La mattina del 16 Agosto la proprietà ha bloccato gli accessi del Laboratorio del precariato metropolitano in lotta crash! di via san donato 27.
La mattina del 16 Agosto la proprietà ha bloccato gli accessi del Laboratorio del precariato metropolitano in lotta crash! di via san donato 27. Ad una proprietà che non ha voluto prendersi la responsabilità politica della sgombero pubblico, abbiamo risposto quasta mattina (19 agosto) riappropiandoci nuovamente dello spazio per far continuare i nostri progetti politici. Immediatamente dopo l'ingresso, funzionari della digos compaiono e riprendono contatti con il presidente della società pubblica che gestisce l'area, le ferrovie regionali, sollecitando un ulteriore intervento. Il sign. Soffritti, in quota ai Comunisti Italiani che non aspettava altro, richiede lo sgombero. Intorno alle 14 arrivano 10 camionette della polizia più varie pattuglie. Il vicequestore ci intima di uscire dallo spazio senza condizioni e ci dà 5 minuti per decidere il da farsi. Come occupanti abbiamo deciso di rimanere all'interno dello spazio finchè la polizia in asseto antisommossa è entrata spingendoci immediatamente verso l'uscita. Successivamente hanno proceduto all'identificazione di tutti i presenti tenendoci lontani dalla strada e filmandoci uno per uno. Quest' occupazione è la seconda tappa del tour iniziato in marzo con via avesella 2 con la finalità di restituire spazi abbandonati dall'amministrazione alla città. Se con l'occupazione di via avesella siamo riusciti a far spostare una centralina elettrica che provocava tumori ai vicini e a dare il via alla ristrutturazione di 14 appartamenti dell'edilizia residenziale pubblica, con la riappropriazione dal basso del magazzino ferroviario di via san donato 27 ci siamo riproposti di rendere fruibile alla città uno spazio che da tempo era diventato sede di spaccio di eroina. Infatti da aprile lavoravamo per strutturare progetti come sportelli casa e precariato, workshop per la riappropriazione dal basso di cultura e strumenti informatici e per sviluppare in questa città sempre più controllata e repressa da decreti e ordinanze un tipo diverso di socialità. Inoltre avevamo iniziato a ragionare sui problemi di inquinamento ambientale dato che senza il nostro controllo l'area sarebbe diventata una zona di scarico di materiali cancerogeni come l'amianto che abbiamo impedito fosse scaricato da operai senza protezioni nel piazzale dietro lo spazio. Già a fine luglio le intenzioni della società che ha in gestione il posto, la Fer (ex ferrovie venete) ci erano state palesate dal presidente in persona : l'area dev'essere venduta a privati che ci costruiranno villette residenziali a 5000 € al metro quadro. I collettivi occupanti crash! e mao in quest'occasione avevano dichiarato la disponibilità di portare avanti i propri progetti in un altro spazio. In quest'occasione, tuttavia, il Presidente Soffritti non si era dimostrato totalmente sordo alle nostre richieste e aveva rimandato ogni decisione al momento in cui gli fossero stati noti esattamente gli spazi che la sua azienda ha in gestione. Al silenzio delle settimane seguenti la risposta è stata unilterale: di nascosto "qualcuno" ha saldato gli ingressi dello spazio.Così la Fer e la Regione Emilia-Romagna, che è la diretta proprietaria dello spazio, hanno deciso di mettere la parola fine ai nostri progetti di riqualificazione di quell'area, di sgomberare i desideri di chi al posto dello spaccio ha creato per mesi un modo di vivere l'area più vicino ai bisogni sociali. Questo spazio come strumento per portare avanti il nostro attacco ad un'amministrazione che divide la città in garantiti (esigua minoranza) e precari senza voce nel lavoro, nella situazione abitativa, nella possibilità di avere una cittadinanza, nella salute, nella possibilità di accesso alla cultura e in ogni proprio desiderio di socialità che sfugga alle logiche del dominio di mercato ci viene oggi a mancare, ma non manca né mancherà la voglia di far esplodere queste contraddizioni anche con la pratica della liberazione dal basso di spazi abbandonati alla vergogna dell'abbandono e alle nocività. La repressione avallata e caldeggiata dal sindaco cofferati nell'ultimo anno di movimento si manifesta qui in un'altra delle sue forme.Se già bologna nell'ultimo anno di mobilitazione è stata la città più colpita dall'accusa di eversione che è andata a colpire qualsiasi tipo di dissenso portato con azioni di riappropriazione dal basso di diritti fondamentali come la cultura, anche la pratica dell'occupazione di case e di spazi è stata ampiamente demonizzata. La fer per bocca del suo presidente, infatti, ci ha fatto capire che le pressioni per lo sgombero del Laboratorio Crash! avevano un nome, un cognome e una fascia tricolore targata DS. Ad una giunta cittadina che a differenza della precedente ha risposto ad ogni tentativo di allargare i diritti sempre più ristretti chiamando la celere diciamo che non ce ne staremo a guardare. Ad una giunta regionale che già non ha voluto risolvere i problemi di lavoratori e utenti dei trasporti cittadini nel momento in cui la mancanza di garanzie per gli uni nemmeno corrispondeva ad agevolazioni per gli altri vogliamo dire che dovranno rispondere ai precari e alle precarie metropolitani di questo sgombero.
Crash
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