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Informazione in Sicilia, plurarismo in pericolo
by xxxxxxxxxx Sunday, Apr. 21, 2002 at 10:52 PM mail: xxxxxxxxxxxxxxxxx

In sicilia si ripropone il pamorama nazionale dell'accentramento dei poteri mediatici in un unico gruppo finanziario che, guardacaso, va a braccetto con Governo.

Nella cosiddetta "società dell'informazione", un villaggio globale dove la capillarità e l'invasività dei mass media assume un ruolo sempre più strategico nella gestione del consenso politico, l'accentramento di proprietà nell'economia della comunicazione di massa si è dimostrato fondamentale per il successo democratico di alcuni soggetti finanziari. Potrebbe essere un esempio Bloomberg, attuale sindaco di NewYork, proprietario della più importante società di informazione finanziaria mondiale, o l'attuale Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi, magnate di un impero mediatico senza precedenti che spazia dalla produzione di contenuti per l'intrattenimento all'informazione vera e propria, avvalendosi di posizioni dominanti in ambiti eterogenei: Internet, Stampa, Cinema, Editoria, Radiofonia, fino ad arrivare alla gestione delle inserzioni pubblicitarie grazie alle quali gran parte della comunicazione di massa sopravvive.

In questo macrocosmo mediatico fatto di mastodontiche holding finanziarie collegate più o meno direttamente con il sistema democratico istituzionale, emergono delle realtà regionali che ne riflettono in contesti "local" le strutture e la pervasività nel campo delle comunicazioni di massa. Un esempio tanto evidente quanto poco analizzato è quello del Giornale di Sicilia, la cui proprietà e in gran parte della Famiglia Ardizzone e Società collegate: Arpi Spa 63,3% (Antonio Ardizzone 47,37%, eredi Piero Pirri Ardizzone 22,10%, Mario Pirri 26,32%) Ape Srl 20% ( Antonio Ardizzone 99,01%, Federico Ardizzone 0,33, Giada Ardizzone 0,33%, Rosa Maria Ardizzone 0,33), New Triper Investment e Servicos Limitade 8,33% (Vincenzo Costanzo 26%, Alessandro Costanzo 26%, Eurotrading 48%), persone fisiche: Mario Ciancio Sanfilippo 8,34%.

Il quotidiano fondato a Palermo nel 1848 all'indomani dell'arrivo di Garibaldi, edito e diretto per la prima volta da Girolamo Ardizzione, ha raggiunto oggi la vetta indiscussa di quotidiano più diffuso nell'isola. Con 7 edizioni provinciali offre informazione locale ad un vastissimo pubblico regionale con una diffusione che varia tra le 70.000 e le 80.000 copie giornaliere.

Da ormai quasi un decennio, la Testata, oltre ad una particolare simpatia verso le vicende politiche del "collega" e partner Berlusconi, si è più o meno velatamente schierata con esponenti del centro destra, sia per relazioni personali tra gli stessi Pepi ed Ardizzone con uomini politici della Casa delle Libertà (la decennale amicizia con Diego Cammarata nata al Circolo del Tennis Palermo ne è un esempio) sia per linee editoriali comuni a quelle di Quotidiani controllati dal gruppo Mondadori/Mediaset. Ciò è dimostrato dal largo spazio offerto a prezzolati editorialisti di governo come Bruno Vespa, Arturo Gismondi, Ettore Serio, dagli articoli di politica nazionale, regionale e comunale, dalle inchieste e dai commenti presenti sulle pagine del giornale siciliano. (ultimissimo esempio è lo spazio dedicato alla società civile, girotondi, autoconvocati ed in generale a tutti quei movimenti non proprio filogovernativi).

La società editrice collegata alla Famiglia Ardizzione non si limita a partecipare in larga maggioranza alla proprietà del quotidiano Giornale di Sicilia, ma si allarga nell'informazione radiotelevisiva e telematica con un bacino totale di interlocutori che copre ogni giorno dell'anno circa 560.000 siciliani: Giornale di Sicilia (media mobile di 12 mesi - dal Gennaio 2001 al Dicembre 2001) tiratura Media 87.375, diffusione media 69.715 - TGS Tele Giornale di Sicilia (dati Auditel, contatti netti giorno medio mensile 2002) Gennaio 364.000 Febbraio 397.000 - RGS Radio Giornale di Sicilia (dati Audiradio, riassuntivi nazionali delle emittenti significative nel 1° Ciclo 2002 12 Gennaio - 22 Marzo) Ascoltatori nel giorno medio 90.000, ascoltatori nei 7 giorni 465.000.


Ecco che si ripropone in chiave locale-regionale un accentramento di proprietà nel mondo della Comunicazione di Massa e nell'Informazione in qualche modo speculare alla situazione globale–nazionale. Da ciò, trarre delle conclusioni orweliane riguardo l'influenza diretta dei media sui risultati elettorali nazionali e poi regionali, potrebbe dimostrarsi affrettato.


Sorge però spontaneo un plausibile dubbio riguardo gli effetti che tale accentramento di potere mediatico può aver avuto nelle dinamiche democratiche siciliane. Da qui nasce la necessità di maggiore pluralismo nel mondo dell'informazione e della comunicazione di massa, pluralismo negato da posizioni di mercato dominanti e da precise scelte editoriali.

Considerando la profonda crisi del mercato editoriale, legato alla scarsa attitudine da parte degli italiani alla lettura di quotidiani, la televisione assume un ruolo primario nelle comunicazioni di massa e nell'informazione. Il contesto dell'informazione siciliana è quindi affidato a due attori principali. Da un lato la radiotelevisione di Stato con le redazioni regionali RAI. Dall'altro la famiglia Ardizzone (salvo qualche realtà editoriale provinciale come la redazione La Repubblica Palermo, La Sicilia nell'area di Catania, e qualche sparuta televisione privata, tutti esempi comunque lontani dai numeri del gruppo Ardizzone).

Se si dovesse tener conto delle gravissime accuse e minacce di epurazione da parte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei confronti di Giornalisti RAI che hanno affrontato inchieste e tematiche che riguardavano alcuni aspetti torbidi del suo passato e del suo presente, le prospettive per la pluralità di informazione si riducono drasticamente. Quale giornalista RAI avrebbe mai più il coraggio di intraprendere inchieste, di commentare di criticare o semplicemente riportare notizie giudiziarie che riguardano il Presidente del Consiglio? Chi oserebbe tanto, a rischio del suo stesso lavoro? E chi oserebbe criticare il Presidente della Regione Siciliana con inchieste sul buco miliardario dei conti della Regione Sicilia? Chi oserebbe criticare la Casa delle Libertà per la sanatoria delle coste abusive? Chi sarebbe in grado di offrire un servizio pubblico di informazione e di inchiesta col rischio di pestare i piedi ai potenti e perder così il posto di lavoro?




Questa mannaia sulla testa di ogni redattore, di ogni collaboratore o Capo Redattore fino a che punto garantirebbe la libertà di Stampa, valore sul quale si fonda la nostra Costituzione?

Lo scenario sarebbe facilmente intuibile con il passaggio a un vero e proprio monopolio dell'informazione siciliana, con una RAI lottizzata e controllata dagli esecutivi nazionali e regionali ed il Gruppo Ardizzione che continuerebbe indisturbato ad offrire informazione filogovernativa su Radio, Televisione, Stampa ed Internet in sua proprietà. Da qui il passo sarebbe breve alla gestione mediatica del consenso ed il silenziamento di qualsiasi voce alternativa che lo potrebbe mettere in discussione. Un po quello che sta cercando di mettere in atto Mediaset al livello nazionale.


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