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gli ultras e gli infami
by resistenza ultras terni Saturday, Mar. 20, 2004 at 5:29 PM mail:

Quegli ultras che “tifano” l’altra Italia, l’Italia della società civile che rifiuta la guerra in accordo con la propria Costituzione, l’Italia dei diritti civili e non quella dei doveri militari L’Italia della Resistenza Partigiana e non la fantomatica patria tutta confino, rastrellamenti, eccidi di massa ed olio di ricino che oggi ci vogliono reimporre dimentichi della nostra storia ed incuranti delle nostre coscienze. Resistenza Ultras Terni

Gli Ultras e gli infami

L’ultima frontiera repressiva della società contemporanea sembra proprio dover essere quella della polizia comunitaria, una polizia con la pretesa di risultare agli occhi dei suoi cittadini come un ente umanitario a salvaguardia della sicurezza in ogni dove, dal rione cittadino al mondo globalizzato. Tale avvolgente repressione prevede l' istituzionalizzazione del cittadino/spia, in quanto la polizia diventa l'amico fidato a cui confessare dubbi, paure, presupposizioni ed il vicino di casa il terribile nemico da spiare. Una sorta di vademecum a cui attenersi fedelmente se si vuole evitare il rischio della microcriminalità, della tossicodipendenza, dei comunisti mangiabambini e del terrorismo islamico. La delazione diventa un valore assoluto mentre la solidarietà tra classi deboli viene gettata nel dimenticatoio della storia. Per farla breve il motto di un futuro sempre più macchiato di presente sarà essere infami per essere sicuri. A legittimare tale cambio di paradigma, sperimentato negli Stati Uniti da più di un ventennio, ci pensa la fiction, la “cultura” a mezzo televisivo ci presenta in tutte le salse eroici carabinieri dalla vita normale e dagli ideali impeccabili e speciali poliziotti dall’alto profilo morale che rischiano la vita nella salvifica lotta contro il cattivo. E l’auditel sembra premiare questo sforzo mediatico visto che gli ascolti di Carabinieri, La squadra, Distretto di Polizia, Il Maresciallo Rocca, Don Matteo e così via toccano picchi a dir poco sconcertanti.
Lo stadio da sempre preferenziale palestra d’allenamento dei corpi speciali a tutela della libertà dei padroni, non poteva essere escluso dal nuovo paradigma repressivo. Così alla liberticida legislazione speciale fatta di diffide, firme, arresti differiti, tele-sorveglianza, pestaggi indiscriminati si sta tentando di affiancare l’ultras/sbirro. Si sta cercando cioè di far suicidare la popolarità ultras attraverso un codice di autoregolamentazione imposto dall’alto, un codice secondo cui devono essere gli stessi ultras a normalizzare i loro comportamenti secondo le direttive questurine non solo escludendo gli ultras cattivi dal gruppo ma consegnandoli baldi e fieri alle forze dell’ordine presenti allo stadio. Così facendo al posto della sana conflittualità ultras si darebbe vita a degli steward con la sciarpa al collo e la coscienza in questura.
A tal proposito basta vedere la stucchevole morale messa in atto in occasione della consegna degli ultras (?) del Treviso di un loro amichetto bombarolo (e neofascista) alle incredule forze dell’ordine. Un atto incensato da ogni canale mediatico, un atto preso a modello e trasformato in prototipo per il nuovo ultras del calcio moderno, un ultras telegenico e consapevole della differenza tra il bene ed il male dettata dai padroni e imposta dai robocop in divisa. Sapevamo delle simpatie neofasciste dei trevigiani, oggi sappiamo che quello non è l’unico loro difetto visto che al saluto a braccio teso hanno affiancato la delazione con consegna dei “colpevoli”.
La parola infamia dice tutto e non abbisogna di ulteriori specificazioni. E’ per questo che a noi oggi piace ricordare quelli che consideriamo i veri ultras, quelli che nel dopo Nassyria hanno “osato” profanare il minuto di silenzio imposto dal nostro belligerante governo. Gli ultras che hanno avuto il coraggio di saper distinguere tra i lutti familiari (il rispetto dei morti) e la pretesa di cordoglio nazionale intorno ad un patriottismo identificabile con le forze armate e l’aquila di Salò . Quegli ultras che “tifano” l’altra Italia, l’Italia della società civile che rifiuta la guerra in accordo con la propria Costituzione, l’Italia dei diritti civili e non quella dei doveri militari
L’Italia della Resistenza Partigiana e non la fantomatica patria tutta confino, rastrellamenti, eccidi di massa ed olio di ricino che oggi ci vogliono reimporre dimentichi della nostra storia ed incuranti delle nostre coscienze.
Resistenza Ultras Terni

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