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[Genova G8] Print informativo sulle nuove denunce | ||
by supportolegale Wednesday, Jun. 15, 2005 at 1:40 PM | mail: | |
La Procura di Genova ha voluto blindare, con una precisa scelta politica, i procedimenti giudiziari a carico dei manifestanti del 2001: i PM Anna Canepa e Andrea Canciani, infatti, sono stati incaricati di seguire esclusivamente i procedimenti che riguardano le denunce contro i manifestanti, ed esonerati da ogni impegno ordinario. I risultati di questa scelta arrivano in fretta: 190 indagini per fatti di strada e danneggiamenti sono in procinto di essere chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio, mentre altri 50 manifestanti saranno processati per devastazione e saccheggio.
Tutto questo a fronte di denunce contro aggressioni e violenze da parte di PS, CC e compagnia cantante che giacciono tra le scartoffie di PM oberati anche da altri procedimenti, a fronte di due processi, per la Diaz e per Bolzaneto, in cui cambi di collegio giudicante, biblicità di tempi tecnici e burocrazia stanno precipitando verso la lentezza giurassica che porterà alla tanto agognata prescrizione. Fra l'altro, in alcuni casi i nuovi procedimenti colpiscono persone che per l'identico episodio avevano precedentemente sporto denuncia per violenze subite da parte delle forze dell'ordine, acquistando un sapore intimidatorio che dovrebbe causare qualche turbamento anche nelle assopite coscienze "democratiche".
Nella "democratica" applicazione della legge, la Procura genovese si è ritagliata un ruolo di primo piano con un accanimento che, nel corso degli anni, gioca equilibri politici in seno alla magistratura (e non solo) sulla vita di 25 persone – ora, chissà quante in seguito – e sulla storia di un percorso politico, la cui conclusione è rappresentata dal G8 genovese. Una storia che avremmo voluto scritta dalle migliaia di protagonisti e non, certamente, nelle aule di tribunale. In un anno e più di udienze per il processo a carico dei 25 manifestanti non sono mancate occasioni, per la Procura, di aprire indagini volte ad accertare la verità (è questa la loro funzione) su quanto accaduto nelle strade di Genova in quei giorni del 2001: la catena di comando di PS e CC, le cariche di via Tolemaide, l'uso di spranghe al posto dei manganelli e di gas proibiti dalle convenzioni internazionali. E ancora: la reticenza e le bugie di alcuni testi fondamentali, e la vicenda di Piazza Alimonda – riemersa in tutta la sua torbida complessità e che richiederebbe una riapertura di indagine. Di tutto questo, però, non c'e' traccia nello stakanovismo giustizialista della Procura, esclusivamente orientato ad avvalorare tesi e teoremi che vedono Genova come uno dei tanti passaggi – ma uno dei più rilevanti – dell'ondata repressiva in atto. Resta da vedere se, ancora una volta, l'ignavia spingerà a fare finta di nulla tutte quelle realtà che dovrebbero sentirsi chiamate in causa – associazioni, movimento, società civile – o se, a forza di giri di vite, qualcosa si muoverà.
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