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Gli u.s.a si sono rifiutati di affrontare seriamente la crisi argentina
by IMC Italy Sunday, Sep. 01, 2002 at 4:24 PM mail:

Da Pagina12 di venerdi 22 marzo 2002 Per Duhalde nemmeno un bicchiere d'acqua. Pagina12 ha avuto accesso in esclusiva alle negoziazioni segrete, durante le quali Washington ha fatto naufragare la richiesta cilena e brasiliana che l'Argentina fosse inserita come un tema decisivo all'interno dell'agenda del vertice sul Finanziamento dello Sviluppo di Monterrey (Messico). Gli Stati Uniti d'America hanno inoltre minacciato che Bush si sarebbe assentato all'incontro generale dei presidenti. Sergio Moreno

Un parere negativo nordamericano ha fatto in modo che venisse abortita l'iniziativa sostenuta dal governo cileno e brasiliano che tendeva ad inserire nella Conferenza sul Finanziamento per lo sviluppo il tema della crisi che affronta l'Argentina. Secondo quanto ha potuto stabilire Pagina12, Washington si sarebbe rifiutata di trattare qualsiasi argomento che non fosse già stato inserito nel calendario ufficiale stabilito in un accordo precedente a New York, dove vennero presi gli accordi per il vertice di Monterrey. Diplomatici cileni e brasiliani avevano espresso la generale necessità di riformulare un'agenda che comprendesse un numero maggiore di argomenti strettamente legati con il mondo latinoamericano e tra questi uno speciale accento doveva ricadere sulla crisi argentina. L'opposizione ferma della diplomazia di Washington è stata sostenuta e ha avuto la sua massima espressione due giorni fa, con i duri discorsi di Gorge W. Bush, la segretaria della sicurezza nazionale Condoleeza Rice, il segretario del Tesoro Paul O'Neill, e la vicepresidentessa del FMI, Anne Krueger. Il governo statunitense ha lasciato chiaramente intendere che, in tema di povertà, si sarebbe discusso nelle riunioni dei temi precedentemente fissati e niente più, e che dell'Argentina si sarebbe incaricato lui personalmente, alla sua maniera. Le richieste avanzate dal blocco sudamericano sono state portate avanti dal rappresentante cileno presso l'ONU, Gabriel Valdez, che in una riunione preparatoria realizzata a New York la settimana scorsa aveva formulato l'urgente richiesta di introdurre nel calendario delle discussioni una serie di temi di interesse rilevante per i latinoamericani presenti, e specialmente e in maniera distaccata una seria discussione sulla crisi economica e sociale che attraversa il nostro paese. Nello stesso senso si era espresso il governo brasiliano del presidente Fernando Henrique Cardoso. I diplomatici argentini nelle riunioni preparatorie di New York si erano illusi della forza della manifestata solidarietà dei governi di entrambi i paesi. Ma gli uomini del Dipartimento di Stato non hanno avuto alcun dubbio: "Se si modifica di una sola virgola il calendario prefissato, il Presidente Bush potrebbe non assistere al vertice", hanno minacciato. Gli USA non hanno alcun interesse a che il dibattito sui temi di questo vertice prendano una direzione per cui gli potrebbe essere imputato un atteggiamento da riccone avaro. Se questo fosse avvenuto, Washington sarebbe potuta essere accusata, da più di un paese presente alla conferenza, di essere la maggiore causa di parte della povertà diffusa nel mondo: questa è una delle ragioni per cui non ha accettato di introdurre nuovi temi nella discussione. E inoltre tutte le dichiarazioni ufficiali, richiedendo ancora maggiori sacrifici, "politiche di accomodamenti" e sofferenza affinché gli organismi concedano aiuti economici all'Argentina, fanno parte di una sola sinfonia corale interpretata dai più importanti funzionari nordamericani. La sinfonia ha chiarito che a ciò che c'è da fare nel nostro paese ci penseranno solamente loro. Il secco no di Washington a introdurre la questione argentina nelle discussioni del vertice non ha scoraggiato la diplomazia criolla, cilena e brasiliana. Immediatamente è stata messa in moto l'elaborazione di un accordo Mercosur - Unione Europea per emettere un documento a Monterrey, extra rispetto al vertice, sulla crisi che fiorisce nel Rio de la Plata. Ma anche qui l'inasprito atteggiamento del governo spagnolo verso il nostro paese non ha permesso che l'accordo si concretizzasse. Comunque i brasiliani non si sono dati per vinti. Nel forum del vertice l'ex ministro dell'economia di Itamar e attuale segretario generale della UNCTAD, Rubens Ricupero, ha pronunciato un infuocato discorso in difesa dell'Argentina, diretto agli Stati Uniti d'America: "Non si può permettere che, dopo aver proposto e sostenuto le politiche che hanno portato l'Argentina a sprofondare in questa crisi, oggi le stesse persone le neghino gli aiuti di cui ha bisogno per uscirne. Non si può sottomettere il nobile popolo argentino a questa sofferenza", ha detto il diplomatico brasiliano. Nello stesso senso, e con la stessa determinazione, il cancelliere brasiliano, Celso Lafer, in un discorso diretto all'assemblea plenaria ha detto perentorio: "Il nostro vicino, l'Argentina, sta attraversando un periodo difficilissimo. In circostanze politiche ed economiche difficili, il suo governo sta prendendo decisioni coraggiose in tema di politica fiscale, finanziaria ed economica. L'Argentina ha bisogno di un appoggio internazionale subito. Qui non è da saggi essere dogmatici". Come se tutti gli sforzi non bastassero, ieri, dopo il pranzo, il presidente cileno e quello messicano, Lagos e Fox, hanno analizzato la situazione argentina, e hanno dichiarato in un comunicato: "abbiamo esaminato le diverse possibilità di appoggio internazionale a favore degli sforzi del governo per fare fronte alla situazione economica". Duhalde intanto aveva ottenuto il primo gesto di solidarietà nei suoi confronti da parte del presidente messicano Vicente Fox, che lo aveva invitato a cena. Durante la stessa, rimasta l'unica con un capo di Stato, ha provato a convincere Fox a fare da mediatore con il suo alleato più stretto, gli USA. L'appoggio di Messico, Cile e Brasile ha messo in evidenza come i paesi della regione, tante volte disdegnati dall'Argentina, siano tutto ciò su cui può puntare il paese sul tavolo delle negoziazioni internazionali per morigerare questa sofferenza a cui tanto piace appellarsi ai paesi più forti della terra. garabombo

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