Si tratta di un ragazzo di 20 anni di Arezzo e di un altro di 33 anni di Reggio Emilia. Fermati insieme ad altri due compagni durante la prima carica, secondo fonti di polizia sarebbero stati riconosciuti da un agente del reparto mobile ricoverato con 30 giorni di prognosi per fratture scomposte e per questo il fermo si è tramutato in arresto.

Da palazzo Chigi alla caccia all'uomo

Tutto era cominciato di prima mattina proprio a viale Marconi, dove si era dato appuntamento il blocco del precariato sociale. Non tutto, a dire la verità. I disobbedienti, dopo i tre bidoni di letame scaricati il giorno prima davanti alla casa di Berlusconi in via del Plebiscito, questa volta avevano puntato direttamente a Palazzo Chigi. Nessuna presa del palazzo d'inverno, per carità, solo rotoli di carta igienica verso il cordone di polizia e simbolicamente verso il governo, qualche meno simbolica manganellata della polizia ma senza esagerare, traffico inceppato su via del Corso, poi tutti in mini-corteo in direzione piazza Barberini e da lì verso il centro sociale Corto circuito in attesa di spostarsi verso il Laurentino. Alle 11,30, il blocco del precariato sociale concentratosi davanti alla metro comincia ad allungarsi su viale Marconi. Dieci minuti di traffico bloccato, qualche volantino, uno striscione che chiede «reddito per tutti». Poi un gruppo, circa 300 persone, parte per un corteo improvvisato e non autorizzato nel quadrilatero di strade del quartiere San Paolo. Lungo il percorso viene sfasciata un'agenzia di lavoro interinale Adecco, con un principio d'incendio spento con gli estintori per via di un fumogeno lanciato all'interno. Più avanti, qualche sasso contro un'altra agenzia di lavoro interinale, la Manpower. Poi le cariche della Guardia di finanza, «unità antiterrorismo», particolarmente duri, e dei carabinieri. I manifestanti si disperdono nelle strade del quartiere, e parte una caccia all'uomo che produrrà i 24 fermi.

5 mila agenti a difesa del palazzo

Alle 14 piazzale Dohuet è un pullulare di gente sigle bandiere. Il Leoncavallo ha portato 90 bandiere arcobaleno con al centro la foglia di marijuana, quelli del Pmli chiedono di abbattere «il neoduce Berlusconi», i Cobas prendono praticamente la testa del corteo con il Movimento antagonista toscano. In testa il gruppo di continuità del Forum sociale europeo, con le delegazioni di Cgil e correntone Ds, Bertinotti, don Ciotti e padre Zanotelli. Il quartiere è deserto, non c'è zona rossa ma barriere e inferriate sono rimpiazzate da centinaia di agenti in carne e ossa e in assetto anti-sommossa. In tutto cinquemila solo per accerchiare il corteo, a fronte di 30 mila persone in marcia per contestare il vertice dei capi di governo europei. Fossero state le cinquemila di cui ha parlato il ministro Pisanu in serata avremmo avuto una media di un poliziotto per ogni manifestante. All'arrivo in piazzale delle Nazioni unite, l'effetto è molto simile alla piazza Municipio napoletana il 17 marzo del 2001, quando assistemmo a una vera e propria mattanza. Corteo circondato, unica via di fuga su una delle due carreggiate della Cristoforo Colombo. Le disobbedienti preparano il loro tentativo di sfondamento del cordone di polizia che protegge l'accesso al Palazzo dei congressi, mentre più indietro un gruppo di «neri» attacca un ufficio della Bnl e poi tenta di proseguire l'opera con una banca successiva. Alla vigilia del corteo si temeva una vera e propria resa dei conti tra i disobbedienti e l'ala più dura del movimento. In realtà, l'unico momento di tensione tra i manifestanti è proprio qui, quando qualcuno interviene per impedire gli attacchi alle banche e qualche bottiglia vola pericolosamente fra la folla.

Le disobbedienti danno l'assalto al cordone a colpi di frutta, ortaggi e uova. Ma la prima vera carica della polizia, e gli unici scontri veri e propri della giornata, avvengono quando le donne si fanno da parte e i disobbedienti tentano di forzare il blocco con gli scudi di plexiglass. Dalle retrovie volano sampietrini e bottiglie, e c'è anche qualche corpo a corpo tra manifestanti e agenti. Un medico genovese sarà colpito da una manganellata in testa mentre sta curando una persona a terra, alla fine si conteranno una decina di feriti. Le cariche sgombrano la piazza e dividono in due il corteo. Da un lato i disobbedienti, che e la coda ripiegano verso il Laurentino. In serata parleranno di polizia che non ha perso l'occasione di fermare e picchiare ancora una volta. Dall'altro c'è tempo ancora per qualche sprangata alla sede della Bnl, distributori di benzina danneggiati, alcune auto civetta della polizia che sfrecciano tra i manifestanti e in cambio ricevono una sassaiola e la polizia che sparacchia lacrimogeni per tutta la Cristoforo Colombo fino a Marconi. E qui torniamo al punto di partenza.



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