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[Milano] Il Pm: diciotto anni per chi ha ucciso Dax
by dal corriere Tuesday, Mar. 30, 2004 at 9:09 AM mail:

La procura: il giovane di destra compì un omicidio volontario. Richiesta di 5 anni anche per il padre dell’accusato.

Diciotto anni di reclusione: è questa la condanna chiesta ieri dalla Procura per Federico Morbi, il trentenne di destra imputato di «omicidio volontario» di un giovane di sinistra. Un delitto che un anno fa aveva rischiato di riaprire la tragica stagione delle violenze politiche. Davide «Dax» Cesare, 26 anni, attivista del centro sociale Orso, fu ucciso a coltellate poco dopo la mezzanotte del 16 marzo 2003 davanti al bar sui Navigli frequentato dai suoi compagni. Dopo il delitto, gli amici di Dax seguirono la sua ambulanza fino al San Paolo, dove si scontrarono con polizia e carabinieri. Per quei pestaggi e quelle cariche la Procura ha inquisito anche alcuni agenti. Con questi precedenti, l’udienza di ieri si è aperta in una clima di grande tensione, ma si è chiusa a fine mattinata senza alcun incidente. Il pm Nicola Diplotti, nella requisitoria a porte chiuse, ha chiesto cinque anni di carcere per il padre del principale imputato, Giorgio Morbi, che deve rispondere solo di tentato omicidio: secondo la procura, aiutò a ferire a coltellate un amico di Dax, Antonino Alesi, diventato il principale testimone d’accusa. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile soltanto contro Federico Morbi. Suo fratello di 17 anni, a sua volte imputato di concorso nell’omicidio, è già stato processato dal tribunale per i minori, che gli ha riconosciuto una responsabilità attenuata e gli ha concesso la «messa in prova»: almeno tre anni di rieducazione forzata.
Il giudizio principale si svolge con il «rito abbreviato», che prevede tempi più rapidi in cambio dello sconto automatico di un terzo della pena. Ieri Federico Morbi ha depositato al giudice una lettera in cui confessa l’omicidio e, per la prima volta, chiede perdono. Come in una precedente missiva dal carcere, però, il trentenne nega di essere mai stato un «naziskin», esclude moventi politici e spiega di aver reagito, con il padre e il fratello, a una presunta aggressione. Il giudice Cesare Tacconi ha rinviato le arringhe dei difensori al 30 aprile, fissando la sentenza per la stessa data.
All’udienza di ieri hanno parlato anche gli avvocati di parte civile: Giuliano Pisapia per la figlia di Dax, che ha sei anni, Mirko Mazzali per la madre. Pisapia ha denunciato la «particolare gravità del fatto», sottolineando «l'assoluta inconsistenza della tesi difensiva dell'imputato, che ha cercato ripetutamente di apparire come aggredito anziché come aggressore».
«Dagli atti - è la ricostruzione del legale, che è anche parlamentare indipendente di Rifondazione comunista - emerge in modo inequivocabile che Federico Morbi e il fratello erano armati di coltelli ed erano usciti con la precisa volontà di aggredire Dax e i suoi amici. I due hanno colpito Davide Cesare con 12 coltellate e subito dopo si sono scagliati contro gli amici di Dax». Pisapia ha inoltre rimarcato che anche i testimoni occasionali (vicini e passanti), oltre ai rapporti di polizia e alle consulenze tecniche, confermano «inequivocabilmente che le vittime non erano in possesso di alcun oggetto atto a offendere»: di qui la richiesta al giudice di negare all’imputato l'attenuante della provocazione, cioè di aver reagito a un'aggressione altrui. A maggior ragione, secondo le parti civili, va bocciata la tesi dell’eccesso colposo di legittima difesa.

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