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[bg]corteo:rassegnastampa
by info Friday, Feb. 18, 2005 at 4:19 PM mail:

raccolta rassegna stampa sul corteo del 12-02-05

:::13-02-2005:::

che schifo
L'assessore Rustico in corteo
«spiazzato» dai compagni violenti
È vero che, durante la manifestazione degli inquilini del Centro sociale «Pacì Paciana» non si sono verificati scontri con le pur vituperate forze dell'ordine. Tuttavia, dire che non sia successo niente, sembra più che altro un eufemismo. Basta ripercorrere l'itinerario calcato dai manifestanti per rendersi conto che sono stati almeno di parola. Si erano proposti di «riprendersi la città» e, quella parte che è stato consentito loro di attraversare, se la sono ripresa, eccome. Conciandola per benino, sotto gli occhi dei cittadini, a dir poco perplessi. Il corteo, partito da piazzale Marconi, è proseguito per via Paleocapa, via Quarenghi, piazza Pontida, via XX Settembre, piazza Matteotti.
La manifestazione si è sciolta dopo tre ore, e dopo essersi lasciata alle spalle danni più o meno vistosi. I più evidenti, in via Quarenghi e in piazza Matteotti: muri imbrattati con spray, tappezzati di manifesti e scambiati per orinatoi, sette telecamere di videosorveglianza sfasciate o oscurate con la vernice, e perfino un principio d'incendio, provocato da un mortaretto lanciato sulla copertura del bar Colleoni, sul Sentierone. Per il resto, non è successo niente.

Non si sa se succederà qualcosa, invece, a Palazzo Frizzoni. Mentre l'Atalanta le prendeva di santa ragione a Roma contro la Lazio, l'assessore municipale allo Sport, e difensore nerazzurro Fabio Rustico, marciava con i compagni. Dice Rustico: «Ho partecipato alla manifestazione perchè condivido la preoccupazione dei giovani del Centro Sociale sul clima di aggressione e intolleranza nei loro confronti. Tuttavia mi sono decisamente dissociato dal comportamento che è stato tenuto, e che ha portato a danneggiamenti e ad atteggiamenti incivili. Sono atteggiamenti lontani dal mio modo di vedere, di pensare e di manifestare. Per questo, ho abbandonato il corteo». Un salvataggio in corner, insomma, ma anche una lezione per l'apprezzato terzino: con i compagni è sempre meglio stare sulla ... difensiva.


http://www.ecodibergamo.it/EcoOnLine/CRONACA/2005/02/12_paci.shtml
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«Forze dell'ordine distratte»

«È intollerabile. Un segno di inciviltà. Chiederò in Giunta che i responsabili vengano perseguiti». Il vicesindaco Ebe Sorti Ravasio (Margherita) si dice «furibonda e intransigente». Giudica «un segno di inciviltà» gli episodi che hanno coinvolto i giovani del Pacì Paciana. «Volevano manifestare per gli atti di violenza subìti nell'ultimo periodo – commenta – e che cosa hanno fatto? Hanno risposto con altra violenza. Hanno perso un'occasione per farsi capire, per spiegare le loro ragioni alla cittadinanza. Poteva essere un momento di espressione pacifica, invece così sono passati dalla parte del torto». Mettendo bene in chiaro che non è giustificabile la mancanza di rispetto per la «res pubblica», la Sorti Ravasio precisa «che bisogna mettere freno fin da subito a episodi simili, perché se s'inizia così chissà dove si arriva». Condanna per chi ha usato la forza e solidarietà per l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico. «Credo che fosse presente in buona fede. Ha partecipato pensando che il tutto si svolgesse in maniera corretta e sono convinta che non potrà che condannare le degenerazioni a cui si è arrivati». Intanto anche da altri rappresentanti della Giunta e della maggioranza arrivano le prime prese di distanza. «Il titolo della manifestazione era "Contro il fascismo riprendiamo la città" – interviene l'assessore alla Cultura Enrico Fusi (Aratro) –. Prendersi la città con la forza non è antifascismo. Come non è antifascismo terrorizzare la gente. Questo è un modello culturale assolutamente non condivisibile. E dato che la legalità vale per tutti, questa gente deve pagare i danni, fino all'ultimo euro. Non è concepibile che il Comune li ospiti al centro sociale e loro si comportino in questo modo». Anche per Dario Guerini, consigliere comunale dei Ds (partito che aveva appoggiato la manifestazione, ndr), non esistono mezzi termini: si tratta di «giovani imbecilli, seminatori di intolleranza e di violenza». «Hanno fortemente danneggiato via Quarenghi – protesta –. Mi chiedo perché le forze dell'ordine che accompagnano questi cortei siano sempre distratte e tolleranti di fronte a simili episodi e ripeterò la domanda in Consiglio comunale. Gli abitanti del quartiere chiedono che questi violenti vengano individuati e condannati a rifondere tutti i danni causati alle proprietà, ai negozi e anche all'amministrazione comunale per il danneggiamento delle telecamere. Chiedo che i movimenti e i partiti più vicini a costoro si facciano carico di denunciare senza titubanze tutta la loro idiozia e la loro dannosità, isolandoli e prendendone le distanze».
Be. Ra.

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Naturalmente l'autore dell'articolo è lo stesso che scriveva in merito ad una fantomatica pista interna..

Ecco la prima pagina de L'eco di Bergamo di oggi:

Pacì Paciana: due ore di raid teppista in centro
Telecamere distrutte, scritte ovunque. Duemila in corteo: anche Rustico, che poi si dissocia. Tremaglia accusa il questore

Muri del centro imbrattati con centinaia di scritte e manifesti, telecamere sfasciate e angoli del centro trasformati in orinatoi. Così si presentava ieri la città al termine del corteo del centro sociale Pacì Paciana. Duemila persone hanno devastato per due ore e mezza il centro, dalla stazione a piazza Matteotti, passando per via XX Settembre. Tra loro l'assessore Fabio Rustico. Il quale, però, davanti ai vandalismi ha preso le distanze dalla manifestazione. «Ha fatto bene ad andarsene», ha commentato il sindaco Bruni. Il ministro Tremaglia attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È mancato l'ordine pubblico». Per il questore Longo, invece, tutto è filato liscio.


Ecco l'articolo che segue alla prima pagina:

Pacì Paciana, due ore in centro a mano libera
Centinaia di scritte sui muri, distrutte sette telecamere. In duemila al corteo: anche Rustico, che poi si dissocia Condanna soft del sindaco dopo la gaffe dell'assessore. Il questore minimizza i raid, Tremaglia attacca

Muri, vetrine e saracinesche delle strade del centro imbrattate con centinaia di scritte con lo spray e tappezzate da decine di manifesti. Sette telecamere del servizio di videosorveglianza sfasciate o oscurate. E, ancora: angoli di via XX Settembre trasformati in orinatoi e persino la tenda di un bar di piazza Matteotti incendiata con un fumogeno. È uno scenario da post-guerriglia metropolitana quello in cui si è ritrovata la città ieri sera, al termine del corteo organizzato dal centro sociale Pacì Paciana.
I NUMERI Una manifestazione di due ore e mezza, alla quale hanno preso parte - secondo la Questura - circa duemila persone, che hanno messo in ginocchio il centro con decine di episodi di vandalismo. Un corteo che si è lasciato alle spalle, oltre ai raid vandalici e alle devastazioni lungo le strade, anche un'interminabile scia di lamentele tra i residenti e i commercianti del centro, alle quali sono più o meno tempestivamente seguite le prese di posizione degli esponenti politici. Prima tra tutte quella dell'assessore allo Sport Fabio Rustico , presente alla prima parte del corteo, ma che ha però preferito abbandonare la manifestazione non appena sono iniziati i vandalismi: «Ho voluto prendere parte al corteo - spiega l'assessore - perché sono sensibile al clima di intolleranza che ha spinto i ragazzi a scendere in piazza e a protestare contro le aggressioni subite. Mi dissocio però dagli episodi di violenza che si sono verificati: per questo, non appena la situazione è degenerata, me ne sono andato. Questo tipo di atteggiamenti non rientrano nel mio modo di manifestare». Così, quando il corteo ha raggiunto via Quarenghi e un gruppetto di manifestanti vestiti con una specie di tunica nera e col viso coperto da una maschera bianca salivano su una scala a pioli e prendevano a martellate una telecamera, Rustico si è defilato. Il sindaco Roberto Bruni , interpellato sulla presenza del suo assessore al corteo, inizialmente minimizza: «Non ho commenti particolari». Ma poi, dietro insistenza, si limita ad aggiungere: «Comunque Rustico era lì a titolo personale e non certo a nome dell'Amministrazione. E, in ogni caso, ha fatto bene ad andarsene quando la situazione è degenerata. Sia chiaro, comunque, che la manifestazione era assolutamente legittima e autorizzata». Dopo aver ottenuto la conferma che gli atti di vandalismo si sono verificati durante il corteo e che hanno visto protagonisti gli stessi manifestanti e non gruppetti isolati, Bruni puntualizza: «Gli episodi di violenza sono assolutamente deprecabili e vanno condannati. Non capisco perché prendersela, ad esempio, col tendone di un esercizio pubblico». Il primo cittadino smorza però i toni e lascia trasparire una sorta di distinguo quando gli si racconta delle telecamere del Comune sfasciate o coperte con lo spray nero: «Non giustifico nemmeno questi attacchi, ma riesco a capire che le telecamere possano rappresentare un obiettivo».
LA PARTENZA Il corteo è partito dalla stazione alle 16 - con un'ora di ritardo e con la conseguenza di aver congestionato il traffico nelle vie limitrofe -, aperto dallo striscione «Contro il nazismo e il fascismo, riprendiamoci la città» e da slogan e striscioni ornati con falci e martelli. Prima tappa la sede de «L'Eco di Bergamo». «Eccoci davanti al simbolo della disinformazione bergamasca - urlava un altoparlante -, che vende tante copie perché è spalleggiato da poteri forti, ma che copia le veline della polizia».
I VANDALISMI Poi il corteo ha imboccato via Paleocapa, dove sono iniziati gli atti di vandalismo, proseguiti per tutta la durata della manifestazione. Ogni tanto dalle file del corteo si staccavano alcuni manifestanti che - viso coperto da passamontagna e armati di scala, colla e vernice spray - lasciavano ricordini sui muri e sulle vetrine dei negozi. Risultato: alla fine del corteo erano più i muri macchiati che quelli puliti nel tragitto compreso tra via Paleocapa, via Quarenghi, via Zambonate, piazza Pontida, via XX Settembre e piazza Vittorio Veneto, dove il corteo è arrivato alle 18,30. I manifestanti hanno poi sostato in via XX Settembre, dove si sono fatti largo tra centinaia di persone intente nello shopping: «Vogliamo ricordare a chi fa le compere - hanno spiegato i manifestanti - tra queste vetrine belle e profumate, che siamo stati oggetto di tanti attacchi da parte dei fascisti, che ci hanno incendiato il centro sociale». Interventi da parte delle forze dell'ordine non se ne sono registrati: polizia e carabinieri si sono limitati ad aprire e chiudere il corteo. Non un agente o un militare in divisa si sono visti tra i manifestanti, che hanno così potuto agire indisturbati. Dalla centrale operativa di via Coghetti la polizia locale ha invece assistito in diretta agli assalti alle telecamere: in tutto ne sono state sfasciate o oscurate sette, tra via Quarenghi, via Zambonate e davanti a Palafrizzoni.
L'INCENDIO Proprio in piazza Matteotti un fumogeno è stato lanciato su una tenda del «Caffè del Colleoni». Il principio d'incendio è stato domato dal titolare del locale, che è subito accorso con un estintore. Alle lamentele del barista - «Cosa fate? Io sto lavorando» - è seguito un coro di insulti dei manifestanti: si è sfiorata la rissa. Sugli incidenti e gli episodi di vandalismo, però, il questore Salvatore Longo - interpellato sia durante il corteo, che diverse ore dopo la conclusione della manifestazione, quando ormai i mezzi della Bas iniziavano a pulire le strade - minimizza: «In generale il giudizio sull'ordine pubblico è positivo. Si è registrato qualche disagio, più che altro perchè la manifestazione è stata lunga, ma non ci sono arrivate lamentele. Se abbiamo preso provvedimenti nei confronti di qualcuno? No, non ce ne sarebbe stato motivo».
LA POLEMICA Proprio sull'ordine pubblico punta invece il dito il ministro degli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia , che non va per il sottile e attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È stata una brutta giornata per Bergamo, perché l'ordine pubblico non c'è stato. Vorrei capire quali disposizioni sono state date alle forze dell'ordine, visto che i manifestanti hanno fatto quello che hanno voluto e non sono stati controllati. Sono state distrutte telecamere, lasciate scritte dappertutto e addirittura c'è stato un principio d'incendio: dov'era l'ordine pubblico? Come ministro attendo qualche spiegazione».
Fabio Conti

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Ecco l'altro articolo comparso sull'Eco di Bergamo. Credo che il Pacì Paciana non abbia mai avuto così tanta visibilità come in quest'occasione.. A parte l'odio che si percepisce nei toni esagerati ed esasperanti dei partiti della destra bergamasca, si può leggere tra le righe il vero obbiettivo: delegittimare l'attuale giunta e criminalizzare qualunque percorso politico extra-istituzionale.

«Comune parte civile per i danni»

«Il Comune si costituisca parte civile e chieda i danni». Preoccupazione e rabbia serpeggiano nell'opposizione per «la violenza inaccettabile in cui è sfociata la manifestazione del Pacì Paciana». E sul banco degli imputati finisce sì l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico, presente fino a un certo punto al corteo, ma anche tutta l'amministrazione, che «fin qui ha coccolato questo gruppo di giovani che vive e opera al di fuori della legalità». «Non dimentichiamo che l'iniziativa aveva l'appoggio di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur, che fino a prova contraria sono forze di maggioranza», ricordano Daniele Belotti per il Gruppo della Lega e Valerio Marabini, portavoce della Lista Veneziani. Il centrodestra presenterà il conto domani, in Consiglio. «Le pubbliche scuse sono dovute, ma prima di tutto si individuino i responsabili e li si faccia pagare». C'è chi va oltre. «Se il Comune non si costituirà parte civile, i danni vengano detratti direttamente dallo stipendio dell'assessore Rustico», propone Belotti. Che aggiunge: «Nel Piano delle opere pubbliche ci sono pure 650 mila euro per la ristrutturazione del centro sociale. Vengano destinate a finalità più utili». Il diritto a manifestare non viene messo in discussione dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Marco Pagnoncelli – «c'è libertà di espressione» –: «È però deprecabile quando degenera». E su Rustico? «Non mi meraviglia troppo che ci sia andato – commenta Pagnoncelli –. È l'ennesima prova che questa amministrazione è ostaggio di una sinistra radicale e violenta». Chi rimane senza parole di fronte alla partecipazione dell'assessore terzino è Franco Tentorio, capogruppo di An: «Accidenti, mi dispiace. Ha peccato di ingenuità». E la riflessione di Tentorio parte dalla rissa in piazzale degli Alpini durante la Giornata della memoria per le foibe: «Ci sono stati degli aggrediti, Azione giovani, e degli aggressori, gli altri. Quando uno sbaglia bisogna dirlo, mentre certe parti politiche tendono a sfumare, a non attribuire responsabilità precise». E se Pagnoncelli parla di «fatti isolati, non di clima», Tentorio sostiene che chi – come lui – ha vissuto gli anni di piombo «guarda con grossa preoccupazione l'escalation di violenza che si sta verificando in città. Serve molta attenzione». Domani, in apertura di Consiglio, la Lista Veneziani presenterà una mozione di censura. «L'assessore Rustico – interviene Marabini – è lo stesso che pochi mesi fa ha definito il Pacì Paciana" una risorsa per Bergamo". Dovrà fare le proprie scuse. In base alle sue parole valuteremo se chiederne le dimissioni o meno. Lo slogan della manifestazione era "Riprendiamoci la città". Si è visto in che modo l'hanno messo in pratica».
Be. Ra.

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:::14-02-2005:::

L’eco di Bergamo di oggi è praticamente monotema. L’obbiettivo è quello di isolare il centro sociale Pacì Paciana e, usando il corteo a pretesto, colpire a fondo la giunta comunale di Bruni, accusata di fare sponda al centro sociale. I toni usati hanno del grottesco: le scritte lungo il corteo sono diventate “devastazioni”.. Si parla addirittura di violenze e incidenti, come se fosse stata una giornata di guerriglia urbana. La mistificazione della realtà è consuetudine de L’Eco di Bergamo, ma ciò che si legge sul giornale oggi non ha precedenti. Già due ministri del governo Berlusconi sono intervenuti sull’accaduto. Tremaglia chiede l’intervento del Ministero degli Interni (!!!). Castelli, criticando l’assessore Rustico, che a titolo personale ha partecipato al corteo, coglie l’occasione per sferrare l’ennesimo colpo allo stato di diritto e, indirettamente, entra nel merito dei motivi che hanno portato al corteo: “..dopo quasi 4 anni di governo non siamo riusciti a cambiare molto storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto ope legis a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla”. Una precisazione: Il decreto Mancino è quello che punisce gli atti mossi da odio razziale e da ideologie di stampo nazifascista. E’ il decreto attraverso cui sono stati disciolti (si fa per dire..) Base Autonoma nel ’93 e Hammerskin nel ’98, i due network nazionali degli skinhead di estrema destra. E’ agghiacciante.

Dal sito de L’Eco di Bergamo:

Rustico a «Quelli che il calcio»
E il ministro Castelli insorge

Duro intervento del ministro Castelli contro l'assessore bergamasco Fabio Rustico e la trasmissione televisiva «Quelli che il calcio», cui Rustico ha partecipato. Il ministro ha chiesto l'intervento della commissione di vigilanza. Secondo Castelli i conduttori Simona Ventura e Gene Gnocchi avrebbero dato spazio a Rustico, che ieri ha partecipato ad un corteo no global «durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo».

Castelli insiste: per andare in televisione - dice - «basta partecipare a un corteo no global, uno di quelli dove i partecipanti imbrattano le città e si lasciano andare ad atti vandalici. È quanto è accaduto all'assessore del Comune di Bergamo che ieri ha partecipato al corteo del centro sociale Pacì Pacianà durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo e che oggi si è ritrovato in onda su un canale del servizio pubblico, omaggiato quale luminoso esempio di impegno sociale dall'ineffabile duo Gnocchi-Ventura». «Devo ammettere - ha detto ancora il ministro della Giustizia - che dopo quasi quattro anni di Governo, non siamo riusciti a cambiare molte storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto ope legis a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla. Spero che la commissione Rai intervenga su questa vicenda».

Dalla prima pagina:

Raid in centro, scoppia la bufera

La Margherita contro la tiepida reazione del sindaco. Bruni: ci costituiremo parte civile Tremaglia: il ministero faccia luce sugli ordini dati dal questore. E Castelli attacca Rustico

Il giorno dopo i vandalismi durante il corteo del centro sociale Pacì Paciana si accende la polemica politica. La Margherita non fa sconti: «Netta condanna senza giustificazione, non siamo disposti a tollerare sottovalutazioni». Il sindaco Bruni puntualizza: «Il Comune incaricherà il proprio legale di costituirsi parte civile». Il ministro Tremaglia: «Chiederò che l'Interno apra un'inchiesta. Perché la polizia non è intervenuta?». La replica del questore: «Una reazione poteva avere gravi conseguenze». E Castelli attacca Rustico, ieri in tv.

Il direttore del giornale dedica alla questione persino l’editoriale:

Nessuno sconto a chi usa violenza

A questo punto facciamo fatica a capire se sia più grave quanto è avvenuto sabato pomeriggio alla manifestazione del Pacì Paciana in centro città o l'atteggiamento di alcune autorità che fin dalle prime dichiarazioni hanno cercato di minimizzare la gravità dei fatti. È pur vero che la manifestazione era autorizzata e che non ci sono stati incidenti e neppure tafferugli (con buona pace della Sinistra Antagonista, che ci accusa di disinformazione, sappiamo ancora distinguere un accoltellamento da chi scrive sui muri), ma è altrettanto vero che a un gruppo di fanatici col viso coperto da maschere bianche è stato concesso di prendere a martellate le telecamere, imbrattare decine di muri e vetrine, insultare chiunque e perfino incendiare il tendone di un esercizio pubblico. Il tutto, sotto l'occhio (poco) vigile e (molto) tollerante delle forze dell'ordine che aprivano e chiudevano il corteo. Perchè, lo chiediamo anzitutto al sindaco, tanta fatica a chiamare con il loro nome questi teppisti? Perché non ammettere che si è data fiducia a giovani subito pronti a tradirla e mostrarsi comprensivi con chi negli slogan e nelle scritte inneggia alla «violenza proletaria», a «10-100-1000 Nassiriya» o a «rubare tutto e di più»? Forse perché sono di sinistra e l'attuale amministrazione preferisce tenerseli buoni?
Il sindaco Bruni, che è persona seria e responsabile, farebbe bene a svestire per qualche ora i panni garantisti del penalista e provare a ripercorrere le vie in cui si è snodata la manifestazione ascoltando i residenti e i commercianti. Oppure a confrontare – se proprio non vuole dare importanza agli avversari politici – le sue dichiarazioni all'acqua di rose della prima ora con quelle di alcuni partiti del centrosinistra ed esponenti della sua amministrazione molto più espliciti di lui nel condannare le devastazioni. Ma soprattutto Bruni farà bene a trarre delle conseguenze di fronte agli atti vandalici commessi l'altro giorno, interrogandosi, insieme agli alleati del centrosinistra, sull'escalation di violenza politica che si sta verificando e che, peraltro, coinvolge anche frange dell'estrema destra. Non dimentichiamo che l'iniziativa – svoltasi dopo la rissa fra il gruppo di «Azione giovani» e alcuni esponenti dell'area dei centri sociali avvenuta al piazzale degli Alpini nel Giorno della Memoria – aveva l'appoggio di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur. E anche se adesso alcuni dirigenti di queste forze alzano la voce contro i manifestanti, una maggior prudenza non avrebbe guastato da parte di chi ha in mano le sorti di una città.
Un discorso a parte meriterebbe la presenza nel corteo dell'assessore alle Politiche giovanili Rustico, la cui imbarazzante ingenuità ha finito per coinvolgere indirettamente le istituzioni, nonostante la tardiva retromarcia. Uno scivolone che ha poche giustificazioni e che, a mente fredda, meriterebbe per lo meno delle scuse soprattutto nei confronti di quei cittadini che si trovano, loro malgrado, a dover pagare i danni prodotti dai «ragazzi» dei centri sociali.
Il terzo capitolo riguarda l'atteggiamento delle forze dell'ordine. Siamo d'accordo con il questore che intervenire a muso duro durante la manifestazione sarebbe stato come gettare un fiammifero in una polveriera, ma ci ha sorpreso e spaventato la sua prima dichiarazione: «Non c'è alcun provvedimento da prendere». Durante la manifestazione magari no, ma adesso non solo è auspicabile bensì necessario che uno per uno i teppisti vengano individuati e denunciati alla giustizia. Sono stati commessi reati e come tali vanno considerati se non si vuole alimentare un clima di sfiducia nei confronti di chi ha il compito di garantire l'ordine pubblico.
Nessuno può permettersi, per nessuna ragione, di umiliare e ferire in questo modo la città: anche la violenza nei confronti delle cose va stigmatizzata e perseguita. E se qualcuno, di destra o di sinistra, vuol riportare indietro l'orologio del tempo, al clima di intolleranza degli anni '70, deve essere subito isolato. Bergamo è cambiata e non ha nessuna voglia di subire le paranoie di giovani borghesi ribelli contro il sistema quel tanto che li fa sentire diversi, eppure nel sistema perfettamente a loro agio.
Ettore Ongis

Lo stillicidio di esagerazioni e condanne continua (anche dal centro sinistra) nelle pagine cittadine:

La Margherita prende le distanze da Bruni

«Non siamo disposti a tollerare silenzi e sottovalutazioni». Dura condanna dei Ds alle violenze Il sindaco: saremo parte civile, il Pacì Paciana dia spiegazioni. Stasera Consiglio, opposizioni all'attacco

Comunicato della Margherita il giorno dopo: «Oltre a esprimere la netta condanna senza giustificazione alcuna di ciò che è accaduto nel corso della manifestazione, non siamo disposti a tollerare silenzi e sottovalutazioni di ciò che è accaduto da parte di consiglieri comunali, assessori o altri rappresentanti delle istituzioni. Prima di dare la disponibilità a confrontarsi sulle questioni ancora aperte relative all'uso degli spazi o alla ristrutturazione del capannone occupato dal Pacì Paciana, il Comune deve pretendere che vi sia da parte dello stesso centro sociale una ferma condanna di quanto è accaduto». A giudicare dai toni del comunicato diffuso ieri – assieme a un ordine del giorno da discutere stasera in Consiglio comunale – dalla segreteria provinciale (retta da Giovanni Sanga), cittadina (Ebe Sorti Ravasio) e dal gruppo consiliare (presidente Fiorenza Varinelli), la manifestazione del Pacì Paciana non avrebbe fatto danni solo per le vie del centro. Le conseguenze rischiano di avere dei riflessi anche sul piano politico e sugli equilibri di una maggioranza che di prove ne ha già dovute superare parecchie. Difficile leggere diversamente il riferimento «ad assessori e altri rappresentanti delle istituzioni». Difficile non pensare, in quest'ottica, al clamore suscitato dalla partecipazione (a titolo personale, ben s'intende) di Fabio Rustico e alle dichiarazioni rilasciate a caldo dal sindaco, giudicate troppo tiepide. Soprattutto quando aveva argomentato quel sottile distinguo tra i vandalismi in centro («Fermo restando che per certi episodi sconfinanti nell'illegalità non c'è ovviamente alcuna giustificazione e la condanna è totale, i vandalismi fini a se stessi risultano ancor più incomprensibili di altri, come quelli delle telecamere, dietro i quali c'è comunque una logica, anche se assolutamente condannabile»). Ieri Bruni è tornato sull'argomento: «Visto che i danni riguardano il patrimonio comunale, l'amministrazione incaricherà il proprio legale di procedere in qualità di difensore della persona offesa, oltre a costituirsi parte civile non appena sarà possibile. I rapporti col Pacì Paciana? Affinché il dialogo che c'è stato finora prosegua sugli stessi binari, è indispensabile che vengano fornite delle delucidazioni, in quanto, come minimo, c'è stata una responsabilità per omesso controllo da parte degli organizzatori».
Basterà a placare gli animi prevedibilmente agguerriti delle opposizioni e di quanti anche all'interno della maggioranza hanno visto di cattivo occhio la partecipazione, anche se a titolo personale, dell'assessore allo Sport e alle politiche giovanili Fabio Rustico? A giudicare dai toni sarà una mediazione davvero dura.
Nel frattempo il primo assessore a farsi vivo è Antonio Misiani : «Gli episodi di sabato sono inaccettabili – afferma l'assessore al Bilancio –, come inaccettabile è qualunque atto di vandalismo che si è verificato in passato. Quanto successo rischia di scavare un fossato profondo e incolmabile tra i promotori della manifestazione e la città. Ognuno di loro si assuma le proprie responsabilità e si renda conto di avere fatto un gigantesco favore a chi non attendeva altro che di strumentalizzare ogni cosa». E sull' ordine pubblico Misiani ritiene «necessaria una riflessione con le autorità per vedere cosa non ha funzionato e come agire in futuro per evitare che si ripetano simili episodi di inciviltà».
«Non riesco a capire in alcun modo perché telecamere, tendoni e muri – incalza il segretario provinciale dei Ds Maurizio Martina – debbano diventare obiettivi di una manifestazione. Le responsabilità dei danni vanno accertate subito e con chiarezza. Spero che il Pacì Pacina batta un colpo: è ora che faccia un passo in avanti responsabile verso la città».
«O questa città se la "riprendono" tutti i cittadini che vogliono e chiedono democrazia, partecipazione, vivibilità – completa il ragionamento il segretario cittadino Matteo Rossi – oppure ognuno rimarrà all'interno dei propri confini, a tutto vantaggio di quelle destre che oggi usano elettoralmente i loro sbagli. Pensiamo ad esempio alle dichiarazioni di Daniele Belotti pronto a stracciarsi le vesti in questi casi e, invece, sempre assolutamente muto quando si tratta di condannare il teppismo di una frangia minoritaria della tifoseria calcistica».
La replica di Daniele Belotti non si fa attendere: «Se per giustificare certi episodi – ha ribattuto il consigliere leghista – bisogna per forza attaccarsi ai tifosi dell'Atalanta, vuol dire che le forze di maggioranza si trovano proprio in grande imbarazzo. Il fatto grave non sono solo gli incidenti, ma gli appoggi politici e l'adesione dei partiti, oltre che di un assessore, alla manifestazione. Allo stadio c'è di tutto, teppisti compresi, ma non si fa politica». Altro assessore, altra condanna: «È stata una brutta giornata segnata dall'intolleranza e dall'impunità – è la dichiarazione di Valter Grossi –. Dinnanzi ad atti illegali e violenti i veri democratici non devono ammettere zone franche, né consentirsi ammiccamenti di sorta. L'esperienza recente ha già insegnato cosa produce la sottovalutazione di certi fenomeni».
E, in attesa che qualcuno del Pacì Paciana si faccia vivo (anche ieri dai responsabili del centro sociale non è arrivato alcun commento), qualcuno, pur condannando gli episodi di vandalismo, abbozza una spiegazione: «Abbiamo aderito al corteo per manifestare la nostra solidarietà al Pacì, dopo i numerosi attacchi, ben più che vandalistici subiti negli ultimi mesi – spiega Marcello Saponaro , coordinatore provinciale dei Verdi – e bene hanno fatto ad aderire gli altri partiti, non solo di sinistra. I vandali di ieri, a detta di molti, appartengono a gruppi e centri sociali non bergamaschi». Saponaro apprezza poi il comportamento della Questura e delle forze dell'ordine: «Hanno condotto pacificamente il corteo fino al termine e, con sano realismo, hanno evitato ogni azione che potesse alzare la tensione».
«Se di inciviltà del Pacì Paciana si parla – è la sottolineatura di Orio Zaffanella , segretario Provinciale dell'Udeur che ha aderito alla manifestazione – allora dobbiamo parlare anche dell'inciviltà di certi politici che a Bergamo hanno prodotto il nefasto connubio tra la politica e gli affari».
Il deputato azzurro Giorgio Jannone dichiara che «attraverso interrogazioni e interpellanze Forza Italia porrà nelle sedi opportune, locali e nazionali, tre domande: se l'assessore Rustico conferma di essere uscito dal corteo al momento in cui la manifestazione è degenerata; se non era prevedibile quanto successo; infine, per quanto riguarda l'ordine pubblico, se sia stato fatto tutto il possibile per evitare l'accaduto». Totale, infine, la condanna dei giovani di Forza Italia. Scrive Daniele Lussana: «Ci discostiamo completamente da questo modo di fare politica che non rappresenta assolutamente la maggioranza della realtà giovanile bergamasca».
Queste le prime reazioni, all'appello manca Rifondazione Comunista. L'appuntamento è per questa sera in consiglio alle 17.45. Sul tavolo ci sono già due ordini del giorno. Oltre a quello della Margherita, ne è già stato presentato un altro da An: «Chiediamo – si legge nel documento firmato da Franco Tentorio e Alessandra Gallone – ai partiti che hanno aderito, o comunque hanno in qualche modo condiviso la manifestazione, di esprimere la loro piena condanna e il loro totale dissenso rispetto agli episodi di gratuita violenza accaduti». Due inoltre le richieste all'amministrazione: revocare immediatamente la convenzione appena stipulata con il centro sociale Pacì Paciana, che prevede la ristrutturazione dell'immobile (del valore finale di quasi un milione e mezzo di euro) e la sua assegnazione a canone super-ridotto, e destinare le somme previste per la ristrutturazione «alla riparazione o sostituzione dei beni comunali distrutti o danneggiati e al risarcimento di tutti i danni provocati a negozi, edifici pubblici e privati». Infine An – che chiede la costituzione di parte civile nel procedimento legale verso i responsabili degli atti vandalici – condanna il comportamento di Rustico «che da un lato non ha detto una parola di solidarietà ai ragazzi di Azione Giovani vittime della recentissima aggressione e dall'altro si è schierato platealmente con i giovani di sinistra che volevano "riprendersi la città"».
Emanuele Falchetti

Persino il questore cerca di riportare ai dati di realtà la questione:

Bufera sul questore. «Ma reagire era peggio»

Tremaglia chiede un'inchiesta ministeriale: perché le forze dell'ordine non sono intervenute? La replica di Longo: «Una nostra reazione avrebbe potuto avere gravi conseguenze»

Da un lato il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, esige spiegazioni e promette di far aprire un'inchiesta sull'operato del questore. Dall'altro il questore Salvatore Longo ribadisce che un intervento della forza pubblica per fermare gli atti vandalici di sabato avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Ben più gravi di scritte sui muri che, comunque, Longo non esita a condannare e per le quali – dice – potrebbero presto fioccare le denunce.
Quel che resta del corteo di sabato, organizzato dal centro sociale Pacì Paciana «Contro il nazismo e il fascismo - riprendiamoci la città», non sono soltanto scritte a bomboletta spray e vandalismi in mezza città, ma anche polemiche che potrebbero superare i confini di Bergamo e arrivare fino a Roma.
«Chiederò al più presto al ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu – ha dichiarato infatti Mirko Tremaglia – che venga aperta un'inchiesta sulla vicenda di Bergamo». Le accuse di Tremaglia sono precise: «Il questore – ha affermato il bergamasco ministro degli Italiani nel mondo – ci deve dire che disposizioni ha dato ai suoi uomini per la gestione del corteo di sabato pomeriggio in centro città. Perché, ad esempio, di fronte alle imbrattature di alcuni partecipanti sui muri del centro i poliziotti non sono intervenuti? Perché di fronte al principio d'incendio al tendone di un bar non hanno fatto nulla? Non credo che la colpa sia delle forze dell'ordine, intese come singoli agenti che si trovavano in servizio sul posto, bensì di chi ha gestito male la situazione». Un intervento della forza pubblica non avrebbe potuto far degenerare la situazione? «Quel che è certo – ritiene Tremaglia – è che non si può lasciare a nessuno la libertà di compiere reati e lordare la città. Altrimenti si corre il rischio di stabilire il principio che simili cose si possono fare senza ostacoli. Anche il sindaco, che è persona perbene, credo sia preoccupato da questa situazione: quella di sabato pomeriggio è stata una brutta pagina per la città. Mi auguro che i responsabili possano pagare per quanto hanno fatto».
Il questore, nell'occhio del ciclone, continua a dirsi tranquillo. Anche di fronte alla ventilata apertura di un'inchiesta sul suo operato: «Nella gestione dell'ordine pubblico – ha infatti ricordato Salvatore Longo, che per la cronaca ha seguito passo passo la manifestazione di sabato per tutta la sua durata – occorre calcolare i rischi che si corrono con un eventuale intervento della forza pubblica. È chiaro che il deturpamento di muri e gli atti vandalici sono fatti gravi e da condannare. Tutt'altra cosa è un intervento fisico in una manifestazione: occorre valutare il danno che si provoca con una reazione della forza pubblica nei confronti dei manifestanti, in pieno sabato pomeriggio. E in un centro affollato. Noi al corteo c'eravamo eccome, e con un grosso apparato impegnato, oltre che in manifestazione, anche nel presidio accurato di tutti i possibili obiettivi istituzionali e di partito: la Prefettura, il Comune, la sede di Alleanza Nazionale, "L'Eco di Bergamo". Abbiamo fatto una valutazione tecnica e preso una decisione che riteniamo giusta: un nostro intervento avrebbe avuto conseguenze ben più gravi di quanto è effettivamente accaduto sabato pomeriggio. Questo per chi ha esperienza nel nostro mestiere è fuor di dubbio».
Ma qualcuno pagherà per l'accaduto? Lo stesso questore promette però che sarà fatto di tutto per identificare e denunciare i responsabili degli atti vandalici di sabato pomeriggio, nonostante molti degli autori abbiano agito a volto coperto da maschere o passamontagna, mentre sporcavano muri o oscuravano a martellate le telecamere di videosorveglianza del Comune: «Coloro che si sono resi responsabili di questi atti – ha affermato Salvatore Longo – saranno identificati e denunciati: abbiamo i filmati della manifestazione. Siamo in contatto anche con altre questure, perché molti tra i manifestanti che si sono resi autori delle imbrattature provenivano da fuori Bergamo. Questo complica ovviamente le indagini». Secondo la Digos, in corteo c'erano oltre duemila manifestanti provenienti da tutta Italia: ci sarebbero stati arrivi da Milano, Brescia, Varese, Pisa, Livorno, solo per citare alcune città. E sull'inchiesta che Tremaglia intende far aprire, nessun commento particolare da parte di Longo, che conclude: «Mi sento tranquillo».
Vittorio Attanà

Ed ancora, ed ancora ed ancora…:

«Via Quarenghi ripiombata nella violenza»

Edifici sfregiati, vetrine imbrattate: neppure le pareti della chiesa di San Leonardo sono state risparmiate

Ha lasciato un segno profondo la manifestazione di sabato organizzata dai centri sociali e degenerata nel più becero dei vandalismi. Non solo sugli edifici sfregiati dalle scritte, sulle vetrine imbrattate di vernice, sugli antichi monumenti danneggiati senza il minimo rispetto, ma anche nell'animo della gente comune. Soprattutto in via Quarenghi c'è poco da stare allegri. È qui che i teppisti sembrano aver dato il peggio di sé.
A ventiquattr'ore dalla manifestazione le scritte tappezzano l'intera via. E la gente che legge certi slogan di pura violenza verbale e dal sapore vagamente anacronistico, che sembravano superati dalla storia - «fasci appesi», «foibe uguale giustizia», «morte al fascio e al padrone, viva la rivoluzione» - sembra chiedersi cosa c'entri tutto questo con i problemi - e non sono pochi - che già si trovano quotidianamente a vivere sulla loro pelle. Si domandano, per esempio, che forma di «solidarietà con i migranti» ci possa essere nello sfasciare le telecamere della videosorveglianza (due su tre) e nel tappezzare le vetrine dell'Unicredit con manifesti in cui si inneggia alla «rivolta globale».
«È incredibile - commenta Eugenio Fontana che lavora nella via e fa parte del comitato -, sembra di essere ripiombati a cinque anni fa, quando la nostra zona era diventata il simbolo di uno scontro politico che dovevamo subire in aggiunta ai disagi e al degrado in cui ci trovavamo e in cui, almeno in parte, ci troviamo tuttora».
Già, scontro politico: è sicuramente questo la scintilla che sabato ha innescato la spirale di vandalismo. Basta soffermarsi ancora sulle decine di scritte che, palazzo dopo palazzo, ti guidano come un ruvido filo d'Arianna lungo il tragitto compiuto dai manifestanti: «Divertiti alla faccia sua», recita un graffito con il volto di Fini in via Zambonate; «Via Giannino Zibecchi ucciso il 17 aprile 1975 dai Carabinieri» è la nuova denominazione sovrapposta alla targa di largo Medaglie d'oro; «No videosorveglianza, viva la lotta di classe» si legge su un muro di via XX Settembre. L'elenco è lungo e, soprattutto sui palazzi di Banca d'Italia e Bpu affacciati su viale Roma, si arricchisce con un autentico florilegio di scritte spray. Non c'è rispetto nemmeno per uno degli edifici più antichi del centro: altri due slogan imbrattano infatti la parete della chiesa di San Leonardo, tra largo Rezzara e via XX Settembre. Le sue origini risalenti all'XI secolo non sono bastate a sottrarla all'accanimento. In piazza Matteotti la tenda del bar Colleoni è ancora affumicata ed esibisce come una grande cicatrice il buco provocato dall'incendio legato al lancio di un fumogeno. Commenta il titolare: «Meglio stendere un velo pietoso».
E. Fa.

Dopo il corteo, la tv: scoppia il caso Rustico

L'assessore-calciatore ospite di «Quelli che il calcio» manda su tutte le furie il ministro Castelli

Scoppia il caso Rustico. Dopo la partecipazione dell'assessore-calciatore alla manifestazione organizzata dal centro sociale Pacì Paciana, che ha lasciato dietro di sé una scia di vandalismi, ieri il caso è arrivato alla tv nazionale, sollevando polemiche.
Rustico è stato ospite alla trasmissione «Quelli che il calcio», andata in onda nel pomeriggio su Raidue, e la cosa non è piaciuta al ministro della Giustizia Roberto Castelli, che ha chiesto l'intervento della commissione di vigilanza.
«Nel corso della trasmissione – afferma il Guardasigilli – i conduttori Simona Ventura e Gene Gnocchi avrebbero infatti dato spazio a un assessore comunale di Bergamo, Fabio Rustico, che sabato ha partecipato ad un corteo no global durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo».
«In questi giorni – continua il ministro – un canale televisivo nazionale sta lanciando un concorso su "cosa sei disposto a fare per andare in televisione". La risposta è molto semplice: basta partecipare a un corteo no global, uno di quelli dove i partecipanti imbrattano le città e si lasciano andare ad atti vandalici. È quanto è accaduto all'assessore del Comune di Bergamo che sabato ha partecipato al corteo del centro sociale Pacì Paciana e che ieri si è ritrovato in onda su un canale del servizio pubblico, omaggiato quale luminoso esempio di impegno sociale dall'ineffabile duo Gnocchi-Ventura».
«Devo ammettere che - aggiunge Castelli -, dopo quasi quattro anni di governo, non siamo riusciti a cambiare molte storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto, "ope legis", a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla. Spero che la commissione Rai intervenga su questa vicenda».
Su questa linea anche il vice presidente del gruppo di Forza Italia Antonio Leone: «È intollerabile – ha detto – che all'interno della trasmissione venga dato spazio a persone che, pur ricoprendo incarichi pubblici, partecipano a cortei no global compiendo atti vandalici e mettendo a soqquadro il centro della propria città».
Rustico, dal canto suo, ha spiegato: «È evidente che non condivido minimamente ogni forma di violenza - ha commentato - ma ero lì per sostenere il loro diritto a manifestare. Quando però ho visto che alcuni tra i manifestanti si lasciavano andare a episodi di violenza me ne sono andato».
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco Roberto Bruni: «Quanto alla partecipazione al corteo – ha dichiarato il primo cittadino – si è trattato di una scelta del tutto personale e privata, come lo stesso Rustico ha detto a me e ha ripetutamente dichiarato. Politicamente, può essere stata un'ingenuità e un'imprudenza. Ma ritengo che altro non gli si possa rimproverare».
Sulle critiche mosse dal ministro Castelli per l'intervento a «Quelli che il calcio»: «Non ho visto il programma – ha detto Bruni – ma immagino si sia parlato solo di calcio. Se così è stato, trovo le parole del ministro del tutto inopportune e fuori luogo».

«Città abbandonata al suo destino, qualcuno doveva fermare i teppisti»

Sorpresa, indignazione, amarezza. Questi i principali stati d'animo dei tanti lettori che attraverso lettere, telefonate e e-mail inviate al giornale, hanno voluto commentare i «frutti» della manifestazione di sabato pomeriggio.
Ci sono stati anche un paio d'interventi che hanno difeso il corteo, minimizzando l'accaduto, ma il resto è un fronte compatto, di cittadini che intendevano sfogarsi per essere rimasti «prigionieri» di una manifestazione che ha danneggiato Bergamo materialmente e moralmente. Accuse assortite anche a forze dell'ordine, amministrazione Bruni e all'assessore Rustico in particolare.
«È una vergogna - accusa un cittadino che si firma G. C. -: la manifestazione di sabato è stata l'ennesima dimostrazione di che persone abbiamo davanti: vandali che non riconoscono la legge, ma che dalla legge sono riconosciuti. Vedere la nostra città assaltata in quel modo è stato veramente un colpo al cuore: siamo stati costretti a subire di tutto senza neppure poter contare sulle forze dell'ordine».
Secondo Enrico Scarpellini «è deprimente che un assessore del Comune si sia messo alla testa di un corteo di teppisti coinvolgendo indirettamente le istituzioni nella serie di atti vandalici. Bergamo è sempre stata esempio di civiltà, rispettosa delle culture altrui, ma devo chiedermi se lo è ancora oggi, perché i segnali di cedimento all'estremismo e l'omertà verso le forze che si fondano sulla violenza e sulla discriminazione (nemici sono tutti quelli che non sono di estrema sinistra) stanno prendendo il sopravvento».
Un altro lettore, Filippo Cavalli, usa il sarcasmo: «Da oggi chiunque a Bergamo è autorizzato ad imbrattare muri e arrampicarsi con una scala e spaccare a martellate le telecamere pagate dai cittadini. È ciò che è successo sabato sotto lo sguardo dell'assessore Rustico. Che tristezza assessore: si faccia un esame di coscienza e sappia che chi l'ha votata e l'ha vista incapace di muovere un dito, si è davvero vergognato… soprattutto per lei».
Non è d'accordo un altro lettore, che si firma «un pacifico manifestante», e si chiede: «Dove sono state le tanto acclamate violenze? Mi potreste spiegare il significato di violenza? È forse - dichiara provocatoriamente - la limitazione della libertà della "Bergamo bene" di fare shopping?».
Rincara invece la dose Nadia Giasini: «A forza di essere rispettosi delle idee altrui, ci ritroviamo a essere vittime di scriteriati che si permettono di distruggere quanto noi con sacrificio abbiamo costruito. Come identificare i vandali? Le autorità potrebbero farlo attraverso filmati e foto, ma è molto più comodo sostenere che "si è registrato solo qualche disagio". Quanto all'assessore allo Sport, invece di fuggire, avrebbe dovuto adoperarsi per calmare gli animi».
Altra voce fuori dal coro è invece quella di Daniele e Marco Pendezzini che ci accusa di «disinformazione», invitandoci «a condannare gli agguati fascisti in cui si accoltella la gente», anziché occuparci di qualche «scritta sui muri».
Infine un giovane che si firma Diego B. intende ironicamente congratularsi «con la giunta comunale: ho assistito alla demolizione con un bel martello di una telecamera da parte di un manipolo di personaggi e vi assicuro che è stato uno spettacolo mortificante. Vorrei sapere chi pagherà i danni di questi signori».

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Quest'ultimo articolo de L'Eco di Bergamo mostra il vero obbiettivo della montatura giornalistica: colpire la giunta di centro sinistra più a fondo possibile. In questo il giornale fa da sponda alla destra istituzionale. A che pro? Dare una spallata alla giunta Bruni, sperando che sia decisiva.. In qualunque altro paese d'Europa un'ingerenza di questo tipo dei media nella dialettica politica sarebbe intollerabile. Ma in Italia, con Berlusconi al governo, non è solo possibile ma anche sacrosanto. Rabbrividiamo..

Rustico si scusa con la città
Belotti: in corteo anche Amorino
Dopo la manifestazione di teppismo degli inquilini del Centro sociale Pacì Paciana, l'assessore allo sport e alle politiche sociali del Comune, Fabio Rustico, si scusa con la città e con i compagni della maggioranza. Stando a quello che dice Daniele Belotti - «alla manifestazione c'era anche l'assessore Amorino» - Rustico avrà anche sbagliato a marciare in testa al corteo convinto (poveretto) che quelli fossero compagni invece che teppisti, si è fatto «massacrare» dalle polemiche, ma ha avuto il coraggio di presentarsi, ammettere l'ingenuità (piuttosto grave), porgere le scuse alla città, dicendosi pronto ad affrontare le conseguenze (dimissioni?).
Ma se è vero che fra la teppa in corteo c'era intrufolato anche l'assessore all'ecologia Fausto Amorino, allora c'è chi ha perso la faccia ma ha conservato la dignità, e chi, invece, ha nascosto la faccia, perdendo la dignità.

Quella di oggi, insomma, è stata a giornata delle scuse e della «rivelazioni». Rustico ha dato libero sfogo all'amarezza e si è rivolto ai cittadini.
«La mia è stata una leggerezza politica - ha detto Fabio Rustico - e non posso fare altro che chiedere scusa ai cittadini per i disagi subiti, ma anche all'opposizione e a tutta la mia amministrazione. So che per gli altri, così come per me stesso, è difficile capire la differenza tra il mio essere politico e le mie scelte personali. In questo momento provo solo amarezza politica e pagherò tutte le conseguenze di quanto è accaduto». Parole che hanno il sapore di possibili dimissioni, poco prima dell'inizio del consiglio comunale in programma questa sera.

Il «caso» Amorino - Ma, come dichiarato dal capogruppo consiliare leghista Belotti, alla manifestazione avrebbe partecipato anche un altro assessore: Fausto Amorino. «Condanniamo la copertura politica data alla manifestazione - ha tuonato in Consiglio comunale Belotti - e chiediamo di sapere con certezza se anche l'assessore Amorino ha partecipato al corteo, dall'inizio alla fine, come ci hanno riferito. In caso contrario ci aspettiamo una smentita da parte dell'assessore all'Ecologia».

E Bruni prende coraggio - Intanto a parlare c'è anche il sindaco Bruni: le sue sono parole di condanna e il primo cittadino è pronto a costituirsi parte civile contro i responsabili degli atti vandalici avvenuti in città. «In progetto c'è anche un incontro con il Prefetto per analizzare la situazione e i continui e preoccupanti fenomeni di violenza giovanile - ha detto Bruni -. Intanto mi aspetto le scuse del Pacì Paciana: è l'unica modalità per continuare un percorso di dialogo con il Comune di Bergamo da parte del centro sociale». Poi Bruni condanna anche la scelta di Rustico di partecipare alla manifestazione di sabato: «L'assessore alle Politiche giovanili è stato ingenuo e imprudente e avrebbe dovuto almeno informarmi prima di aderire alla manifestazione» ha detto il sindaco.

(14/02/2005)


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:::15-02-2005:::

Per il terzo giorno L’Eco di Bergamo dedica ampio spazio al corteo di sabato (praticamente tutta la cronaca cittadina!!). Oggi sono 9 articoli di giornale. Per il terzo girno la questione “guadagna” la prima pagina :

Rustico si scusa e scoppia il caso Amorino
L'assessore allo Sport si dissocia dai raid, ma al corteo c'era anche il collega. La maggioranza fa quadrato

Un momento così difficile forse non l'ha vissuto nemmeno quella volta a San Siro quando si trovò davanti Ronaldo. Ma non quello di oggi, un filo imbolsito: quello che partiva palla al piede e finiva in rete coast to coast. Quella volta, era il 1998, Fabio Rustico lo fermò con un fallaccio a metà campo e la sua partita finì lì, con il rosso dell'arbito. Questa volta il rosso è arrivato dal lato delle opposizioni di Palafrizzoni, ma il terzinassessore è rimasto in campo. Dicendo la sua e chiedendo scusa per quanto successo sabato alla manifestazione del Pacì Paciana.
Chiaro che Palafrizzoni non è San Siro, ma dal centrodestra ieri sembravano tutti centravanti di sfondamento. Con una punta più avanzata, quel Daniele Belotti consigliere del Carroccio e ultrà della Nord. Uno che di solito Rustico è abituato ad avere, se non accanto, almeno alle spalle. Comunque non di fronte. Uno che senza mezze parole ha ricordato al terzinassessore che il sindaco gli aveva dato del «tetolòt» per la sua presenza di sabato in corteo. Il Belotti: uno che i centri sociali in genere, e il Pacì Paciana in particolare, li ha sempre visti come il fumo negli occhi. Ma ieri c'era qualcosa di più, qualche ruggine in più con Rustico, e il raid teppistico di sabato non bastava a spiegare tutto. Dubbi che hanno trovato conferma quando Rustico ha preso la parola e tra i vari

Bruni: il Pacì Paciana condanni i raid
Dopo la gaffe di Rustico, che si scusa, Belotti smaschera Amorino: c'era anche lui al corteo Il sindaco invita a non strumentalizzare e conferma la totale fiducia ai due assessori

Continua dalla prima pagina:
passaggi ha chiesto scusa anche al Belotti. «Per essermi appropriato della sua idea di dare il nome dello stadio ai Bortolotti». E a quel punto tutto è stato molto più chiaro: c'era anche dell'altro in quel duello. Non che non bastasse l'affaire Pacì Paciana, beninteso: una patata bollente che porta l'assessore allo Sport (e alle Politiche giovanili) a chiedere scusa per i fatti di sabato. «Mi sento responsabile anche nei confronti dei cittadini: mi rendo conto di avere creato dei problemi anche all'amministrazione. Il mio è un distacco netto, mi dissocio: è l'ho detto anche a loro». Che altri non sono che i ragazzi del Pacì Paciana: «Mi sono arrabbiato con loro, perché se non erano in grado di controllare una manifestazione non dovevano organizzarla: è stato controproducente».
Ma questo non significa una chiusura al dialogo: «Io credo che dove ci siano realtà problematiche e contraddittorie sia un dovere politico confrontarsi. Mi avevano avvertito che avrebbe potuto essere controproducente confrontarsi con il Pacì Paciana, e sabato prima della manifestazione ho anche pensato di non andarci. Ma dopo le violenze che avevano subito ho pensato che fosse umanamente importante essere lì». Anche se «la mia cultura mi porta a farmi identificare con tutti quei cittadini che hanno assistito ai fatti, e mi discosto da tutti quei fatti che mi hanno fatto realmente vergognare». Fermo restando «la legittimità della manifestazione» e qualche bacchettata ricevuta: «Mi hanno dato dell'inesperto e dell'ingenuo, e probabilmente è vero».
E tutto sommato a Fausto Amorino, collega all'Ecologia, va anche peggio, visto che sul finale del suo «j'accuse» il Belotti tira fuori il coniglio dal cilindro: «Anche lei sabato era alla manifestazione. Quindi gli assessori erano due: uno ingenuo e l'altro vigliacco. Perché qui siamo di fronte a un atto di vigliaccheria politica. Chiedo ad Amorino e al sindaco come ci si senta ad aver lasciato Rustico a fare da parafulmine». E ricordando il famoso blocco mattutino delle auto, il pasticcio della nevicata di gennaio e il Pacì Paciana show, il Belotti getta un occhio al calendario e arriva a una conclusione in salsa Tricolore: «Prima il mercoledì verde, poi il giovedì bianco e infine il sabato rosso». Rustico e Amorino, due assessori, una sola richiesta: «Dimissioni».
Amorino incassa e fa ammenda, magari non in modo così inequivocabile come Rustico, ma la fa: «Non ho mai avuto buoni rapporti con quel centro sociale: ritengo comunque sia un luogo di positiva aggregazione. Pensavo che la manifestazione potesse far crescere un nuovo rapporto con la città e invece sono cresciute nuove barriere. Per stupidità, o magari per una sapiente regia di chi è venuto da fuori, perché tutti hanno capito che non è stata gente del Pacì Paciana a creare i problemi». Fatto sta che ora il centro di via Grumello «rischia l'isolamento» per colpa di qualcuno che Amorino definisce «pseudorivoluzionari». E a se stesso rimprovera «di non avere avuto il coraggio di contrastare questi episodi, ma era gente che non conoscevo». E dopo aver condannato le scritte «che in sé mi danno fastidio, in più alcune erano aberranti e non so se sia l'aggettivo adatto», il titolare all'Ecologia invita a «ricominciare al confronto».
Aspetto toccato anche dal sindaco, che conferma «piena fiducia a Rustico e Amorino» e avvisa il centrodestra: «Per condannare la violenza bisogna avere credito e non strumentalizzare certi episodi a fini politici. Serve una condanna seria che non diventi strumento di polemica» E Bruni ricorda «che non esiste violenza buona e violenza cattiva: è sempre cattiva. Dobbiamo essere capaci di condannarla senza se e senza ma». Cosa che magari la sua stessa maggioranza non ha fatto in modo sempre chiaro nel dibattito di ieri. Ma su una cosa Bruni non transige: «Il diritto di manifestare è costituzionalmente garantito». Certo, qualcosa andrà rivisto «come orari e modalità delle manifestazioni». E anche il rapporto con il Pacì Paciana: «L'interlocuzione sarà possibile solo se condanneranno quanto successo. Credo molto in questo dialogo se vogliamo impedire che questi giovani prendano una deriva sbagliata». Nell'attesa si fanno i conti: 65 mila euro di danni alle telecamere e 11 mila per le scritte sugli immobili. Il saldo in rosso di un sabato da dimenticare.
Dino Nikpalj


Continua la polemica contro l'assesore Rustico:


Rossi: Fabio non può fare tutto
L'allenatore sul terzino-assessore: «I professionisti devono dedicarsi al calcio al 100%»

«Rustico deve decidere cosa vuole fare da grande, perché secondo me non riesce a fare insieme il calciatore e l'assessore. Nel professionismo bisogna dedicarsi al cento per cento all'attività sportiva».
Poche parole, in perfetto stile Delio Rossi. Toni distesi, sorriso sulle labbra. Ma quando parla, il mister, non parla mai a caso. Come ieri, quando davanti ai microfoni di Bergamo Tv l'allenatore nerazzurro ha detto chiaro e tondo quel che pensa del cosiddetto «caso Rustico».
E cioè, che assessore e calciatore insieme non si possono fare. Perché se fai il calciatore in serie A ti devi allenare sempre, e se anche salti un allenamento ogni tanto tutto il lavoro va a gambe all'aria. Questo il senso delle dichiarazioni di Rossi, che pure nelle scorse settimane aveva accarezzato l'idea di rimettere in campo Rustico - in panchina contro la Juventus - in un impegno di campionato, forse contro l'Inter. Ma poi un acciacco ha messo fuori gioco il terzino-assessore e l'ipotesi di rivederlo titolare è svanita.
Del «caso Rustico» in casa atalantina non si parlava dallo scorso dicembre, quando la società - di fronte ad alcuni allenamenti saltati dal giocatore per gli impegni istituzionali - pareva intenzionata a rivolgersi al Collegio arbitrale della Lega per risolvere il contrasto. Rustico replicò invitando la società a dialogare, ma dicendosi anche pronto, in caso di muro contro muro, a intentare una causa per mobbing, vedendosi escluso dalle riunioni di squadra e vedendo definito «destabilizzante» il suo comportamento nello spogliatoio. Ma il tutto si risolse in un gran polverone. La vicenda si è trascinata per altri due mesi. Fino alle parole di ieri di Delio Rossi: «I professionisti devono dedicarsi al cento per cento alla loro attività». Dette da un signore che per il calcio vive a Zingonia, in una camera sopra gli spogliatoi.
Ro. Be.

Apparizione in tv: è guerra maggioranza-opposizione

Non accenna a placarsi la polemica sulla partecipazione dell'assessore Fabio Rustico alla trasmissione domenicale di Raidue «Quelli che il calcio». Il ministro Roberto Castelli, che aveva dato «fuoco alle polveri», ieri ha precisato: «Non ho nulla contro l'assessore Rustico: risponderà agli elettori delle sue azioni. Sono indignato perché si è costretti a pagare il canone Rai per vedere la propaganda degli avversari politici. Questo signore è stato infatti "santificato" su un canale Rai pagato anche con i miei soldi». E mentre il collega bergamasco di Forza Italia Giorgio Jannone giudica «inopportuna la presenza di Rustico in un programma tv poche ore dopo essere stato alla guida di un corteo che ha seriamente danneggiato il centro di Bergamo», c'è invece chi difende la scelta dell'assessore, a cominciare dall'eurodeputata bergamasca dello Sdi Pia Locatelli: «L'idea che la libertà di stampa sia nelle mani di persone come il ministro Castelli fa venire i brividi: Rustico era al posto giusto in una trasmissione dedicata all'intrattenimento sportivo, Castelli sbaglia». Concorda Mauro Bulgarelli dei Verdi secondo cui «prosegue la caccia all'uomo di esponenti di questo governo contro sportivi che non nascondono il loro impegno sociale», mentre il diessino Giuseppe Giulietti sostiene che «il ministro Castelli ha fatto sentire la sua voce "padana" contro la presenza del calciatore in tv per la sua precedente partecipazione ad iniziative alle quali erano presenti anche "estremisti". Siamo ancora in attesa di sentire la voce "italiana" del ministro contro l'incredibile manifestazione contro i giudici che si è svolta a Verona».


Ancora articoli sulla manifestazione


Lo sfogo dei lettori «Un sabato incivile»

Da una condanna senza appello a una riflessione sui modi per esprimere le proprie idee fino alla richiesta di dimissioni dell'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico e di quello all'Ecologia Fausto Amorino. Già, c'era anche lui sabato in corteo. Ma anche un invito a non «esagerare»; un richiamo alle forze dell'ordine «per quello che non hanno fatto». Un elettore di Bruni si dice persino pentito del suo voto: «Sono un uomo di sinistra che quasi quasi arriva a rimpiangere l'ex sindaco Cesare Veneziani». E spiega il perché: «Domenica sono rimasto sgomento dell'atteggiamento tiepido del sindaco. Essere democratici significa difendere la propria città, i valori davanti alla degradazione violenta e incivile. Anche quando provengono da chi ti ha votato. Perché Bruni è il sindaco di tutti, anche di chi il sabato osa passeggiare tranquillo in centro. Si ricordi che tante di queste persone "normali e silenziose" gli hanno accordato fiducia, non solo i teppisti del centro sociale. Inizio a rimpiangere l'ex sindaco Veneziani».
I lettori continuano a intervenire a tutto campo sulla manifestazione di sabato del Pacì Paciana. «Bergamo ha vissuto la giornata più "schifosa" che la democrazia possa sopportare per una città civile – calca la mano Adriana Tomasoni – Grazie al sindaco e all'amministrazione per averla autorizzata. E la polizia, i carabinieri, i vigili? Non hanno mosso un dito. Abito a Bergamo da 20 anni ma una cosa del genere non l'avevo mai vista».
Non meno dura la reazione di un altro lettore: «Sono un manipolo di "figli di papà" che giocano a fare i "partigiani ribelli". Bergamo non è mai stata e non sarà mai loro, perché appartiene a chi con umiltà e sacrifici si impegna a tenere alto il nome di questa città». C'è anche un accenno alla manifestazione di due sabati fa degli ultras: «È bene ricordare che 15 giorni fa si è tenuta una manifestazione della Curva Pisani dove tutto è filato liscio». Per Renato Marabini si tratta di «senso civico» e di capire fino a dove ci si può spingere per portare avanti le proprie convinzioni. «Dobbiamo distinguere cosa è possibile fare per portare avanti le proprie idee e cosa deve essere evitato – scrive –. Io posso scegliere a quali dibattiti partecipare, posso scegliere quali comizi ascoltare, quali giornali comprare: l'unica cosa che non posso scegliere e che devo invece subire sono le iniziative come quelle di sabato. Mi chiedo quale sia l'interpretazione che il Pacì Paciana dà a concetti come democrazia e rispetto delle regole. La domanda è una sola: dovremo ancora subire manifestazioni di questo tipo?».
E c'è chi se la prende con Fabio Rustico. «Dimissioni e subito – è l'opinione di Davide Rovetta – Partecipare alla manifestazione di sabato prima e alla pagliacciata domenicale di Ventura & C.».
Altri però cercano di smorzare i toni: «Prendersela così fino a farne un caso nazionale mi sembra un'esagerazione. Ma il degrado della città sono solo le scritte? Va bene, non andavano fatte. Ma che dire delle centinaia, se non migliaia, di adesivi della Lega messi sui cartelli della segnaletica stradale?». Dello stesso parere Aldo Galli : «In merito ai fatti di sabato, penso che si stiano sprecando troppe parole». Per lui «basterebbe prendere i responsabili dei danni e costringerli alle riparazioni. Oltre che punire bisogna educare». E Miris Baldi : «Non ho mai scritto su un muro né ho gettato della carta per strada, ma i toni mi sembrano francamente al di fuori della realtà. A meno che vogliamo sostenere che quattro starnuti fanno una polmonite».


Scritte e telecamere: danni per 76 mila euro

Su per giù 76 mila euro. È la prima stima dei danni lasciati alle spalle dalla manifestazione di sabato del centro sociale Pacì Paciana. È il sindaco Roberto Bruni, nel suo intervento di ieri sera in Consiglio comunale, a rendere noto il bilancio. Si tratterebbe di 65 mila euro per riparare le telecamere devastate, tra via Quarenghi e piazzale Matteotti. In particolare sono 3 le telecamere danneggiate in maniera irreparabile, e quindi da sostituire; 2 quelle danneggiate ai cavi elettrici, da aggiustare. E altri 11 mila per ripulire i muri imbrattati. Il sindaco non ha fornito una tempistica degli interventi (la fontana di piazza della Libertà è già tornata «linda», vedi foto), ma si è li

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