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ma noi non ci saremo
by Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa Milano Friday, Mar. 19, 2004 at 11:25 AM mail: ponte@ecn.org

ma noi non ci saremo

MA NOI NON CI SAREMO

Tutti i governi, con una sfacciataggine sorprendente, hanno sempre
affermato a affermano che i preparativi militari e le guerre stesse
sono necessarie per mantenere la pace
L.Tolstoj


La guerra anche se mascherata da missione di pace, con o senza avvallo ONU, è
necessaria alla società del dominio e dello sfruttamento. Per questo diciamo
il nostro irreversibile NO ALLA GUERRA che è sempre ingiusta perché è una
guerra, perché come tale non fa altro che riprodurre oppressione e
sfruttamento.
Guerra, interventismo militare, patriottismo, neocolonialismo, sono tutte
forme della società del dominio. Esiste infatti un legame
indissolubile tra guerra e
sfruttamento.
Ci pare che la manifestazione del 20 non dica abbastanza forte queste cose,
lasciando spazio aperto a furbesche manovre elettorali di chi è complice in
parlamento e nel paese di questo progetto neocolonialista.

E' passato un anno dall'invasione dell'iraq: milioni di persone scesero in
piazza per protestare contro quella che era, visibilmente, una guerra
neocoloniale malamente camuffata da "guerra contro il terrorismo" e
giustificata dal presunto possesso da parte dell'iraq di armi di distruzione
di massa.

Un anno dopo possiamo dire che questi pretesti si sono rivelati essere tali:
di armi di distruzione di massa nemmeno l'ombra, e in quanto al terrorismo,
pare che non sia mai stato così bene come ora. D'altro canto non c'è da
stupirsene, cosa c'è di più terroristico della guerra? E come si fa
seriamente a pensare che si possa combattere il terrore con un terrore ancora
più grande?

La guerra ufficiale ha lasciato spazio all'occupazione militare, che non è
altro che la prosecuzione della guerra, e neanche con altri mezzi; uccisione
quotidiana di civili, rastrellamenti, bombardamenti, arresti illegali, torture
psicologiche e fisiche sui prigionieri: tuto questo è l'occupazione
statunitense. In Irak ma anche in Afganistan.
A ciò non poteva non corrispondere il sorgere e intensificarsi
di una resistenza autoctona, inizialmente legata al defunto regime, ma poi
sempre più evidentemente indipendente e formati da gruppi di varia estrazione
politica, etnica e religiosa, tutti uniti dall'opposizione contro l'invasore.

L'occupazione a cui partecipano anche i militari italiani viene oggi
giustificata anche da parte di chi si diceva contrario alla guerra e
"pacifista" con la necessità di ricostruire l'iraq e stabilizzarlo.
In realtà ci si dimentica che bisogna ricostruire l'iraq soltanto perché
qualcuno lo ha precendentemente distrutto proprio per poterlo ricostruire e
intascare la differenza.

Ci si dimentica che, se la motivazione delle armi di distruzione era falsa,
era vero invece l'interesse per le risorse petrolifere del paese, che infatti
sono controllate (grazie all'ONU) da USA e GB.
Condannare la guerra e non condannare l'occupazione e ritenerla legittima se
avvallata dall'ONU, è un pò come condannare un rapimento e poi chiedere una
più equa distribuzione del bottino.

Ci si dimentica che il sempre maggiore interventismo nel mondo cosidetto
occidentale, anche se mascherato da "missione di pace", "interventismo
democratico" e via delirando, è motivato dalla necessità di controllare le
risorse, far ripartire l'economia attraverso il business di guerra,
controllare i mercati emergenti, imporre la propria egemonia, ed è un
tassello fondamentale della cosidetta economia globalizzata.

Ci si dimentica che il corollario dell'interventismo è necessariamente il
militarismo: questo significa militarizzazione crescente della società,
aumento del peso politico delle lobby militari affaristiche, diminuzione dei
diritti e delle libertà interne.
Infatti, se bisogna essere uniti contro il nemico esterno che per giunta viene
chiamato terrorista, negandogli così ogni umanità e motivazione, è evidente
che chi non aderisce a questo modello sia ritenuto un alleato, magari
inconsapevole del nemico

Questa militarizzazione crescente della società viene mascherata come da
copione dal patriottismo, magari in salsa buonista, che esalta non più il
soldato conquistatore, ma il distributore di cioccolatini....

Questo patriottismo con il solito mito dell'italiano "brava gente", porta alla
riabilitazione dei "ragazzi di Salò" che ammazzavano e torturavano in quanto
alleati dei nazisti, ma siccome lo facevano per la "patria" questo
diviene accettabile.


E' per noi evidente il legame tra guerra esterna e attacco ai diritti sociali
anche se mascherata da una "democratica" accettazione della globalizzazione e
delle sue regole inumane.

La manifestazione del 20 non dice con abbastanza chiarezza queste
cose, per noi basilari, e ci sono evidenti le manovre di quanti, pur
avendo costellato la propria azione politica di se e di ma, e perfino
condannato le azioni di disobbedienza alla guerra (come il blocco dei
treni della morte) hanno fiutato l'aria di elezioni e vogliono
approfittare della ghiotta occasione per fare del movimento della
pace un sol boccone.

Riteniamo che sia urgente invece un azione meno spettacolare e ad uso
dei massmedia, ma più radicata sul territorio ,perché la guerra è
ormai nel quotidiano di ogni singolo abitante del pianeta.



Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa

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