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Per fortuna sono servi veri.
by mazzetta Monday, Mar. 07, 2005 at 12:48 PM mail:

A volte, che siano veramente schiavi, è un bene.


L'incredibile conclusione della vicenda di Giuliana Sgrena deve ancora terminare di dispiegare i suoi effetti sulla nostra politica interna, ma già possiamo riflettere su uno scampato pericolo.

La coazione servile del centrodestra è stata messa a dura prova, na ha superato con slancio l'ostacolo dopo un primo momento di spaesamento dovuto all'enormità tragica degli avvenimenti di venerdì.
Prodi e la coalizione avversaria possono tirare un sospiro di sollievo, gli strateghi avversari hanno mancato un gol a porta vuota, e la partita resta aperta.

Se Berlusconi fosse veramente uno statista per il centrosinistra sarebbero guai grossi; fortunatamente per loro, quanto sfortunatamente per il paese, Berlusconi è un nano politico, ormai troppo legato alla falsa narrazione della realtà che è riuscito a costruire negli anni attraverso l'occupazione dei media, per potersi permettere di improvvisare il copione.

La miopia della maggioranza in questa vicenda è spiegabile solo con l'esistenza di un incredibile servilismo verso l'amministrazione Bush, e con la paura di ritrovarsi un paria internazionale un volta abbandonato il (poco) fido alleato americano.
Per Berlusconi la vicenda Sgrena poteva essere una fantastica occasione per ritirare gran parte delle truppe dall'Iraq, lasciando magari una striminzita rappresentanza per onor di bandiera, e approfittare così di una exit strategy che il caso ha porto al nostro paese senza che la meritasse. Grandi per lui sarebbero stati i vantaggi, e non solo elettorali, pochissimi i rischi.

Non era difficile, per un teatrante senza scrupoli del suo pari, improvvisarsi offeso insieme all'onore nazionale, e dichiarare un ritiro, magari formalmente temporaneo, invocando la sparizione delle condizioni che avevano impedito la bugia colossale della "missione di pace" italiana in Iraq, o una pausa di riflessione in attesa di ricevere dagli americani segnali di un cambiamento nella strategia in Iraq.

Non era difficile, immagino, spiegare a Giorgino che questa storia lo mette in enorme difficoltà con le elezioni alle porte, elezioni che una volta perse significherebbero un allontanamento dell'Italia da Bush ben più marcato.
Non era difficile spendere il sangue di Calipari come la goccia che trabocca il senso della partecipazione in Iraq.
Non era difficile far presente a Giorgino che i nostri soldati rinchiusi nelle basi irachene o sprofondati in poltrona a casa loro hanno la stessa utilità. Facile invocare, sottovoce, i costi della missione come insostenibili.

Grande vantaggio ne avrebbe tratto la CDL, grande scorno per Prodi ed i suoi, ancora pochi giorni fa balbettanti nel loro insieme sulla questione del ritiro, e anche in queste ore timorosi di essere indicati come poco sensibili all'unità nazionale nei momenti di difficoltà.
Le conseguenze di un ritiro berlusconiano avrebbero potuto essere elettoralmente fatali per la sinistra; un rovesciamento del tavolo dal quale sarebbe stato difficile riprendersi, capace di mantenere premier Silvio, nonostante le devastazioni che ha procurato al paese in questi anni.

Invece, nulla.

Nulla perchè la partecipazione italiana in Iraq non nasce da un genuino interesse per l'Iraq, o per la situazione mediorientale, ma dal desiderio servile di godere della considerazione e protezione dei grandi Stati Uniti.

Certo, come protezione lascia un pò a desiderare, e la considerazione deve essere davvero minima, se il nostro nano politico riceve attenzioni da Bush in misura significativamente inferiore a quella riservata non solo agli alleati spagnoli (un tempo), polacchi o di altre nazioni che si vorrebbero d'importanza e lustro inferiore alla nostra; ma anche a quella riservata a paesi ostili all'avventura come Francia e Germania.
Considerazione davvero ai minimi storici, se dopo aver contribuito anche allo sdoganamento di Gheddafi, le nostre aziende hanno dovuto lasciare completamente il campo petrolifero libico alle aziende americane, accontentandosi di vendere un po' d'armi al dittatore, attentatore confesso.

Si, i servi difficilmente riescono a farsi apprezzare, nella vita come in politica.
In Italia ci sono un sacco di servi di questo genere, e si vede.
Come non notare, anche in questo caso, l'incredibile servilismo di Mimun, capace da direttore del TG1 di bucare la notizia dell'assassinio di Calipari mentre tutti gli organi di informazione mondiale la davano con grande evidenza; come non notare il servile atteggiamento di AN, nella persona del nostro ministro degli esteri Fini, che scodinzola chiedendo tempo affinchè l'alleato riesca a mettere insieme una versione decente, dignità zero, alla faccia del ritorno della Patria con la maiuscola.

Servi dei servi, incapaci di maneggiare l'imprevisto copione che il destino beffardo ha porto loro. Una schiera di manutengoli che si affanna a fare muro, che chiede a gran voce di non mescolare la tragedia della morte di un servitore dello stato (non un servo, da quello che abbiamo saputo di lui), con le responsabilità che quello stesso stato si è assunto portando il paese in guerra.

Servi dei servi, utili idioti, quelli che insultano Giuliana; quelli che parlano del denaro del possibile riscatto, come di una spesa da addebitare ai nemici della guerra; quelli che come Scalfari pensano di avere in mano la verità e dicono che ha sbagliato Giuliana, ha sbagliato Calipari e hanno sbagliato gli americani, zero a zero e palla al centro; la colpa è degli stupidi, quelli che pensano che in guerra queste cose non succedano.

Noi stupidi, quelli che le guerre non le vorrebbero; quelli che si chiedono fin dall'inizio dell'occupazione che cazzo di democrazia stiano portando gli americani in Iraq.

Stupidi che non capiscono che alle manifestazioni pacifiche bisogna rispondere aprendo il fuoco sulla folla; che non capiscono l'utilità delle torture; il valore didattico delle rappresaglie americane dopo gli attentati, durante le quali i G.I. si vendicano crivellando a caso le auto di passaggio; che non capiscono il valore strategico delle commesse affidate alle aziende americane che derubano gli iracheni; che non capiscono come la censura militare ci eviti gli orrori serviti insieme alla pasta durante i Tg; che non capiscono che l'Iraq deve essere governato con il pugno di ferro e con un governo fantoccio per il suo bene.

Noi, fieri di essere stupidi, che ogni giorno ringraziamo di non averci fatto intelligenti come Calderoli, che oggi accusa gli iracheni di aver provocato la tragedia segnalando come un'autobomba l'auto sulla quale viaggiavano i nostri agli americani.
Una genialata per inventare la quale ci ha messo oltre 72 ore e la consueta faccia come il culo, incurante del piccolo particolare rappresentato dalle versioni finora fornite degli americani, non abbastanza furbi e svelti da inventarsi una tale bestialità al volo.

Per una volta, ringraziamo i servi; ringraziamoli di cuore e speriamo che rimangano tali fino al compimento del loro meritato suicidio politico.





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