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Comunicato del gruppo anarchico "Libertad"
by IMC Italy Friday, Aug. 30, 2002 at 10:13 AM mail:

I>Questo comunicato é stato redatto da un gruppo anarchico di Buenos Aires che esiste da alcuni anni. Tra le altre cose in questo periodo ha preso la decisione di tirar su una Cruz Negra Anarquista a Buenos Aires. Lo stesso gruppo edita la revista Libertad. Scritto con la lucidità e la franchezza di chi è sceso in piazza...

Buenos Aires 31 dicembre 2001
Compagni/e e amici/che:
Vista la mancanza di informazione indipendente e le falsitá che la propaganda dei "media" a proposito della situazione argentina e specialmente a proposito della criminalizzazione di tutti gli individui che hanno resistito e combattuto contro la repressione poliziesca, vogliamo farvi arrivare queste linee a proposito di ció che realmente é accaduto.
Anche se lo sfruttamento esiste da sempre in Argentina, negli ultimi anni la situazione dei lavoratori ha continuato a peggiorare, fino ad arrivare, oggi, ad un punto mai visto. L'applicazione del modello neoliberale ha mostrato la faccia piú selvaggia dello sfruttamento capitalista, con un altissimo livello di disoccupazione, educazione e salute pubblica ridotti a uno stato penoso (come sempre..), un altissimo costo della vita, i salari piú bassi nella storia, quando la moneta, essendo equiparata al dollaro, tiene il suo stesso valore. Di conseguenza, é impossibile vivere con stipendi da 150 pesos mensili quando i prezzi sono da USA.
Nella prima settimana di Dicembre alcuni settori industriali, finanziari, sindacali e dell' opposizione peronista al governo di De la Rua, hanno iniziato a sobillare a proposito della desvalutazione del peso contro il dollaro, che ha provocato la fuga di alcune decine di miliardi di dollari mettendo in crisi il sistema finanziario. Questo denaro é stato ritirato da grandi gruppi economici e delle alte sfere del potere, messi al corrente a tempo debito dagli stessi banchieri. Il governo e il ministro dell'economia Domingo Cavallo (riciclato della dittatura militare e del governo menemista) prendono la misura di sopprimere i pagamenti in liquido, imponendo un limite di 250 pesos (o dollari) settimanali per i ritiri in banca. La mancanza di liquido ha provocato la caduta a picco delle attivitá commerciali, file interminabili nelle banche e rotture nelle catene dei pagamenti. Il malcontento popolare é andato cresciendo, malcontento che giá s'era fatto vivo nelle ultime elezioni di ottobre nelle quali, nonostante il voto sia obbligatorio in argentina, l'astensione, i voti annullati e in bianco superarono il 30%.
Il partito "Justicialista" (peronista-menemista) ha trameggiato, appoggiato dalla CGT quella ufficiale e quella dissidente (sindacato maggioritario, peronista, che conserva una ala "dissidente"), per destabilizzare e far cadere il governo di De La Rua e tornare al potere (cosi come fece nell'89 facendo cadere il governo dei radicali di Alfonsin) che avevano lasciato nel '99. Attraverso dei suoi dirigenti di quartiere ha incitato i primi saccheggi nei supermercati (cosa che si sussurrava che fosse buona cosa fare giá da un paio di mesi...), i quali nel giro di due giorni si sono velocemente diffusi sfuggendo clamorosamente al controllo di chi li aveva organizzati. La partita gli é sfuggita di mano: come si sa, chi gioca col fuoco, si brucia.
In un paese dove ci sono 4 milioni di disoccupati e 14 milioni vivono nella povertá e nel quale gli shopping ed i centri commerciali nel miglior stile consumista esibiscono nelle vetrine i prodotti piú cari ed il piú selezionato cibo di natale per la gente agiata, arricchita durante la dittatura e piú tardi con le privatizzazioni e le tangenti dell'epoca Menem, i saccheggi si sono presto convertiti in un atto di massa in tutte le zone piú povere. Si portavano via carrelli e buste della spesa con carne, pasta, pannolini, prodotti casalinghi ma anche lavatrici, frigoriferi, stereo, televisori... qualsiasi cosa.
Il 19 di dicembre la polizia ha iniziato a reprimere duramente. Le grandi catene di supermercati hanno iniziato a distribuire buste di cibo per non essere saccheggiate (buste di cose per meno di 5 dollari cadauna davanti a miliardi in perdide nelle espropiazioni). Ma nemmeno in questo modo ha cessato l'effetto "contagio". La situazione si é fatta piú difficile e intorno alle 23 dello stesso giorno il presidente De la Rua ha decretato lo stato di sitio in tutto il paese per 30 giorni, la polizia é rimasta nei commissariati, e la "casa rosada" (dimora del presidente) e il congresso protetti da forti dispiegamenti di polizia.
immediatamente "los cacerolazos" (battere pentole e quant'altro per protestare) iniziarono a suonare dalle finestre dei quartieri di buenos aires. Se fino a quel momento la protesta si era concentrata nelle zone piú povere, adesso sono anche le "classi medie" a uscire per strada.
Alcuni non avevano soldi, altri non ne potevano disporre. La gente si é concentrata in modo spontaneo nelle strade, uscivano nelle piazze donne uomini con bambini, anziani, giovani, altri che mentre tornavano a casa dal lavoro per cenare, decidevano di rimanere in strada e spontaneamente iniziavano a confluire verso la piazza del Congresso e plaza de Mayo, parlamento una, residenza del presidente l'altra... lo Stato. Gli argentini sono stanchi della miseria a cui sono sottomessi da anni e per la prima volta, mettendo da parte i suoi leader e dirigenti tradizionali, si sono autoconvocati attraverso "los cacerolazos", o di bocca in bocca, chiamandosi al telefono, facendo blocchi stradali, e attraverso la difussione per radio e tv delle mobilitazioni si é generato un effetto contagio. Se ció che pretendeva il governo con lo stato di sitio era che la gente si chiudesse in casa, ha ottenuto perfettamente il contrario. Ma quel che é iniziato come una manifestazione pacifica al grido di "el estado de sitio se lo meten en el culo" che rimbombava in tutta Buenos Aires assommandosi al baccano di pentole sbattute, clacson impazziti di macchine e taxi che si univano, é divenuto verso le 3 della notte una immensa nuvola di gas lacrimogeni e incendi bucata da pallottole di gomma, devastazioni, centinaia di detenzioni, per finire con la rinuncia del ministro dell'economia Domingo Cavallo. Il mattino seguente, plaza de Mayo si riempe nuovamente di gente. Inizia tutto un'altra volta pacificamente, si sentiva "cacerolazo", e partecipavano bambini, pensionati... Oltre allo stato di sitio ora si ripudiava anche la repressione del giorno prima. Le grida di disprezzo non risparmiavano nessun partido politico, inclusa l'opposizione di sinistra, e non si é permesso (come la notte prima e nei giorni prima) che fossero innalzate bandiere o striscioni di partiti. Il MAS, il PTS, il PO, Izquierda unida (PC e MST) hanno avuto un compartamento vergognoso, anche se alcuni militanti di questi partiti non hanno resistito al contagio e hanno partecipato individualmente, davanti l'inerzia delle proprie organizzazioni. Alcuni gruppi organizzati hanno preso parte, senza identificazioni "partidarie", e molti sono stati i compagni anarchici.
Il discredito della politica risulta straevidente. In Plaza de Mayo era evidente anche il ripudio verso le dirigenze sindacali (vere e proprie mafie organizzate e in grandissima maggioranza peroniste), il settore industriale (incluse le banche), tutti i politici e i funzionari tanto del governo come dell'opposizione e le forze dell'ordine. De la Rua si trovava nella casa Rosada e a mezzogiorno da l'ordine di "ripulire la piazza". Cosí che gli sbirri si sono lanciati indiscriminatamente sulla gente, portandosi via gli arrestati trascinandoli per i capelli. Durante tutto il pomeriggio i manifestanti hanno resistito e tenuto la piazza. I lacrimogeni, le pallottole di gomma, le cariche li facevano retrocedere ma immediatamente innalzavano altre barricate e srotolavano fil di ferro lungo le strade per impedire il passo ai cavalli e tornare verso la piazza. La gente ha bloccato tutti gli accessi infrentandosi contro la polizia mentre al centro las madres de plaza de Mayo e altri gruppi pacifisti venivano violentementi sgomberati dalla polizia ormai completamente fuoricontrollo.
Verso le 18 il centro di Buenos Aires risultava spaccato in due, la parte dall'avenida 9 de Julio verso plaza de Mayo era sotto controllo della polizia mentre dalla stessa avenida verso il Congresso la gente riempiva le strade e alzava barricate. Nella 9 de Julio continuavano gli scontri tra il fumo delle barricate e dei lacrimogeni (usati alcuni che scadevano nell'83 o giu di li, e altri modernissimi con un fumo invisibile perfettamente trasparente...) tra il rumore delle marmitte dei motoqueros (sindacato indipendente nato da poco di giovani motociclisti che lavorano con le consegne, molto agguerriti e ben organizzati, a piú riprese si sono scagliati con le moto contro gli schieramenti della polizia, cavalli compresi, mentre subito dietro altri gruppi attaccavano lanciando pietre e molotov, tra loro si contano due morti-n.d.t.-) che scorribandavano burlando la repressione. Li, arrivavano blindati e jeep della polizia sparando dai finestrini, e gli sbirri in moto (che seguivano i blindati e i camion-idrante) a tutta velocitá sparando nel mucchio. Ma nonostante la violenza la gente non lasciava le strade, addirittura nei dintorni di plaza de Mayo ormai completamente presidiati la gente continuava a gridare contro la violenza brutale degli sbirri. Giá circolava la voce che erano stati assassinati 7 giovani a fucilate. Dai balconi si lanciavano bottiglie d'acqua e limoni per aiutare gli incappucciati che resistivano (vecchi e bambini giá si erano allontanati) ed il clima era euforico e solidale tra la gente che continuava ad arrivare. La polizia aveva con grossa fatica allontanato la gente dal microcentro ma non arrivarono a prevalere sui manifestanti che continuavano negli immediati dintorni a distruggere e saccheggiare i simboli del sistema capitalista: Banche, uffici pubblici, commissariati, assicurazioni di pensioni private e di sicurezza sul lavoro, gli uffici commerciali dell'impresa elettrica EDESUR, Mc donald's, Blckbuster, la catena di discoteche Musimondo. Avenida de Mayo e quella di Corrientes presentavano un aspetto insolito tra il fumo, il fuoco, e le devastazioni.
Alle 19e30 vengono rese pubbliche le dimissioni di De la Rua. Il saldo di questi due giorni é di 30 morti, (la maggior parte caduti nei saccheggi, fucilati dai commercianti, e gli altri nei dintorni di plaza de Mayo, la maggior parte aveva intorno ai vent'anni ma tra gli altri c'é un uomo di 57 anni e una bimba di 13), centinaia di feriti, 3000 detenuti e torturati nei commissariati (alcuni continuano detenuti), 200 e piú saccheggi a supermercati, 1 miliardo di dollari di perdite per le imprese attaccate i cui giganteschi profitti sono in gran parte causa della miseria popolare. Le ribellioni sono scoppiate in tutto il paese (coinvolgendo piú di 30 province) e si sono scatenate ancor di piú quando arrivava notizia delle battaglie di Buenos Aires. Per generare psicosi tra la popolazione, polizia e televisione hanno diffuso la notizia che saccheggiatori organizzati si stavano diriggendo verso le abitazioni private per assaltarle e incitando gli abitanti ad armarsi per difendersi (gli sbirri stessi distribuivano volantini allertando i cittadini) dai "vandali".
I peronisti hanno interpretato male il messaggio degli argentini: anche contro di loro era diretta la protesta, i leader sindacali, gli industriali, le banche e l'FMI. I sorrisi a festa di Menem, Duhalde (ex-governatore della provincia di Buenos Aires), Rodriguez Saá (in quel momento governatore-padrone della provincia di San Luis), Ruckauf (governatore di Buenos Aires) e altri gerarca del "justicialismo" (peronisti) ha iniziato a scomparire la notte del 28 dicembre, quando un altro cacerolazo si é trasformato in una battaglia campale. Ma giá nella mattinata dello stesso giorno i lavoratori delle ferrovie iniziarono blocchi stradali reclamando i propri salari arretrati. Ció ha provocato il collasso del servizio e la rabbia della gente che al pomeriggio non poteva tornare a casa. I "clienti" si sono aggiunti allo sciopero pretendendo il rimborso di biglietti e abbonamenti. Al negarsi dell'impresa vengono incendiati interamente 9 vagoni, distruggendo le biglietterie e tutto ció che appartenesse all'impresa. Quando i pompieri si accingevano a spengere il fuoco si ritrovarono con i manicotti tranciati con vetro. Anche in un'altra stazione (Castelar) ci sono stati incendi e devastazioni).
Dopo alcuni giorni di apparente tranquillitá, in cui ci si é fidati del cambio, la gente é uscita di nuovo in strada quando Saá, eletto presidente con l'appoggio dei peronisti, ha deciso di nominare Grosso (ex sovrintendente di BsAs che nel 91 aveva dovuto lasciare il suo incarico per corruzione) come presidente dell'assessorato (le denunce per arricchimento illicito riuguardano lo stesso Saá) mentre programmava di nominare vari altri vecchi nomi della corruzione degli anni scorsi. Grosso rinuncia ma la notte porta una cinquantina di altre detenzioni e alcuni feriti. Negli scontri viene incendiata un'ala del Congresso, e alla polizia non gli va tanto bene: i manifestanti feriscono gravemente due repressori a piedrate e pugni provocandogli fratture in tutto il corpo, questo giro i feriti gravi li contano loro.
Anche in questo caso la manifestazione é stata autoconvocata, senza bandiere di partito e ha visto partecipare molti compagni anarchici. Anche se non ci sono stati morti, Stato e forze dell'ordine non potevano rimanere a mani vuote. All'alba del 29, quando gli incidenti stavano terminando, tre ragazzi vengono ammazzati da uno sbirro in pensione della policia federal. L'assassino di Maxi, Christian e Adrian, ex autista del tiranno Jorge R. Videla (capo dell'esercito durante la dittatura militare) li ha fucilati in un bar che lo sbirro custodiava, quando, vedendo le immagini dei manifestanti pestando gli sbirri la notte prima, i tre hanno fatto commenti di soddisfazione "perché stavolta é toccata a loro". Lo sbirro macellaio Belastiqui, li ha fucilati sul posto, per poi trascinarli fuori, lasciando un coltello vicino ai corpi per poi dichiarare di essere intervenuto in un tentativo di rapina. Gli abitanti di floresta (il quartiere) han tentato di prenderlo per linciarlo, scatenando una nuova battaglia campale in tutto il quartiere. Ora chiedono lo smantellamento totale del commissariato di quartiere e seguiranno manifestano tutti i sabati fino ad ottenerlo. I tre avevano tra i 23 e i 25 anni.
Il presidente Rodriguez Saá ha premesso in sette giorni l'incompibile. Si é riunito con tutto lo spettro politico da sinistra a destra, incluso "los piqueteros" (che fanno blocchi stradali di grosse arterie commerciali soprattutto nelle regioni di Salta, Jujuy, Corrientes... giá da anni sono al centro delle proteste e della repressione a fucilate dello stato argentino), sindacalisti della CGT, quelli della corrente classista e combattiva CCC, e le madri de plaza de Mayo di Hebe de Bonafini. Ma questo "collage" si é disintegrato quando Saá ha perso l'appoggio dentro il suo stesso partito. Saá giá il 29 ha dovuto dimettersi. Il suo successore sará Duhalde, conosciuto repressore e autoritario della prima ora, peronista, narcotrafficante... La notte del 1 gennaio alla declamazione della sua elezione nuovamente decine di migliaia di persone sono scese in piazza nel giro di poche decine di minuti radunandosi in plaza Congresso e arrivando a riempire plaza de Mayo. Questo cacerolazo é stato pacifico, visto senz´altro il dispiegamento poliziesco a guardia dei due palazzi di governo, anche se ha durato fino alle 3 del mattino.
I media hanno completamente ignorato che abbia avuto luogo una concentrazione cosi grande e spontanea pochi minuti dopo la sua elezione.
La situazione attuale continua esplosiva. Le "basi" hanno sorpassato i propri dirigenti (sicuramente ora pentiti di aver spinto i primi saccheggi). Nessun politico, dirigente sindacale o industriale conserva prestigio in argentina. La gente canta "che se ne vadano tutti, che non ne rimanga nemmeno uno", "¿si esto no es el pueblo, el pueblo donde está?", "sin policias sin militares vamos a vivir mejor...".
ultime: oggi 10 gennaio circa 5000 persone hanno manifestato da plaza de Mayo fino al tribunale circondandolo per un paio d'ore contro la corte suprema e la sua connivenza con il potere. Lo spiegamento di militari a difesa dell'edificio era da stato d'assedio. Per giovedi prossimo è convocato un nuovo corteo un`altra volta contro il tribunale.
trad: simone
Libertad
CC. N°15
(1824) Lanús Este
Buenos Aires
Argentina
E-mail: saludyanarquia@latinmail.com

www.geocities.com/grupo_libertad

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