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Lettera aperta ai fratelli e alle sorelle dell'EZLN, di Luca Casarini
by multitudo Tuesday, Sep. 10, 2002 at 7:07 PM mail:

Ai nostri fratelli e sorelle del Chiapas; Ai nostri fratelli e sorelle dell’EZLN e per conoscenza Alla società civile del Messico; Alla società civile globale;

Cari fratelli e sorelle,
il vento pesante che spira in questi giorni dal vostro continente al nostro, quel vento che dall’11 di settembre porta cattivi presagi, di morte e distruzione, di miseria e guerra, ci ha fatto giungere la notizia della decisione di quella che viene chiamata Suprema Corte di Giustizia Nazionale.
Siccome si trattava di vento e il vento bisogna saperlo ascoltare bene, le parole che portava con sé le abbiamo ricevute una separata dall’altra, e solo ascoltando piu’ e piu’ volte, siamo riusciti a capire. All’inizio il vento ha portato la parola “Suprema”. Ci siamo chiesti cosa significasse e un nostro amico professore delle parole ci ha spiegato che vuol dire “chi domina tutti gli altri, chi è il sovrano, chi ha l’ultima parola”. Poi ascoltando si è aggiunta la parola “Corte”. Abbiamo chiesto e subito il nostro dotto amico ci ha risposto: “corte significa luogo chiuso, cortile oppure tribunale”. Continuando ad ascoltare il vento abbiamo ricevuto “Giustizia”. “Significa dare a ciascuno ciò che gli è dovuto e rispettare i diritti altrui”- ci ha spiegato il professore. Alla fine abbiamo sentito la parola “Nazionale” che significa, sembra, “che appartiene alla nazione”.
Quel vento comunque non poteva portare buone notizie: è lo stesso che ci avverte quando Mr. Bush decide una guerra o quando una corporations decide di far morire qualche parte del nostro pianeta. E’ lo stesso che ci ha svegliato, di notte, portandoci gli incubi della Palestina occupata dai carri armati. L’ultima volta, un mese fa, il vento ci aveva raccontato ancora di voi, dei paramilitari che uccidevano ancora la gente del Chiapas, la nostra gente. Ora, parola dopo parola, abbiamo capito che qualcuno, che si dice supremo, che sta da solo chiuso in una corte, ha deciso di non ascoltare le voci di milioni di esseri umani che appartengono ad una terra che gli appartiene, ma di ubbidire ad una voce sola, quella del potere, del governo, di Mr. Bush, del trattato Alca, del piano Puebla-Panama, che parlano tutti in coro, diretti dal neoliberismo. Il nostro amico professore delle parole ci ha chiesto, lui questa volta, che cosa mai fosse questo neoliberismo, per essere in grado di far parlare insieme in coro personaggi e progetti così potenti ed importanti, e noi gli abbiamo risposto con le parole che voi ci avete insegnato: il neoliberismo è una guerra contro l’umanità.
E’ una guerra globale e permanente e noi l’abbiamo trovata a Genova dopo che voi l’avevate descritta così bene nei vostri racconti. E’ una guerra dichiarata all’umanità da un sovrano che si chiama Impero e che ha ordinato di rompere tutti gli specchi di questo mondo, di modo che sia impossibile che qualcuno restituisca a lui la sua immagine. Impero non tollera i democratici, ma odia i ribelli. I democratici, senza specchi, fanno fatica a capire, a vedere ciò che sono e ciò che li circonda. Pensano sempre che il vento porti immagini di qualcuno lontano, che non gli assomiglia. Pensano che miseria ed ingiustizie, guerre e devastazioni, riguardano una piccola parte del pianeta terra, di umanità, che ha avuto sfortuna. Sono solidali, i democratici, si rattristano e piangono per ciò che capita a questa umanità sfortunata, ma poi, in fondo, rispettano le regole.
Pensano che rispettare le regole dettate da Impero li metta al sicuro. I ribelli invece, ovunque si trovino, non riconoscono le leggi di Impero.
Molti di loro, dal primo gennaio del 1994, hanno imparato a rispettare altre leggi, quelle dell’umanità. Impero vuole trascinarli nella guerra, che è il suo terreno preferito perché lì può vincere di sicuro. E’ per questo che, da Seattle a Praga, da Goteborg a Genova, da Washington a Porto Alegre, alcuni ribelli che parlano sempre di voi, cercano di costruire specchi, ma non solo per loro, anche per i democratici. Sono specchi nuovi, costruiti con il legno della Selva, e hanno un nome: disobbedienza.
Per farla breve, fratelli e sorelle, oggi dopo aver ascoltato il vento delle cattive notizie che spira da laggiu’, ci siamo messi a costruire ancora piu’ specchi. Se guardate bene vedrete i riflessi della luce che arriva da qua. Siamo pronti a partire, per difendere la terra che fa nascere gli alberi dal cui legno ricaviamo gli specchi. Per stare con la nostra gente, con l’umanità. Per costruire un altro mondo possibile. Questa è l’unica cosa suprema che riconosciamo.
Diteci quando, con i vostri specchi rivolti verso il sole. Noi capiremo i segnali. Ad ottobre Impero inaugura l’Alca. Ad ottobre 2003 Impero celebra il WTO a Cancun. Sapete che siamo solo delle scimmie bianche. Ma siamo pronte a diventare del colore della terra al vostro fianco.


A presto.


Per i Disobbedienti e Monos Blancos
Luca


P.S. Per il sup: il caffè lo porto io.

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