Con un coltello di 20 centimetri preso prima nel ristorante dove lavorava.
In germania da uno studio statistico serio è risultato che più del doppio delle donne subiscono violenze in famiglie di immigrati islamici rispetto ai cittadini residenti, dato molto allarmante in considerazione del fatto che solo pochissimi atti di violenza e prevaricazione vengono poi denunicati.
Nel frattempo un marocchino che aveva picchiato ripetutamente la moglie perchè non accettava la poligamia sottraendole i figli riportati nel paese d'origine dove la madre non conta nulla, è stato condannato solo a quattro mesi di reclusione.
La vicenda è racconta su Libero a questo link:
http://62.207.170.1/libero/LF_main.jsp
Terni, protagonista una famiglia tunisina da anni in Italia L'uomo ha colpito con un coltello da cucina, poi si è costituito Uccide la moglie a coltellate sotto gli occhi della figlia
TERNI - E' stato forse un banale litigio la scintilla che ha scatenato la furia omicida di un uomo tunisino, 30 anni, residente a Terni, che la notte scorsa ha ucciso la moglie a coltellate poi ha tentato di fare lo stesso anche con la figlia di 11 anni, in questo caso fermandosi in tempo. E' successo intorno all'una nell'appartamento di via Sicilia, nel quartiere Borgo Bovio, alla periferia della città umbra, dove i coniugi, regolarmente residenti in Italia, vivevano da tempo. L'uomo è stato arrestato. La donna, 33 anni, si trovava nel proprio letto ed è morta prima dell'arrivo dei soccorsi; la figlia, che ha riportato ferite gravi ai tendini di una mano, è stata operata d'urgenza all'ospedale Santa Maria di Terni.
L'omicidio si è consumato nel cuore della notte. La donna dormiva con la figlia nel letto matrimoniale. L'uomo ha impugnato un coltello da cucina con una lama lunga venti centimetri e ha colpito per cinque volte. Le grida della donna hanno svegliato la figlia, che ha cercato di difendere la madre ed è rimasta ferita. L'uomo, resosi conto di quanto accaduto, ha portato subito la ragazzina in ospedale, e si è costituito al personale del pronto soccorso.
Il tunisino è stato arrestato dagli agenti della mobile coordinati dal dirigente Luca Sarcoli, che ora stanno ricostruendo l'esatta dinamica dei fatti. La famiglia era in regola con le norme sul permesso di soggiorno in Italia e viveva a Terni da diversi anni. La donna lavorava come barista in un noto caffè del centro, il marito lavorava insieme alla suocera, in un ristorante a poche centinaia di metri dalla stazione. Secondo le testimonianze di alcuni vicini di casa, verso l'una di notte si sarebbero uditi forti lamenti e grida.
Secondo indiscrezioni, l'uomo avrebbe preso il coltello nel ristorante dove aveva appena finito di lavorare, poi si sarebbe recato in un bar vicino alla sua abitazione per acquistare trenta stecche di sigarette, dicendo alla barista che sarebbe "finito in carcere".
(30 novembre 2004)
di FAWZIA TAREK
TRENTO - Poligamia, un secco no a “concedere il ripudio” e tanta violenza. Bouchra ha 35 anni, è marocchina e schiava dei nostri tempi. Sottomessa ai dettami della sharia (la legge islamica), costretta a subire la tirannia del marito padrone. Un uomo di 40 anni, stessa nazionalità, uguale religione. Se lei disobbedisce e non si concede perché lui divide la casa e il letto con un’altra donna, l’ammazza di botte. Prende in mano il coltello e davanti ai bambini minaccia di risperdirla a Rabat, dov’è nata. «Ti ci mando a pezzi, dentro un sacco nero», urlava Hakim Driouache, rincorrendola intorno alla tavola della cucina, con la lama puntata contro il cuore di lei. Un giorno, vicino all’ingresso secondario del cimitero di Trento, le ha rotto le ossa della faccia con un pugno. Questo perché sua moglie aveva osato parlare senza il suo consenso. Piange Bouchra mentre racconta di quel pomeriggio: « “Stai zitta, taci”, mi diceva. “Tu non devi parlare, altrimenti ti spacco la bocca!”. Avevo osato dirgli che doveva smettere di torturami, di riempirmi di botte davanti ai bambini solo perché chiedevo rispetto. Così lui mi ha rotto la faccia ». Lei ha raccolto il coraggio, è andata davanti a un giudice e ha chiesto la separazione. Ma Hakim nel frattempo l’aveva già punita, nel modo più tremendo, portandole via i suoi amori. Youssef e Zohra, due anni e mezzo lui, un anno lei. Li ha rapiti un pomeriggio d’agosto, con la scusa di accompagnarli in piscina. Dal ’97 li tiene prigionieri in Marocco, nonostante il Tribunale di Trento li abbia affidati alla madre, con sentenza datata 15 marzo 2002. Questa signora (lavora in regola all’autogrill di Rovereto) ha accettato di parlare. Ci ha fatto entrare nel suo appartamentino che sta a dieci minuti dalla stazion
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