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CHIAPAS: Polho' denuncia minaccie dai paramilitari
by La Jornada Sunday, May. 30, 2004 at 3:17 PM mail:

La Jornada - Domenica 30 maggio 2004 Il consiglio autonomo dice che i perredisti son coinvolti nell'assedio A Polhó denunciano ancora minacce dei paramilitari HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO


Municipio Autonomo San Pedro Polhó, Chis., 29 maggio - "Il governo federale
di Vicente Fox tira la pietra e nasconde la mano", dice il portavoce del
consiglio autonomo, che dialoga con La Jornada nella sede municipale
ribelle, circondato da vari membri dell'autorità autonoma che parlano
soltanto in tzotzil con il loro portavoce, un indigeno che si esprime in
castellano con peculiare eloquenza.
"Noi siamo circondati ancora oggi dai paramilitari del governo. Continuano
ad addestrarsi ed ancora di più adesso che se hanno liberati i loro
carcerati, quelli che hanno partecipato all'attacco di Acteal. È naturale
visto che si sentono sempre protetti dall'Esercito federale e dalla
polizia".
Il consiglio autonomo rivela tre notizie allarmanti. La prima: molti
paramilitari priisti di Yabteclum, Los Chorros e Tzanembolom sono passati
nelle file del Partito delle Rivoluzione Democratica (PRD), senza lasciare l
'antiguerriglia. La seconda: i gruppi armati vincolati al governo perredista
di Zinacantán, che hanno già agito, si sono alleati con almeno un settore
dei paramilitari di Chenalhó, che non sono mai stati disarmati e che dal
1997 non smettono di operare, minacciando e continuando a tenere nell'esilio
migliaia di indigeni zapatisti.
La terza novità è che 10 giorni sono arrivati a Yabteclum vari camion con
"paramilitari" perredisti di Zinacantán, minacciando di attaccare la
comunità di Polhó. "Siamo informati che sono agli ordini del presidente del
PRD statale", dice il portavoce autonomo. "Noi non dormiamo, non siamo
contenti. L'inquietudine è forte. Sappiamo che sono quelli che ci hanno
attaccato quando siamo andati a Zinacantán ad aiutare i nostri compagni per
la loro "acqua" ed altre cose che mancano loro" (si riferisce all'imboscata
del 10 aprile in Pasté, dove più di 30 civili zapatisti sono stati feriti,
molti da proiettili).
Il gruppo proveniente da Zinacantán, millantando di "venir armato", è
entrato nel villaggio di Yabteclum e si è riunito con presunti
correligionari della zona. Chiedo se davvero queste persone avevano delle
armi e l'uomo, che di sicuro è originario di Yabteclum, risponde: "Sì, vari
compagni hanno visto che avevano delle armi da fuoco".
(e stupisce che nella zona più militarizzata e pattugliata de Los Altos il
transito con armi avvenga come se niente fosse. Oggi, i movimenti militari e
delle polizie giudiziario e settoriale dello stato erano intensi quantoo
meno in Las Limas, Yabteclum e Polhó.)
Gli indigeni sono in allerta già da più di una settimana. "Non possiamo
muoverci. Però non vogliamo morire". Già tre mesi fa, ricorda, "i
paramilitari hanno sparato contro compagni profughi che andavano a Tulantic
per lavorare i loro campi. E un mese fa hanno fatto lo stesso ad altri
compagni in Naranjatic Alto. A colpi di arma da fuoco non ci lasciano andare
a lavorare il caffè ed a raccogliere la legna. Adesso la minaccia è contro
Polhó". Dice che il passaggio di soldati e di poliziotti per Polhó ed altre
comunità è costante, "giorno e notte". Perciò i profughi "sono alla fame,
alla sete e insonni".
A sette anni dall'inizio dell'esilio, gli indigeni non si sono abituati a
queste condizioni. "Il governo federale se ne lava sempre le mani e mette da
una parte l'Esercito federale, che ha già preparato i paramilitari e tiene i
contatto con i priisti che governano il municipio".
In Chenalhó, "quelli del PRD hanno la stessa testa e sono della stessa
specie dei priisti". Nel capoluogo del municipio vicino a Pantelhó "ci sono
priisti meticci, avvocati e politici che sonoo diventati del PRD e prendono
parte a fregare la gente".
Sette anni d'esilio
Sono sette anni che i profughi di Polhó hanno lasciato le loro comunità
originarie. Sette anni di esodo e resistenza.
"Il 24 maggio 1997 siamo stati accerchiati ed attaccati 'dal paramilitare'
addestrato dall'Esercito federale. Da quel giorno siamo profughi, fino ad
oggi. Ci hanno attaccato con armi da fuoco, ma anche se siamo ribelli, non
abbiamo risposto. Non è contro di loro la lotta, sono indigeni come noi. I
paramilitari sono stati pagati dai funzionari priisti ed hanno iniziato ad
attaccare prima gli stessi priisti, però soprattutto noi.
"Il presidente municipale di allora, Jacinto Arias Cruz, ha ricevuto denaro
dal governo di Julio César Ruiz Ferro per sconfiggere ed annientare i popoli
indios. Il governo non vuole che il popolo reclami. Noi d'allora siamo
concentrati in questa comunità di Polhó, senza le nostre terre".
Secondo il consiglio autonomo, esistono 6 mila 662 profughi zapatisti,
distribuiti in Polhó (in maggioranza), in Acteal e nel "Accampamento 8" in
Yaxjemel. Insieme alle comunità autonome che si estendono per tutto
Chenalhó, questi profughi costituiscono il municipio ribelle.
Le loro condizioni di salute, alimentazione e benessere non vanno proprio
bene. E di volta in volta ricevono sempre meno aiuti da fuori. "In dicembre
si è ritirata la Croce Rossa. Noi abbiamo chiesto che non si ritirasse, o
che ci facessero il favore di mais e fagioli, ma niente. Proprio qui abbiamo
parlato con il suo rappresentante", dice e segnala la stanza in legno dove
ci troviamo adesso.
"Avevamo un accordo. Un giorno vengono e ci dicono qui si taglia. Parlano
del vincolo di affetto che hanno con noi e ci mandano, come chi dice, a quel
paese. Ci dicono che devono andare dalla gente nell'Iraq. Non importa loro
che andiamo in malora. Però noi stiamo qui in piedi, fermi. Adesso, senza
gli aiuti della Croce Rossa, ci arriva solo un po' d'aiuto della solidarietà
internazionale. Non abbastanza".
Fa il nome delle "molte denutrizioni e molte infermità di bambini, uomini e
donne". Anche se ci sono i promotori di salute, ma "non abbiamo nessuna
medicina".
Il poco caffè che i profughi riescono a vendere, se lo prendono i coyote a
sette pesos. Dopo la creazione della giunta del buon governo de Los Altos
"hanno potuto vendere circa 30 kg, quelli che hanno il caffè, con le
cooperative autonome, però la nostra produzione non è sufficiente per
commerciarlo". A circa 100 metri da Polhó c'è la cooperativa del caffè
Majomut, "però è in potere dei priisti e sfruttano i poveri" (ed a 20 metri
dalla cooperativa c'è un'importante base militare. Questo è certo).
Il portavoce autonomo ribadisce la sua preoccupazione per i paramilitari che
si dichiarano perredisti. "Quelli di Tzanembolom e di Yabteclum sono
coordinati. Ed i paramilitari priisti di Chimix e Canolal ci minacciano da
sempre. Vediamo che tutto questo gruppo armato è stato organizzato proprio
contro gli zapatisti. La gente li segue, però fa gli interessi personali dei
leader e dei funzionari, che organizzano quei gruppi per togliere di mezzo
gli zapatisti e guadagnare più voti per il governo. Pensano che se non
fregano gli zapatisti, non avranno voti".
E termina le sue parole con un ricordo: "Ma Fox non aveva detto che solo in
15 minuti risolveva tutto? Che se ne ricordi".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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