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Iraq, elezioni rinviate?
by ilmanifesto Monday, Nov. 29, 2004 at 4:58 PM mail:

Come si può pensare di indire elezioni a Falluja, una città fantasma, con la maggioranza della popolazione sfollata, con oltre 2.000 morti, con oltre mille arrestati? E nonostante questo è ancora una città che sfugge al controllo delle forze si occupazione, ieri sono stati uccisi due marine e il Consiglio dei mujahidin minaccia - via Internet - la ripresa degli attacchi.





Iraq, elezioni rinviate?

Lo chiedono quindici partiti, compreso quello di Allawi. Oggi decide la Commissione
GIULIANA SGRENA

Asoli tre giorni dalla conclusione della conferenza sull'Iraq di Sharm el Sheikh che aveva ratificato la scelta del governo iracheno di andare al voto il 30 gennaio saltano le elezioni? E' molto probabile, anche se la decisione formale spetta oggi alla Commissione elettorale, dopo che ieri una quindicina di partiti tra i quali - secondo l'Afp - l'Accordo nazionale iracheno del premier ad interim Allawi hanno chiesto un rinvio di sei mesi. Che le condizioni per il voto non esistessero, soprattutto nella zona centrale del paese a stragrande maggioranza sunnita, era evidente, ma fino a ieri il governo non lo voleva ammettere. A segnare la svolta è stata una riunione tenuta ieri a casa dell'ottantunenne ex ministro degli esteri iracheno Adnan Pachachi, membro del Consiglio nazionale e leader del Raggruppamento dei democratici indipendenti, che era già stato candidato alla presidenza ad interim ma poi gli era stato preferito Ghazi al Yawar. Ma alla riunione hanno partecipato anche tre ministri del governo, esponenti dei due maggiori partiti kurdi, l'Unione patriottica del Kurdistan e il Partito democratico del Kurdistan, oltre a esponenti dell'Accordo nazionale iracheno di Allawi, che hanno sottoscritto una petizione che chiede il rinvio delle elezioni, da tenersi «entro sei mesi». Secondo Pachachi, che aveva condannato l'attacco a Falluja, un rinvio permetterà di convincere il clero sunnita e altri partiti ad abbandonare il boicottaggio, sostenuto soprattutto dall'influente Consiglio degli ulema. La possibilità per i sunniti di partecipare al voto era abbastanza remota, infatti le zone meno sicure per gli attacchi delle forze di occupazione e per le minacce dei kamikaze sono proprio quelle del «triangolo sunnita». Come si può pensare di indire elezioni a Falluja, una città fantasma, con la maggioranza della popolazione sfollata, con oltre 2.000 morti, con oltre mille arrestati? E nonostante questo è ancora una città che sfugge al controllo delle forze si occupazione, ieri sono stati uccisi due marine e il Consiglio dei mujahidin minaccia - via Internet - la ripresa degli attacchi. Questo massacro e spargimento di sangue non è servito all'obiettivo annunciato di catturare l'uomo di al Qaeda in Iraq, Abu Musab al Zarqawi, e nemmeno a quello di eliminare il simbolo della resistenza. «Non siamo riusciti ad ottenere nessuna informazione», ha dichiarato il maggiore Jim West. E per quanto riguarda la guerriglia, altro obiettivo della pesante offensiva, il maggiore ha ammesso che «tutti questi insorti lo saranno finché non avranno raggiunto il loro scopo. Questo rende più difficile capirli. E' un fenomeno che non avevamo mai affrontato prima». Non è andata meglio negli interrogatori con gli stranieri: «ci dicono quello che vogliamo sentire», sostiene West che ha anche smentito che sia stato trovato un laboratorio usato per fabbricare armi chimiche a Falluja. E per quanto riguarda il sequestro delle armi, presenti in grandi quantità nella cittadina, il comando Usa ha detto che finora è stato raccolto solo il 50 per cento. Il risultato non è quello auspicato dalle truppe americane.
Deve essere stato anche questo ad aver indotto il governo iracheno a più miti consigli e ad accettare il suggerimento, venuto dalla Francia e da altri paesi arabi, di coinvolgere nel processo di transizione le forze dell'opposizione e della resistenza. Il ministro degli esteri Hoshyar Zebari ha annunciato che una delegazione del governo si incontrerà ad Amman con leader della rivolta compresi alcuni ex sostenitori di Saddam compresi nella lista «dei più ricercati». L'obiettivo dell'incontro «è un'ampia partecipazione di iracheni, anche quelli che si oppongono al processo» politico «se rinunciano alla violenza e al terrore», ha detto il ministro. Perché questo incontro non è stato fatto prima, in preparazione di Sharm el Sheikh, evitando il bagno di sangue di Falluja? Comunque, anche questa iniziativa tardiva induce al rinvio delle elezioni, al quale si devono essere convinti anche i leader kurdi, finora attratti da una fuga in avanti a dispetto di quello che succedeva nel resto dell'Iraq, la prospettiva di una vittoria della maggioranza sciita deve averli indotti a tenere in considerazione l'altra minoranza, quella sunnita. Cosa faranno ora gli sciiti, i più convinti sostenitori del voto subito contando sulla loro maggioranza per prendersi la rivincita sui sunniti che hanno governato per decenni escludendoli? Il leader radicale Muqtada da giorni denuncia il mancato rispetto degli accordi da parte del governo - non ha liberato i militanti in carcere - e potrebbe decidere il boicottaggio. Resta da vedere che farà l'ayatollah al Sistani, si rassegnarerà a condividere i dubbi dell'ayatollah libanese Hussein Fadlallah preoccupato delle obiezioni sunnite? Ma Bush ha fatto sapere di contare sulle elezioni a gennaio.

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