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[Milano] Spot elettorale sulla pelle dei rom
by da liberazione Friday, Apr. 02, 2004 at 11:54 AM mail:

Milano, sgomberata la palazzina di via Adda, 400 persone per la strada. La destra esulta: "Pulizia è fatta".

Un grande spot elettorale dell'ordine e della destra è andato in scena ieri a Milano sulla pelle di 250 persone, in prevalenza donne, ragazze, bambini. Come annunciato da una campagna d'allarme sociale a mezzo stampa, la casa di via Adda occupata da famiglie e persone rom di origine rumena è stata sgomberata. Le forze politiche al governo della città sbrodolano la loro contentezza: «Abbiamo restituito una zona franca alla città». Eppure, come ricorda un comunicato dei gruppi consiliari del Prc lombardo, «il Comune di Milano ha costretto i Rom di via Adda a vivere in condizioni indegne di un paese civile, senza mai intervenire, come suo dovere, per migliorarle». Poco importa. Ieri era giorno di "pulizia".
Gli abitanti avevano passato la notte tra un parto, una nuova occupazione subito abbandonata e l'attesa, ma le forze dell'ordine arrivano alle 9.30 (come annunciato dai giornali). Un'operazione esagerata, 700 uomini. Davanti al portone di via Adda, un funzionario con la fascia tricolore, intima agli occupanti di abbandonare la casa. Dalla feritoia chiedono dieci minuti di tempo per rispondere. Dentro il caos. Il panico corre per i ballatoi del palazzo di quattro piani. Sul tetto una ventina di uomini con maschere di carnevale, in cortile tutti gli altri. La polizia rimuove con le spicce un cordone di otto persone davanti alla casa, tra cui Igor Zecchini responsabile immigrazione del Prc di Milano e alcuni militanti del Cantiere e dell'associazione Ya Basta. Per aprire la porta intervengono i pompieri con la motosega. Poi uno a uno entrano gli uomini della questura accolti da un folto gruppo di telecamere e fotografi. Lo sgombero in diretta. Gli abitanti si sono seduti tutti in fondo al cortile con le mani alzate. Davanti gli italiani che hanno solidarizzato con loro in questi anni, nelle mille iniziative provate per dare un tetto definitivo a questa comunità di circa 400 persone.

Da sei anni i rom rumeni attraversano il vuoto dell'edilizia popolare milanese (500 alloggi costruiti dal 1997). Hanno subito già sei sgomberi. Il più famoso quello da via Barzaghi due anni fa. Ora dovrebbero riportarne proprio lì un centinaio in tende e container, mentre 183 "irregolari" fermati tra cui dei minori saranno espulsi in giornata. Il rischio è che interi nuclei familiari vengano divisi. «Per un centrodestra che fa della famiglia il centro della propria politica sociale esistono famiglie di serie A e famiglie di serie B? Che fine faranno padri o madri senza permesso di soggiorno?», chiede il Prc di Milano e della Lombardia presente sul luogo con il capogruppo Gianni Gonfalonieri. «E soprattutto che fine faranno i tanti bambini?».

Già i bambini. Molti di pochi mesi, altri in età scolare. Una cinquantina di loro frequentava le elementari della zona. Le loro facce in attesa di essere caricati sugli autobus dell'Atm e portati in una caserma per il riconoscimento erano disperate. Piangevano con lo zaino di scuola sulle spalle. Cosa gli rimarrà negli occhi, cosa nel cuore? Vite interrotte.

Per la destra a Milano, con trentaquattromila cittadini - immigrati o no - che aspettano un alloggio popolare e affitti tra i più cari d'Europa non esiste un'emergenza casa. Basta quella inventata dell'ordine pubblico. Sarà un caso ma la precipitazione dello sgombero è avvenuta dopo una colluttazione tra alcuni rom e dei poliziotti nei giorni scorsi. Come ricorda il consigliere del Prc e portavoce del Leoncavallo, Daniele Farina: «Un mix di avventurismo e incompetenza governa la città. Duole ricordare che le soluzioni giacciono nei cassetti. Ma forse a qualcuno va bene così». I rom non votano.

Su questa brutta storia aleggia il puzzo del razzismo e della speculazione sulla pelle di poveracci. L'Ansa ancora oggi li definiva "nomadi" - forse per non dire zingari ormai bandito dal bon ton - ma i rom di via Adda sono stanziali da generazioni. Vogliono un tetto e si adoperano dal 1998 non solo per occuparlo ma anche per farlo funzionare con un Consiglio democratico che gestiva il condominio, con l'autocostruzione e la disponibilità a pagare l'affitto più volte offerta. Via Adda non era un paradiso, ma una palazzina fatiscente. Come commentava ieri mattina un abitante del quartiere in giacca a cravatta: «Sono due anni che il comune non fa niente, che lascia andare in degrado la zona circostante il palazzo, poi hai voglia a dire che è colpa loro». Milano nasconde sempre un senso civico. Da ieri ancora di più.

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