Il comune rifiuta il dialogo e sfratta i giovani dalla palazzina Enel vuota da 7 anni.

Sgomberato all'alba Mucchio Selvaggio, il laboratorio sociale aperto a Torino da precari, studenti e dal collettivo femminista Mafalda. L'intervento in forze di una sessantina tra poliziotti e carabinieri ha messo fine, per ora, all'esperienza di autogestione di uno stabile dell'Enel, alle spalle di Piazza Statuto, abbandonato da sette anni e destinato alla cartolarizzazione. Erano le 6.30 quando gli agenti hanno fatto irruzione nella palazzina di 5 piani dove dormivano alcuni occupanti, identificati e denunciati per invasione e danneggiamento. Lo sgombero era nell'aria ma non «ce l'aspettavamo proprio alla vigilia dello sciopero generale», spiega a Liberazione Barbara Ferusso dei giovani comunisti. E' la terza volta che il "Mucchio" subisce l'intervento autoritario della questura. Era accaduto l'autunno scorso quando il laboratorio aveva riaperto alla città uno storico cinema-teatro, l'Astra, nel quartiere S. Paolo. «Sgombero è l'unica parola che comune e questura sono stati in grado di declinare negli ultimi mesi nei confronti dell'insorgenza di nuove occupazioni metropolitane - scrivono gli animatori del Mucchio Selvaggio - rifiutando di ridiscutere la questione degli spazi sociali in città». A «mandanti e esecutori» del blitz, gli ex occupanti promettono di «continuare ed estendere le pratiche che ci hanno fatto crescere in questi mesi». L'esperienza di via Peyron, infatti, è stata protagonista nella vertenza contro la privatizzazione della città e la sua svendita «agli sciacalli delle olimpiadi del 2004», nella denuncia della brutalità del Cpt di Corso Brunelleschi, della svolta repressiva sulle droghe, delle logiche della guerra globale. «Lo sgombero è un'azione violenta che dà più forza a chi, come l'Enel, ne ha già tanta», fanno sapere i giovani comunisti solidali, da Roma, con quelli del "Mucchio" e pronti ad aderire ad ogni iniziativa per la rivendicazione di nuovi spazi sociali a Torino.