Chi seminba vento raccoglie tempesta
Osservando le foto delle torture nel carcere di Abu Grahib in particolare quella che ritrae un prigioniero irakeno al guinzaglio di una agente donna penitenziario si potrebbe pensare che ad Abu Grahib si sia verificata la Legge del Contrappasso. Non si vuole ovviamente sdoganare la gravità di tali atti ma superata questa fase emotiva a mente fredda si può fare una riflessione. E' notoria infatti la pesante condizione che affligge le donne dei paesi musulmani considerate nel vero senso della parola "esseri inferiori". Donne che indossano per tutta l'esitenza un pesante guinzaglio psicologico.Si pensi ad esempio che le donne possono subire molte frustate pubbliche per il solo fatto di aver guidato con il gomito scoperto fuori dal finestrino dell'auto. Per non parlare poi della orribile condanna per lapidazione ovviamente pubblica a cui sono sottoposte le adultere. Ma questi sono solo due esempi di ciò che deve subire la donna quotidianamente nei paesi musulmani. Ecco quindi che le tre soldatesse che interrogano l'imam nudo assurgono al ruolo di vendicatrici della tanta sottomissione subita dalle donne nell'islam. Un imam a cui viene consegnato un tanga di pizzo rosso per coprirsi durante l'interrogatorio. Sfregio ad Allah o al super-maschilismo islamico?
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