Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2002/09/82024.php Stampa i commenti.

dubbi sull'11 settembre
by IMC italia Sunday, Sep. 15, 2002 at 12:45 PM mail:

da: la Stampa, 11 settembre 2002 di Giulietto Chiesa

Un anno dopo i dubbi sull'11/9 sono diventati più grandi di quanto non
fossero subito dopo la tragedia. A dubitare, sulle spiegazioni finora
fornite, circa la genesi dell'attacco all'America non sono soltanto gli
esperti del mondo arabo. Decine di libri sono stati pubblicati nel
frattempo, migliaia di pagine del web sono state scritte, piene di versioni
che contraddicono quella ufficiale. Alcune sono fantasiose, altre sono
inquietanti, perché assai documentate. Alcune di queste versioni sono
uscite anche sulla grande stampa americana, per poi sparire nel nulla
subito dopo, quasi che una mano pesante fosse intervenuta per cacciarle in
un qualche limbo. Eppure non è inutile riesumarle, ricordarle, in
un'atmosfera di guerra imminente in cui la tentazione universale è quella
di evitare ogni riflessione. Quattro giorni dopo il "grande colpo" inflitto
agli Usa vennero comunicati al mondo i nomi di diciannove kamikaze.
Fantastica velocità, applicata in ritardo, che induce molti a pensare che
il gruppo fosse stato individuato da tempo, cioè fosse sotto controllo, ma
non fosse stato fermato. Perché? Si è detto che il 9 settembre il
presidente Bush avesse sul suo tavolo, pronto per essere firmato, un ordine
di attacco contro l'Afghanistan. Non firmò. Cosa si stava aspettando?
Quello stesso giorno, in quelle stesse ore, nella lontana valle del
Panshir, veniva assassinato Ahmad Shah Massud, il capo dei tagiki
dell'Alleanza del Nord. Assassinio straordinariamente tempista, che aveva
come obiettivo l'uomo decisivo per condurre la guerra in Afghanistan con il
sostegno dell'aviazione Usa. Che all'assassinio abbiano contribuito
spezzoni dei servizi segreti pakistani e sauditi è altamente probabile. C'è
un rapporto tra quel documento sul tavolo di Bush e la morte di Massud?
Tutto sembra indicare che, in quelle ore, fosse in atto una vera e propria
corsa contro il tempo, in cui gli uni e gli altri conoscevano parzialmente
le reciproche mosse. Molti analisti ritengono che lo schema semplificato di
un attacco di sorpresa non corrisponda a questi dati. E' in corso a New
York il processo contro il, per ora presunto, ventesimo kamikaze. Si chiama
Zacarias Moussaoui. Fu arrestato il 16 agosto 2001 a Eagan, Minnesota. Il
cittadino americano che dirigeva la locale scuola di volo della Pam Am lo
aveva segnalato all?Fbi. E il locale ufficio dell'Fbi aveva provveduto ad
arrestarlo. Ma il dossier, inviato a Washington, rimase fermo in qualche
ufficio. Come se ci fosse stato qualcuno, da qualche parte, incaricato di
insabbiare, bloccare. Il sospetto è tanto evidente che gli agenti Fbi che
arrestarono Moussaoui hanno pubblicamente denunciato gli uffici centrali
per la loro incuria. Solo incuria? C'è chi avanza insinuazioni più gravi,
ed è persona che non è saggio sottovalutare, perché di queste cose
s'intende. Si tratta del generale-presidente pakistano Pervez Musharraf,
che ha recentemente (e sorprendentemente) tirato le somme: "Osama bin Laden
non può aver fatto tutto da solo. Non si organizzano cose di questa
complessità da una grotta afghana. Gli organizzatori dovevano conoscere
molto bene le difese aeree degli Stati Uniti". Anche quella che concerne la
cattura, nei giorni immediatamente precedenti l'11 settembre, di un gruppo
nutrito di "studenti israeliani". Nella popolare trasmissione di Fox Tv,
"Carl Cameron Investigates", si parla di 120 arresti. Un giornalista di "Le
Monde" chiede di avere il transcript della trasmissione, che nel frattempo
è sparito anche dal sito internet. Infine, particolare di estrema
importanza, alcuni di quegli "studenti", più di un terzo del totale, aveva
dichiarato di risiedere in Florida; almeno cinque di loro erano stati
intercettati a Hollywood; due a Fort Lauderdale. Dettagli importanti,
perché almeno dieci dei kamikaze islamici avevano preso alloggio in
Florida, altri a Hollywood, altri ancora proprio a Fort Lauderdale.
L'America è grande, le coincidenze sono fantastiche. Possiamo sospettare
che gli agenti israeliani stessero pedinando i terroristi? Anche loro? Cosa
sapevano? Ne informarono gli americani? Un'altra rivelazione (rimasta
invece fuori dai grandi media americani, ma mai smentita) riguarda le
notizie che, nei giorni immediatamente precedenti gli attentati,
precisamente tra il 6 e il 10 settembre, le compagnie aeree American
Airlines e United Airlines erano state oggetto di speculazioni azionarie
tanto massicce da risultare evidenti alla Borsa di Chicago. Basti un solo
esempio. Le "put options" contro United Airlines (contratti futures che
consentono grossi affari a chi si aspetta un crollo) si erano moltiplicate
di novanta volte il normale (da sottolineare: non del 90% più del normale,
proprio novanta volte) tra il 6 e il 10 settembre. Impossibile supporre che
la Cia non fosse in grado di individuare questi movimenti. Si sa che la
centrale americana ha da tempo in funzione dei softwares molti sofisticati,
in grado di registrare immediatamente movimenti di Borsa sospetti, proprio
in funzione antiterrorista. E che dire della storia dell?antrace? Un certo
"signor Zeta" fu messo sotto controllo in ottobre. Si trattava di un
cittadino americano con "stretti legami con la Cia, il Dipartimento per la
Difesa e il programma di bio-difesa degli Stati Uniti". (Questa e le
successive virgolette si riferiscono ad un articolo del "New York Times",
firmato Nicholas D. Kristof). C?erano sospetti che il "signor Zeta" avesse
una "connessione con la più vasta epidemia di antrace mai verificatasi, che
colpì più di 10 mila farmers dello Zimbabwe dal 1978 al 1980". Poiché "ci
sono prove che l'antrace fu diffuso dall'esercito dei bianchi rhodesiani",
e poiché si sa che il "signor Zeta" era all'epoca arruolato nelle squadre
speciali dell'esercito dei bianchi, chiamate Selous Scouts, ci si domanda
come mai nel ministero della Difesa "avessero deciso di assoldare un
americano che aveva servito nelle forze armate di due regimi razzisti". Il
"signor Zeta" ha avuto finalmente un nome soltanto lo scorso agosto. Si
chiama Steven Hatfill e si proclama innocente e buon patriota.
"Intervistato" quattro volte dall?Fbi è sempre stato lasciato in libertà e
lo è ancora, sotto cauzione.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.