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Sulle ondate repressive degli ultimi anni...
by il manifesto Thursday, May. 19, 2005 at 1:10 PM mail:

Dagli operai Fiat al Trainstopping. Accuse anche per associazione a delinquere.



Vi ricordate la straordinaria lotta di un'intera comunità che nel 2003
paralizzò
per due settimane l'intera Basilicata? Il primo grande autogol del
governo
Berlusconi fu probabilmente compiuto in quell'occasione, quando si
pensò
di costruire nel metapontino il sito unico che avrebbe dovuto
raccogliere
i residui del nucleare italiano senza sentire cosa ne pensavano le
popolazioni
locali. A pagare, per la vittoria di Scanzano così come per
l'opposizione
alla costruzione di un termovalorizzatore ad Acerra, nel napoletano,
sono
stati i 328 manifestanti denunciati per blocco, danneggiamento e
resistenza
a pubblico ufficiale. E la stagione del Trainstopping, il blocco dei
«treni
della morte» che dalle basi italiane trasportavano armi e mezzi diretti
in Iraq? Centinaia di pacifisti si opposero in ogni modo alla partenza
dei
convogli, bloccando stazioni, binari e il porto di Livorno. Ebbene, le
denunce
per le manifestazioni contro la guerra e i blocchi non violenti sono
state
oltre 500. Per qualcuno sono già arrivate le prime condanne, in genere
con
decreti penali che non prevedono contraddittorio e sanzioni pecuniarie.
Il prezzo dell'opposizione sociale a quattro anni di governo
Berlusconi,
dalle lotte operaie ai movimenti no global e pacifista, è pesante.
Dalle
repressioni di Napoli e Genova, con i pestaggi in piazza, l'uccisione
di
Carlo Giuliani, le torture nella caserma Bolzaneto e l'irruzione
notturna
nella scuola Diaz, si è passati a una gestione più «soft» di cortei e
proteste,
fatta di criminalizzazione preventiva dei movimenti, anche attraverso
qualche
campagna mediatica, e poche botte in piazza, rimpiazzate da centinaia
di
denunce postume. Spesso per piccoli reati come resistenza o blocco
stradale,
ma quanto basta per neutralizzare decine e decine di attivisti,
costringendoli
per qualche anno a occuparsi di come risolvere le pendenze giudiziarie.
Altre volte con accuse ben più pesanti, dall'associazione a delinquere
alla
rapina aggravate e all'estorsione, come è accaduto a 102 persone,
militanti
di Action o «fedeli di San Precario».

In tutto sono oltre 8 mila gli attivisti sottoposti a procedimento
penale,
secondo la ricostruzione effettuata dalla Rete per il reddito insieme
alla
rete di legali degli imputati.

Ma vediamo un altro po' di cifre: sono 4.450 i tranvieri denunciati per
gli scioperi «selvaggi» durante la vertenza per il rinnovo del
contratto
di lavoro; 310 i forestali e i lavoratori socialmente utili nel mirino
per
aver bloccato le strade per non perdere il posto di lavoro; 45 i
dipendenti
dell'Alitalia denunciati per interruzione di pubblico servizio e
danneggiamento
durante la dura lotta per evitare che la compagnia di volo chiudesse
addirittura
i battenti; 250 i lavoratori della Fiat di Termini Imerese e 120 quelli
dell'Alfa in sciopero contro l'azienda; 40 gli operai della Thyssen
Krupp
di Terni denunciati per blocco stradale dopo l'annuncio di chiusura
dello
stabilimento; 800 i disoccupati napoletani accusati di associazione a
delinquere,
estorsione e altri reati; 410 le persone sotto accusa per occupazioni
di
case, dieci delle quali già condannate a 18 mesi di carcere; 264 i
militanti
che hanno partecipato a iniziative contro i cpt; 577 quelle cadute
sotto
la scure della giustizia per mobilitazioni antifasciste e 282 gli
studenti
per le mobilitazioni in difesa del diritto allo studio. C'è poi la
lunga
e complicata partita giudiziaria relativa ai fatti di Napoli e Genova,
con
218 persone sottoposte a procedimento penale nel capoluogo ligure e nel
contestato processo di Cosenza. Per questo da più parti, nei movimenti,
arriva la richiesta di un provvedimento di amnistia e indulto per le
lotte
sociali. Come aveva fatto appello da Parigi, all'indomani della morte
del
papa, Oreste Scalzone, accompagnando la richiesta con uno sciopero
della
fame.

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