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Cos'è il Mal d'Africa
by de-koop Monday, Apr. 19, 2004 at 11:54 AM mail:

Istituto tecnico agrario: catechismi puzzolenti su come abusare della TERRA, su come violarla a piacere.
bRavo chi la insemina più violentemente,
bRavo chi la costringe a produrre anche quando preferisce dormire, sognare, pensare,
bRavo chi gonfia gli animali come fossero palloncini per il divertimento della non-vita sposata al denaro ruttante.
Certezza: la scuola sudata è veleno.
La terra - mai sporca - mi ha spinto a non cominciare mai quella porfessiOne a tagliare, spaccare, bruciare con quell’incubo.

19 anni; Burkina faso; savana;
capanne di terra e paglia; tonde scodelle di bellezza.
VOLONTARIO NELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE...
Andiamo a “far del bene”, a “voler bene” siamo i BUONI e loro i POVERI
Devo insegnare a lavorare la terra... per fortuna…i POVERI mi hanno spiegato come si fa.
Sei comunque “buono”.
Hai un optional lussuoso: “sei bianco”
Gran passapartout!
Ogni porta si apre, le file agli sportelli svaniscono, i “vecchi” ti ascoltano e si confrontano, parli con ministri.
Ma non è la pelle! E’ la fodera del potere che incarni, tracimante di possibilità inarrivabili, miraggi viventi da incrociare, conoscere, parlare, per assaggiarne il profumo.
Ecco il “mal d’Africa” !

Sei l’INGEGNERE AGRONOMO ( periti agrari non esistono in Burkina) in un centro agricolo dove si insegna l’agro-zootecnia che in B.F. non esiste. In Burkina ci sono: allevatori e agricoltori, quindi nomadi e stanziali !
Bisogna quindi forzare le menti e i corpi, indottrinare ed “evangelizzare”, fino all’ottenimento della quantità prevista di risultati, fino a che il tuo numero di “battesimi” da rendicontare al Ministero Affari Esteri (MAAEE) è pari a quello patuito nel contratto di finanziamento. No dubbi, no intelligenza, paraocchi da sviluppo.

Prima i missionari come marines invasori, poi noi per raffinare l’opera.
Arruoliamo i sogni di giovani leve nell’esercito del Burkina sviluppato.
I ragazzi manipolati divengono definitivamente stanziali, diventano organismi modificati, approdi in deriva.

Controllo-monitoraggio-valutazione rispetto ai risultati attesi dell’esperimento è il dovere dell’ong rispetto al finanziatore, che in bontà sua permette o meno il diritto a ripartire per un’altre “missione”.

27 anni, Mali, deserto,
dune a forma di cammelli, fierezza tuareg
La ribellione tuareg è stata soffocata, bisogna farli rientrare nei loro margini prestabiliti, togliergli il dono rivoluzionario della transumanza.
“Coltivate riso e insalata nel nome della fame!”
70 associazioni, un’ong locale, 100 milioni di lire al mese da spendere
Il mio corpo e la mia mente vengono riempiti di bellezze e straripano di dubbi.

28 anni, Gorizia, ufficio
tristezza della piccola Berlino; piccola ong cattolica.
Dopo anni di dubbi in quei mondi, nella certezza che così è morte, tento il lavoro da “dentro”.
Sparpaglio idee nella raccolta di altre, rompo legami tradizionali, apro spazi di giovani, giovani intelligenti perché dubbiosi.
Organizzo incontri tra poeti anarchici tuareg, toscani, e sardi dove “l’orale vissuto” stride con i falsi scritti di ministeri, comuni e parrocchie.
Allargo gli spazi mentali nel coinvolgimento centripeto e centrifugo; porto i margini al centro (errore poi non solo filosofico…) e il centro ai margini (nuova sponda da colonizzare… errore ulteriore).
Commercio equo, ong, scuole, università, gruppi di giovani, radio, amici, tutto fuorchè trasformare il dolore in soldi.
I “superiori” pero’ questo vogliono, pretendono di trasformarmi in un “cerca soldi”, in un segugio delle linee di finanziamento, in un cercatore d’oro con qualsiasi mezzo.
Dalla prostituzione intellettuale, all’utilizzo di icone della disperazione da barattare con nuovo e fresco sangue da bere.

…l’avvelenamento della solitudine e la violenza protratta mi permette di sbattere la porta…


Mi butto su un nuovo approdo, il commercio equo e solidale.
Movimento nato in contrasto e in alternativa con le ong, chissa..
Il tentativo di destrutturare e reinventare il commercio si e’ trasformato nel miglior marketing dello stesso.
Il commercio equo crede di contaminare il commercio classico senza accorgersi dell’esatto contrario.
Motiva l’apertura collaborante con S.p.A. compiacenti con l’aumento quantitativo di mercato per i produttori del sud, senza capire che solo isole di qualita’ resistente e intelligente possono agire uno spostamento reale.
L’avvelenamento di queste scelte porta iniezioni sempre piu’ pesanti di efficientismo aziendale con l’adozione ,causata dalla produttivita’, di metodologie manipolatorie classiche, disarcionando la portata iniziale del movimento. Le botteghe del mondo sono sempre piu’ occupate a produrre fatturato e sempre meno a ragionare-agire; le intelligenze svaniscono fra bilanci preventivi e consultivi.


32 anni, Bosnia, dopo la guerra
campi seminati da mine producono morte a donne e uomini
ong laica, speriamo bene...
Il progetto prevede un sostegno alle famiglie rientrate nei villaggi d’origine (cerotti su squarci). Si ripete la sedentarizzazione, il risultato inatteso dello sparpagliamento centrifugo di donne e uomini causato dalla guerra viene rigestito nel favorire il rientro in villaggi monocolori, divisi dall’odio, controllabili.
La possibilita’ di fornire utili strumenti minimi di produzione agro-zootecnica (qui esiste...!) e’ messa in discussione dalla mancanza di tempo, dai ritardi sparpagliati; bisogna correre, produrre quantita’ per non far brutta figura con il ministero.
...ci risiamo!

Pietro Craighero
de-cooperatore


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