articolo di repubblica di ieri.
lavoro repubblica LA CITTÀ E LA GIUSTIZIA La Digos identifica uno dei presunti responsabili dell´assalto al blindato dei carabinieri in via Tolemaide Scontri del G8, tre nuove denunce Quattro anni dopo, black bloc, e non solo, nel mirino Si continua a lavorare analizzando un maxi archivio video fotografico con i volti di oltre 400 persone già individuate MARCO PREVE Le ultime denunce risalgono a una manciata di giorni fa. Segno che, con buona pace di alcuni ministri ed esponenti politici, le indagini sull´"altro fronte" del G8 di Genova sono andate avanti comunque, tra difficoltà connaturate al tipo di accertamento e totale assenza di collaborazione da parte delle autorità e delle polizie di mezza Europa. A tre anni e mezzo di distanza dai giorni del luglio 2001, si può fare un primo bilancio numerico della cosiddetta inchiesta sui black bloc, ovvero sui responsabili dei disordini, che vede impegnati i pm Anna Canepa e Andrea Canciani a fianco degli investigatori della Digos. Intanto, è attualmente in corso il processo contro 25 attivisti - arrestati nel dicembre 2002 - di diverse regioni italiane accusati di devastazione e saccheggio. Oltre a questo gruppo, sono indagati per gli stessi o altri reati sempre riconducibili ai disordini di strada, altre 51 persone, solo tre dei quali stranieri. A loro vanno poi aggiunti 13 appartenenti del centro sociale Askatasuna di Torino, indagati per un episodio in particolare, quello del camion sequestrato a Quarto, che secondo la polizia custodiva i bastoni da utilizzare negli scontri. Infine, gli investigatori dispongono di un archivio di ben 400 nomi. Per ognuno dei quali ci sono una o più foto, oppure spezzoni video che li ritraggono in momenti caldi delle manifestazioni del luglio 2001. Ma non in circostanze tali da far scattare un´ipotesi di reato. La polizia, però, sta continuando a visionare e rivedere l´enorme quantità di materiale video-fotografico per capire se qualcuno dei 400 identificati, sia riconoscibile nelle immagini che ritraggono gli episodi più violenti di quelle ore. Ed è stato proprio seguendo questo metodo che, di recente, l´ufficio diretto dal vicequestore Giuseppe Gonan ha inviato in procura un rapporto con la denuncia di tre nuovi soggetti. Il primo, G.B., 41 anni, è un frequentatore del cento sociale Pedro di Padova, quello che ha come leader Luca Casarini, all´epoca del G8 portavoce delle Tute Bianche e ancora oggi anima del movimento dei disobbedienti. Nei confronti di G.B. l´accusa è di devastazione e saccheggio e riguarda l´assalto al mezzo blindato dei carabinieri, quello dato alle fiamme all´incrocio tra corso Torino e via Tolemaide il giorno 20, un paio d´ore prima dell´uccisione di Carlo Giuliani. Il secondo denunciato è un trentaduenne di Verona, S.B., simpatizzante del movimento anarchico ma non appartenente a nessun centro o gruppo in particolare. Le contestazioni nei suoi confronti sono di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale e il luogo in cui avrebbe commesso tali reati è piazza Paolo da Novi, calata nello scenario della tarda mattina del 20 luglio quando decine di giovani italiani e stranieri divelsero il selciato, spezzarono le griglie delle aiuole, smontarono impalcature per procurarsi delle "armi". E sempre per la sua presenza in piazza Paolo da Novi, è stato denunciato G.S., 36 anni, residente a Lucca, conosciuto per la sua frequentazione dell´area dell´autonomia. Per lui la contestazione riguarda l´articolo della legge che punisce il travisamento. Il manifestante toscano è stato riconosciuto in alcune fotografie mentre si abbassa e si alza un passamontagna. Per questi, come per molti altri degli indagati dell´inchiesta, è logico aspettarsi ora le critiche e le proteste del movimento antagonista. Fin dall´inizio delle inchieste, una parte del popolo no-global ha rifiutato l´etichetta di devastatori, sostenendo che gesti e comportamenti contestati dagli inquirenti erano la reazione, la difesa, agli attacchi delle forze dell´ordine e alla brutalità impiegata per fermare e disperdere manifestazioni autorizzate. Per capire se queste interpretazioni politiche abbiano anche un fondamento giuridico, bisognerà attendere la conclusione del processo nei confronti dei 25 accusati di devastazione e saccheggio, arrivato nei giorni scorsi alla trentasettesima udienza
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