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Documento di indizione delle 3 giornate di Genova
by Assemblea anticapitalista genovese Tuesday, Jul. 16, 2002 at 2:29 PM mail: csainmensa@libero.it

SDEGNAMO DI NASCONDERE LE NOSTRE INTENZIONI 3 GIORNI DI AUTOGESTIONE ANTICAPITALISTA

SDEGNAMO DI NASCONDERE LE NOSTRE INTENZIONI
3 GIORNI DI AUTOGESTIONE ANTICAPITALISTA

19/7
Pomeriggio appuntamento al CSA Inmensa per organizzare momenti di comunicazione in città
20/7
Ore 16:30 presenza in piazza Alimonda, concentramento in piazza Giusti per raggiungere in corteo il carcere di Marassi. Presidio. Momenti di comunicazione in città
21/7
Ore 10:30 Assemblea al CSA Inmensa.
Lavoro, immigrazione, carcere: ogni attacco alle condizioni di vita dei proletari è un anello della stessa catena che ci lega alle esigenze dei padroni. Quella catena che dobbiamo spezzare rimettendo in moto, in modo generalizzato e non come sommatoria di parzialità, i conflitti sopiti.
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Abbiamo promosso un anno fa, assieme ad una serie di realtà sociali e politiche, un percorso che, fuori dalle istituzioni e dai finanziamenti pubblici, contro la politica delle concertazioni e degli accordi, ci conducesse all' appuntamento del g8 di Genova visto solo come un passaggio,
un'occasione per analizzare, con una discussione il più possibile orizzontale, come i movimenti avessero affrontato la globalizzazione negli ultimi due anni: quanto fosse stato prodotto di veramente conflittuale, quanto, invece, fosse stato recuperato all'interno di un dialogo con le
istituzioni diventando, quindi, deconflittuale. Da subito abbiamo manifestato la nostra lontananza da pratiche che prevedessero richieste di adesioni a "manifesti politici", ad iniziative di piazza predefinite, a blocchi.
Momenti salienti di questo percorso sono stati la campagna astensionista ed i dibattiti sulle modificazioni all'interno del corpo sociale per capire le possibilità di costruire reali relazioni di conflitto, interiorizzando la critica al ceto politico nel rifiuto di tatticismi.
Nel rispetto delle differenze abbiamo visto un'importante condivisione fra compagni comunisti e libertari che si è ulteriormente rafforzata nella presenza in piazza, nell'analisi successiva di quanto accaduto, rifiutando la criminalizzazione dei "cattivi"e l'utilizzo strumentale della morte di
Carlo, e nella presenza a tutti i processi. Tale condivisione ancora si concretizza in grossi momenti di organizzazione e partecipazione comuni, come è stato per l'assemblea nazionale contro la repressione svoltasi a Roma il 15 maggio.
Anche sul terreno genovese quest'ottica ha iniziato a funzionare e la nascita dell'assemblea territoriale anticapitalista ci ha visto e ci vedrà con lavoratori delle fabbriche e del porto, organismi politici, individualità, nelle strade durante gli scioperi, nel centro storico per ricostituire il tessuto di intervento comune con gli immigrati, davanti alle carceri, con l'obiettivo, in ogni situazione, di contribuire con un'ottica di classe all'estensione delle lotte.
Per questo riteniamo importante che, davanti all'ennesima autorappresentazione massmediatica in previsione nelle giornate intorno al 20 luglio, il nostro coinvolgimento emotivo per la morte di Carlo diventi un momento politico forte, di rilancio futuro di quanto hanno rappresentato
i giorni del g8. Di quelle lotte, di quelle radicalità che hanno permesso a molti di essere in piazza per rompere con le concertazioni e le cogestioni, per riaffermare la nostra identità collettiva, che ci permetta la pratica dei bisogni materiali comuni.
Vogliamo dire che lo stato è assassino per sua natura, non perchè qualcuno ha sparato ed ucciso, che è indecente mettere in piedi fortune politiche su morti violentati in quello che erano da vivi, che non si costruisce un altro mondo con l'intervento economico di questo stato, e che proprio
questo è stato il grande bluff.
Dicevamo un anno fa: l'antiglobalizzazione ci interessa solo e finché mantiene carattere anticapitalista; per essere appieno anticapitalista dev'essere anti-istituzionale, non accettiamo per principio la possibilità della contestazione concertata e finanziata, anche tramite l'allestimento
di strutture di accoglienza, con le istituzioni. La storia insegna che lo Stato borghese chiede sempre conto alle situazioni che ha finanziato: di fatto ne diventa cogestore. Appare chiaro che chi si pone in un'ottica rivoluzionaria non può accettare di essere cogestore di alcunché con lo Stato che vuole sovvertire.
Ed il conto è stato presentato. Subito, in piazza, dov'era assolutamente prevedibile, altro che scontri finti, con l'attacco alle strutture di accoglienza contaminate dai " cattivi", con le denunce soprattutto a quanti hanno deciso di rapportarsi in modo privilegiato ai movimenti istituzionalizzati.


LA NOSTRA PROPOSTA
Anche noi possiamo presentare il conto, ma presentare il conto per quanto è accaduto durante il g8 è ben poco, è nulla.
Riportiamo in piazza e nel dibattito quanto è stato sviluppato all'interno dell'hate -g eight e nel corso di quest'anno.
E' nostra intenzione caratterizzare le giornate del 20/21 luglio anche come iniziativa contro la repressione politica e sociale che preveda dapprima un corteo che raggiunga il carcere di Marassi per esprimere tutta la nostra vicinanza ai proletari, in gran parte immigrati, che sovraffollano questa infame struttura, teatro, negli ultimi mesi, di quattro morti e due rivolte.
Saremo presenti in altri momenti nelle giornate di venerdì e sabato in città e nel centro storico con momenti di informazione.
Per quanto riguarda la domenica, l' assemblea che si concretizzi in proposte sui temi dell'immigrazione, del lavoro e del carcere per far sì che quest'ultimo venga combattuto sia come momento dell'agire statuale nei confronti dei militanti politici, sia come nodo fondante dell'oppressione di tutti coloro risultino "inadeguati" e ribelli rispetto ai processi di ristrutturazione capitalista, nella consapevolezza che ogni attacco alle condizioni di vita dei proletari (flessibilità della forza lavoro, regolarizzazione od espulsine degli immigrati, militarizzazione del territorio in nome della "sicurezza"...) è un anello della stessa catena che ci lega alle esigenze economico - politiche dei padroni. Quella catena che dobbiamo spezzare rimettendo in moto, in modo generalizzato e non come sommatoria di parzialità, i conflitti ora sopiti.

Al social forum rispondiamo che i poverino non riprenderanno la parola, gli ultimi non si rimetterano in cammino, le nuove generazioni non scopriranno il gusto e l'importanza
dell'impegno politico se l'ottica sarà quella della riformabilità delle istituzioni.

Dal nostro documento del maggio dello scorso anno:"Chiesa, media, sindacati, mafie, scuole, associazioni, cooperative,... costituiscono le irrinunciabili strutture di riproduzione di pensiero patriarcale dominante, normalizzazione e/o controllo, competizione, proposizione di modelli
organizzativi totalizzanti a tutti i livelli, con il fine comune di contrastare l'autorganizzazione e la radicalizzazione delle lotte. Queste stesse strutture e le lobbie ad esse collegate trovano ormai, direttamente o indirettamente, il posto che a loro compete all'interno di tutti gli organismi transnazionali".
La giustizia sociale, la libertà, la pace non possono esistere se non si mette in crisi irreversibile il modello capitalista

Assemblea anticapitalista genovese
INFO csainmensa@libero.it
tel 3282012179

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