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L'antiamericanismo collante dell'estremismo
by uomonero Saturday, Nov. 22, 2003 at 9:12 PM mail:

dal manifesto di oggi Dai nazimaoisti ai repubblichini incalliti, passando per i fondamentalisti islamici. Di tutto di più in nome della resistenza irachena e del superamento della «dicotomia destra-sinistra»

L'antiamericanismo collante dell'estremismo
Dai nazimaoisti ai repubblichini incalliti, passando per i fondamentalisti islamici. Di tutto di più in nome della resistenza irachena e del superamento della «dicotomia destra-sinistra»
ANGELO MASTRANDREA
Cosa hanno in comune una manciata di ex trotzkisti che ogni estate organizza un Campo antimperialista variamente frequentato, un gruppo di nazimaoisti che inneggiano al «comunismo nazionalitario», una rivista nostalgica della Repubblica di Salò e del fascismo delle origini e il segretario dell'Unione delle comunità islamiche italiane? Per ora una manifestazione a favore della resistenza irachena, il prossimo 13 dicembre. Per qualcuno un vero e proprio progetto politico che superi «la dicotomia destra-sinistra», come va raccontando da qualche tempo l'ideologo marxista Costanzo Preve, in nome dell'antiamericanismo, considerato la quintessenza dell'imperialismo. Una volta individuato il nemico dell'umanità nell'America, in buona sostanza, si chiamano a raccolta tutti coloro che intendono combatterla, senza alcuno steccato ideologico. Il progetto circola in rete almeno dallo scorso febbraio, attraverso un appello dal titolo inequivoco: «Peoples smash America», sulla base del quale si aprono le adesioni a una lista antiamericanista, anche se la discussione ben presto finisce anche su altre mailing list come Al Awda, destrasinistra e, negli ultimi giorni, finanche quella di Forza nuova, dove si accende un animato dibattito sul se partecipare o meno al corteo del 13. Ma il luogo di incontro fisico è il Campo antimperialista di Perugia, che ogni anno pomposamente vanta centinaia di adesioni di organizzazioni rivoluzionarie da tutto il mondo richiamando puntualmente l'attenzione di forze dell'ordine e della stampa di destra. Per intenderci, dal microscopico partito maoista russo a una fantomatica Fondazione Saddam Hussein ai «comunitaristi» di Socialismo e liberazione di Maurizio Neri, ex lepenista uscito dal Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher, ammiratore di Preve e convertito al «comunismo nazionalitario». Animatore del Campo, del bollettino Voce operaia e di una fantomatica organizzazione D17 è Moreno Pasquinelli. E' lui ad accusare il movimento no global di non essere rivoluzionario, fu lui a lamentarsi pubblicamente, gridando al complotto, quando alla vigilia del G8 di Genova il governo italiano preferì incontrare il meno rappresentativo, a suo dire, social forum piuttosto che la sua organizzazione internazionalista. Quest'anno, malgrado la star del Campo fosse un rappresentante dell' «opposizione patriottica» irachena, un baathista nazionalsocialista, la partecipazione è stata inferiore rispetto agli scorsi anni. E a risollevarla non è riuscito nemmeno l'intervento sul «genocidio del popolo serbo» di Maria Lina Veca, brillante collaboratrice del quotidiano Rinascita nazionale e già esibitasi in uno scoppiettante articolo contro il senatore verde e movimentista Francesco Martone che aveva osato scrivere una lettera aperta al settimanale Carta perché nella Biblioteca del Senato si era imbattuto nel giornale diretto da Ugo Gaudenzi, ex corrispondente dell'Ansa da Beirut, un passato sessantottino tra i nazimaoisti di Lotta di popolo. Scoprendo, tra un articolo e l'altro, immagini di camerati che fanno il saluto romano e struggenti appuntamenti di commemorazione della Repubblica di Salò. Non si era accorto, il buon Martone, che il simbolo che accompagnava la testata si rifaceva al simbolo delle Waffen Ss, le Ss italiane.

Ma nell'appello di convocazione della manifestazione, inizialmente prevista per il 6 dicembre, queste cose non sono scritte. Così come non risultano i nomi dei personaggi che animano la discussione sulla lista antiamericanista. Personaggi come Claudio Mutti, parmense, direttore di una piccola casa editrice di estrema destra, le Edizioni del veltro, e pronto a candidarsi come dissidente lepenista nelle liste della Fiamma tricolore alle elezioni europee della prossima primavera insieme al Movimento fascismo libertà (Mfl). O come Alessandra Colla, direttrice di Orion libri e costretta dopo numerose polemiche ad abbandonare la lista. Nel giro di poco tempo l'appello ha raccolto, soprattutto nell'estrema sinistra, circa un migliaio di firme di singoli e organizzazioni. Spulciando bene si trovano anche altre singolari adesioni, come quella di Tiberio Graziani, traduttore di Pierre Drieu La Rochelle, autore di una postfazione a «Serbia trincea d'Europa» del nazionalista serbo Kalajic nonché di un libro-intervista a padre Benjamin, «Iraq trincea d'Eurasia». O come quella di Luigi Tedeschi, direttore della rivista di estrema destra Italicum. E così via di questo passo, passando per intellettuali di destra come lo storico Franco Cardini e neofascisti di varia provenienza. Così in molti, quando hanno capito cosa bolliva in pentola, «infiltrazioni» neofasciste nel migliore dei casi, un vero e proprio progetto politico nel peggiore, hanno preferito cancellare la loro adesione. Lo hanno fatto, ad esempio , l'Udap, l'Unione degli arabo-palestinesi italiana, e l'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche italiane. Non lo ha fatto il suo segretario Roberto «Hamza» Piccardo, un passato a sinistra. «Per me è diventata una questione di principio. Delle barriere ideologiche italiane a chi muore in Iraq non importa niente. Già lo scorso anno a una manifestazione per la Palestina a Roma sono dovuto intervenire per evitare che dei compagni picchiassero un ragazzo di estrema destra che era venuto a manifestare a titolo personale», dice. E per questo annuncia che il 13 dicembre in piazza, con gli antiamericanisti di destra e di sinistra, lui ci sarà.

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