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Repressione anarchici - volantino
by alcuni anarchici siciliani Friday, Jul. 30, 2004 at 11:47 AM mail: siren.malacarne@tiscali.it

Questo è un testo scritto a proposito della manovra repressiva scatenata ai danni degli anarchici negli ultimi giorni. Scarica il PDF e diffondi.

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Nulla di nuovo sotto il sole

Decine e decine di perquisizioni in varie zone d’Italia, in posti occupati ed abitazioni private, 34 persone indagate, quattro anarchici arrestati e sbattuti in carcere. L’accusa è la solita: “associazione sovversiva, terrorismo ed eversione dell’ordine democratico”.
Questa operazione si inserisce in una lunga serie di attacchi repressivi portati avanti da forze dell’ordine e magistratura nei confronti degli anarchici, e non solo contro di loro.
Dagli arresti dei redattori di un giornale anarchico pisano accusati di far parte di un gruppo armato solo perché volevano pubblicarne una rivendicazione, al
processo per “devastazione” contro alcuni dei ribelli al G8 di Genova, all’arresto di un anarchico salentino colpevole di aver solidarizzato attivamente con due
clandestini appena evasi da un “Centro di permanenza temporanea”, all’arresto di due genovesi colpevoli di aver urlato il proprio sdegno verso la violenza della
polizia che sgomberava gli ambulanti stranieri da un mercato della città, agli arresti recentissimi di sei anarchici roveretani accusati di essersi difesi da un agguato fascista risalente a ben due anni fa, la lista si allunga. E stiamo parlando solo degli ultimi due mesi.
Lo scopo di questo giro di vite è chiaro. Non si tratta certo di punire dei reati specifici, e neanche soltanto di sbarazzarsi degli anarchici che, come si sa, sono
spesso fastidiosi. Questa strategia è invece mirata per lo più a controllare e gestire quel che ci accomuna tutti in quanto esseri umani: le nostre facoltà di vivere, pensare,
parlare e agire.
In questo senso le incarcerazioni di questi giorni ed il recente internamento ed espulsione dei 37 profughi africani raccolti dalla nave Cap Anamur sono le due facce della medesima strategia di criminalizzazione perseguita dagli stati democratici. Di che cosa sono colpevoli i profughi africani (e con loro i “clandestini” di tutto il mondo) se non di voler continuare a vivere cercando scampo altrove invece di rassegnarsi a subire miseria e massacri nei paesi da cui provengono? Di che cosa sono colpevoli gli anarchici se non di ostinarsi a pensare, a diffondere idee radicalmente critiche e ad agire di conseguenza? E dal momento che le idee non si arrestano, c’è bisogno che la polizia inventi sempre nuovi pretesti per imprigionare
i sovversivi e proteggere così il corpo sociale dal contagio della rivolta.
La posta in gioco di quel che sta succedendo agli anarchici, come nei “centri di permanenza temporanea” per stranieri dislocati in tutta Italia, ma anche in Iraq, nelle prigioni di Guantanamo, nei villaggi della Cisgiordania e ovunque nel mondo, è la sperimentazione su scala planetaria di uno stato di eccezione che, sospendendo
legalmente ogni diritto, dà mano libera alla violenza sovrana della polizia.
Se chi soccorre 37 profughi alla deriva è accusato di “favoreggiamento della immigrazione clandestina”; se chi si difende dalle aggressioni squadriste di un manipolo di neonazisti xenofobi viene incarcerato per “lesioni personali”; se chi attacca le strutture materiali del capitale (come è accaduto a Genova nel luglio di
tre anni fa) è processato per “devastazione e saccheggio”, allora è chiaro che il diritto è un’arma nelle mani del potere e la legalità uno strumento di ricatto: o ti
adegui, o finisci in carcere.
Perciò la repressione degli anarchici è un avvertimento per tutti. Perché siamo tutti ugualmente ricattabili. E, a pensarci bene, decidendo finalmente di agire, non abbiamo nulla da perdere se non la nostra ricattabilità.

anarchici siciliani

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