una saluto alla madre di marcello, sperando che il 2005 porti la riapertura del caso.
qualcosa si sta muovendo
da iltirreno
Lo ribadisce il ministro della giustizia rispondendo a un’interrogazione del senatore Boco Marcello Lonzi non soffriva di cuore
LIVORNO. Marcello Lonzi, dall’arresto ai primi di marzo alla morte in cella a metà luglio, «era stato sottoposto a numerose visite mediche che non hanno mai evidenziato patologie dell’apparato cardiocircolatorio». Lo scrive, nero su bianco, il ministro della giustizia, in risposta ad un’interrogazione presentata dal senatore dei Verdi, Stefano Boco. Parole che pesano come macigni, se associate a quelle che il padre di Marcellino ha detto poco dopo l’archiviazione del caso ai primi di dicembre per ribadire che il figlio non aveva mai accusato quei problemi di cuore - né problemi di questo genere erano stati riscontrati durante il ricovero a Careggi per un ciclo di disintossicazione - che lo avrebbero portato alla morte in carcere. Dovuta a quella che il medico legale che effettuò l’autopsia decretò come «un’aritmia maligna instauratasi su un substrato anatomo-patologico di “disarray” miofribrillare, quale è quello dell’ipertrofia ventricolare sinistra». La risposta del ministro si dilunga sulle condizioni fisiche di Marcello Lonzi: «Lo psichiatra - spiega - ha dichiarato di averlo trovato in condizioni psichiche normali, tanto da essere sempre vigile e orientato». E non solo: «A maggio Lonzi era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Livorno per ingestione volontaria di sapone liquido per poi essere dimesso senza che gli venissero riscontrate anomalie di alcun genere». Ed infine, pochi giorni dopo l’ingresso in carcere Lonzi «fu sottoposto ad esame radiologico al ginocchio e all’emitorace sinistro» perché lamentava dolori derivanti dalla colluttazione al momento dell’arresto. Parole che sollevano ancor più domande sulla scelta dell’archiviazione del caso da parte della Procura livornese e che hanno suscitato la mobilitazione sul caso anche del Gruppo Abele di Torino che ha messo sul proprio sito le foto del cadavere di Marcello dove - si legge - «si evidenziano contusioni, ferite ed ecchimosi». Per parte nostra - continua la nota che accompagna le immagini - «lavoreremo affinché vi sia informazione piena e corretta sulla vicenda, valutando al contempo la possibilità di un esposto o ricorso presso la Corte europea sui diritti umani». «Il caso Lonzi non è chiuso - è il commento della madre del ragazzo, Maria Ciuffi, nel leggere la risposta del ministro - almeno finché io non saprò la verità. Come mamma ho diritto di sapere come è morto mio figlio: lo stato mi deve almeno questo. O forse no, perché la giustizia funziona a senso unico, solo per i poveri che finiscono in carcere e lì muoiono». A giorni dovrebbero essere note le decisioni prese dall’avvocato Vittorio Trupiano, difensore della madre di Marcello, che aveva annunciato un ricorso al Consiglio superiore della magistratura. Donatella Francesconi
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