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Palestina: solo Abu Mazen
by M.G. Tuesday, Dec. 14, 2004 at 12:44 AM mail:

Palestina, il candidato gradito a Israele si sposta liberamente; botte e fermi per gli altri Voto e checkpoint Malmenato e bloccato dai militari Bassam Salhi, candidato del Partito del popolo alla presidenza dell'Anp. L'altroieri a Mustafà Barghuti era andata peggio: botte e faccia a terra per un'ora. Marwan Barghuti si appresta a rinunciare? Sì di Peres al governo d'unità nazionale col Likud

Abu Mazen di fatto è l'unico dei principali candidati palestinesi alle elezioni presidenziali che può muoversi liberamente, senza restrizioni, senza subire abusi da parte delle forze di occupazione. Ieri la polizia israeliana ha fermato e ammanettato (e rilasciato solo su cauzione) Bassam Salhi, candidato al voto del 9 gennaio e segretario generale di Hibz A-Shaab (Partito del popolo), al posto di blocco di Ram, in attesa di entrare a Gerusalemme, perché «sprovvisto» del permesso per recarsi nel settore arabo (est) della città che pure per le risoluzioni internazionali è un territorio occupato. Israele si è impegnato ad agevolare la circolazione dei candidati alle presidenziali del 9 gennaio, per la scelta del successore di Yasser Arafat (morto esattamente un mese fa) e a permettere il voto anche a Gerusalemme est. Incidenti sono scoppiati tra la polizia e i collaboratori di Salhi quando questi hanno cercato di liberarlo. Alcuni palestinesi sono rimasti contusi, mentre i fotografi delle principali agenzie di stampa internazionali hanno immortalato Al-Salhi, dolorante, con i polsi ammanettati, portato via dagli agenti della polizia di frontiera. Il leader di Hizb A-Shaab è il secondo dei candidati presidenziali ad avere avuto problemi con le forze di sicurezza. Mercoledì il candidato indipendente Mustafa Barghuti, noto attivista per i diritti umani, ha detto di essere stato picchiato e detenuto per oltre un'ora ad un posto di blocco fuori dalla città di Jenin.

Barghuti ha raccontato che ad un certo punto i soldati hanno iniziato a percuotere un suo collaboratore. Tentando di difenderlo, è stato colpito ripetutamente al collo ed alla schiena con i fucili ed è quindi caduto a terra. Con tutto il suo staff, è stato costretto faccia a terra per un'ora. Abu Mazen invece rimane in silenzio di fronte agli abusi che subiscono gli altri candidati e si prepara ora a ricevere dagli Stati uniti 20 milioni di dollari di aiuti diretti all'Autorità nazionale palestinese che, di fatto, rappresentano un aperto sostegno alla sua candidatura a presidente. L'annuncio ufficiale della «disinteressata» donazione è atteso alla conferenza internazionale dei donatori per la Palestina, in programma a Oslo. Intanto fonti di Ramallah hanno riferito ieri in serata che il leader del movimento al Fatah in Cisgiordania e «comandante dell'Intifada» Marwan Barghuti, detenuto in Israele, sta pensando di ritirare la candidatura alle elezioni presidenziali e la sua decisione sarà annunciata nelle prossime ore. Barghuti ha ricevuto una nuova visita della moglie e di quattro esponenti di al Fatah che stanno cercando di convincerlo a ritirarsi e sembrerebbe che sia disposto a farlo in cambio di garanzie su delle riforme nel movimento.

La sua candidatura, prima esclusa e poi presentata, ha gettato nell'incertezza il risultato delle elezioni, danneggiando Abu Mazen, più gradito a Stati uniti e Israele che ai palestinesi. Procede intanto a gonfie vele il premier israeliano Ariel Sharon che giovedì sera ha ricevuto dal Comitato centrale del suo partito, il Likud, l'approvazione all'apertura di negoziati con i laburisti e i partiti religiosi per la formazione di una nuova coalizione di governo. Le trattative dovrebbero cominciare la prossima settimana. L'alleanza tra Likud, laburisti e religiosi è l'unica alternativa ad elezioni anticipate. Sharon inoltre potrà proseguire l'applicazione del suo piano unilaterale (sostenuto dagli Stati uniti) per un ritiro entro il 2005 da Gaza e lo smantellamento di 25 colonie, incluse quattro in Cisgiordania (dove ne restano altre 120). Da parte sua il leader laburista Shimon Peres ieri si è compiaciuto dell'invito di Sharon di entrare in un governo di unità nazionale. «Appoggiamo l'offerta di Sharon», ha detto alla radio pubblica, «speriamo che questa decisione costituisca un passo avanti per la pace e che possiamo ritirarci da Gaza e da una parte della Cisgiordania». Peres, 81 anni, ha inoltre confermato che intende ripresentarsi alle primarie del suo partito previste per giugno quando dovrà vedersela con ogni probabilità con l'ex premier Ehud Barak ritornato alla piena attività politica dopo una lunga assenza seguita alla sconfitta elettorale del 2001 che portò Sharon al potere.

http://ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Dicembre-2004/art74.html

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