un appello dai volontari del carcere e dalla reazione di Uominiliberi (http://www.uominiliberi.org/)
Ciao, la maggior parte del gruppo di volontari del carcere di Lodi aderisce all'appello lanciato da Sergio Segio sul Il disastro carcerario e la disattenzione della politica (vedi appello allegato). Per illustrare la situazione anche con riferimento alla struttura di Lodi abbiamo convocato una conferenza stampa per martedì 4 ottobre alle ore 11.00 davanti alla struttura di LODI in via Cagnola 2. All'appello seguirà, per la giornata di giovedì, uno sciopero della fame di un giorno cui aderiranno i volontari e tutti quelli che condividono l'iniziativa di denuncia. Ti prego di farmi sapere per mail (andrea.ferrari@comune.lodi.it ) o per telefono o SMS 335.5361187) se intendi aderire all'appello e al digiuno di giovedì. Sarebbe bello annunciare in conferenza stampa un alto numero di adesioni, per questo ti chiedo, nel caso tu condivida l'iniziativa, di mandare l'adesione al più presto
Una situazione che anche a Lodi rischia di diventare esplosiva anche per alcuni recenti atteggiamenti della direzione che non sembrano aiutare a mantenere quel clima di serenità che aveva fino ad oggi caratterizzato la struttura di Lodi (allego articolo uscito su il Cittadino dell'ultimo venerdì e firmato dal direttore Ferruccio Pallavera " Oggi «Uomini liberi» esce ridotto nel numero degli articoli e delle pagine perché, ci è stato detto, la nuova direzione del carcere ha optato per una ferma censura. Sono anni ormai «Il Cittadino» ospita nelle proprie pagine gli scritti, traboccanti di umanità, dei reclusi nella Casa circondariale di Lodi. Tanti giornalini e pubblicazioni sono nati in anni recenti nelle carceri della penisola, ma in Italia solo gli scritti dei detenuti di Lodi finiscono sul principale quotidiano del territorio. Questo ha acceso sulla struttura di via Cagnola i fari della stampa nazionale e internazionale, e ancora in questi giorni «L'Eco della stampa» ci ha fatto pervenire gli articoli di lode apparsi su rotocalchi e periodici prestigiosi, nei quali si descrive come "esemplare l'iniziativa di Lodi". Il rapporto di collaborazione instaurato tra «Uomini liberi» e «Il Cittadino» è stato meraviglioso. Ha dato frutti positivi e ha finito per trasformarsi in un rapporto propositivo tra il carcere, la città e l'intero territorio. È stato un rapporto costruito nel tempo, con difficoltà e in salita, ma oggi esiste, è bello e ricco di contenuti. È sufficiente un attimo per distruggere una creatura realizzata nel corso di anni. Noi ci auguriamo che la direzione della Casa circondariale prima di assumere decisioni come quelle della pesante censura su «Uomini liberi» soppesi al meglio cosa significa, per il territorio del Lodigiano, un'iniziativa come questa.Ferruccio Pallavera " )
Grazie e ciao Andrea Ferrari
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TESTO APPELLO
Il disastro carcerario e la disattenzione della politica Chiunque viva o lavori in carcere o comunque di esso si interessi e occupi, sa che questi ultimi anni sono stati particolarmente devastanti dal punto di vista di aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro, di mancato rispetto dei diritti minimi, di peggioramento complessivo del sistema penitenziario. A fronte del crescente sovraffollamento, della mancanza cronica di personale, specie sul versante sanitario ed educativo, della fatiscenza delle strutture, dell'inceppamento di quella valvola di sfogo costituita dalle misure alternative - architrave della riforma penitenziaria - da sempre negate ai detenuti immigrati e sempre più dispensate con il contagocce anche nei confronti dei detenuti italiani; davanti alla mancanza di lavoro sia all'interno sia come opportunità all'esterno, nonostante la legge cd. "Smuraglia"; al permanere in carcere di decine di bambini e delle loro madri, a dispetto della legge cd. "Finocchiaro"; alla costante privazione di ogni spazio indispensabile al mantenimento delle relazioni famigliari e dell'affettività, ad onta del Regolamento penitenziario varato nel 2000 (in questi giorni scade il termine indicato dalla legge per gli adempimenti strutturali, ma la realtà dimostra inadempienze pressoché generalizzate) e della proposta di legge cd "Boato" sull'affettività; a condizioni sanitarie da Terzo mondo, nonostante la legge del 1999 che disponeva il passaggio al sistema sanitario nazionale. Ebbene, davanti a questa montagna di problemi, spesso drammatici e sempre impellenti, nell'attuale legislatura, il governo e l'amministrazione penitenziaria hanno puntato tutto sull'edilizia penitenziaria, togliendo risorse e attenzioni indispensabili sia per gli adempimenti del Regolamento, sia per i progetti finalizzati al reinserimento, sia, soprattutto, per tutelare la salute (così è cresciuto anche il disastro sanitario, con il 7,5% dei detenuti sieropositivi, il 38% positivi al test per l'epatite C e il 50% a quello dell'epatite B, mentre il 7% presenta l'infezione in atto e il 18% risulta positivo al test della TBC, dati peraltro probabilmente sottostimati. E sono cresciuti i gesti di disperazione: con almeno 52 suicidi, 1.110 tentati suicidi, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo avvenuti nelle carceri nel 2004). In compenso, in parlamento si è arenata la legge tesa a istituire l'Ufficio del Garante nazionale dei detenuti, norma indispensabile per consentire effettiva agibilità e poteri reali ai Garanti che meritoriamente alcuni (pochi) enti locali hanno istituito. Di fronte allo sfascio, la maggioranza parlamentare sinora ha saputo e voluto partorire nell'intera legislatura un'unica legge in materia carceraria: la "Delega al governo per la disciplina dell'ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria", cd. "Meduri", che produrrà risvolti negativi per il trattamento penale esterno e per i Centri di servizio sociale. Per non dire della legge conosciuta come "Salva-Previti", imperniata sulla logica del "doppio binario" e di una visione classista della giustizia e della pena, in base al quale verranno garantite attenuanti e prescrizioni agli incensurati, specie se abbienti e in grado di garantirsi una difesa efficace, mentre verranno pesantemente aumentate le pene e ridotte le possibilità di misure alternative nei confronti dei recidivi, vale a dire per la gran parte dei detenuti, costituita da tossicodipendenti e immigrati. In questi anni non si sono volute creare le condizioni di applicazione del nuovo Regolamento, però si è reso permanente il carcere duro del 41 bis e si è introdotta una normativa che allarga le possibilità di censura sulla corrispondenza, mentre con i CPT per gli immigrati (già introdotti dal centrosinistra e peggiorati dal centrodestra) si è esteso il carcere anche nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. Insomma, massimo del rigore verso gli emarginati, impunità per i potenti. Nulla di nuovo, forse. Ma la misura è ormai pericolosamente colma, come l'affollamento delle celle. Una situazione intollerabile e ingiusta, che richiede mobilitazione e iniziativa. Franco Corleone - già artefice, assieme ad Alessandro Margara, del Regolamento penitenziario nel 2000 e attualmente Garante dei detenuti del Comune di Firenze - ha annunciato oggi a Firenze un digiuno «per non essere complici» di questa situazione e per richiedere la messa all'ordine del giorno in parlamento di alcuni provvedimenti positivi su queste materie. Altre iniziative sul tema del carcere sono previste nei prossimi giorni (a Venezia, isola di San Servolo il 17 e 18 settembre, con la Festa del volontariato penitenziario; a Roma il 19, con l'incontro promosso dai Radicali "Il carcere è illegale?"). Il mio invito e impegno è quello di moltiplicare le iniziative, mettendo però in rete le energie e le disponibilità, anche organizzando un digiuno a staffetta assieme a Corleone, per sollecitare le forze politiche dell'attuale governo a una concreta se pur tardiva resipiscenza e quelle di opposizione, che si candidano a governare nella prossima legislatura, a prendere posizione e impegni precisi per riportare dignità e diritti nelle carceri, a smettere di considerare la pena reclusiva come la scorciatoia privilegiata per ogni problema e lacerazione sociale, rafforzando invece le politiche sociali e riprendendo quel "piccolo Piano Marshall" per le carceri, teso a rafforzare il reinserimento sociale e le opportunità lavorative, la formazione e la prevenzione, che avevamo proposto nel 2000 e che, dopo le iniziali promesse, era stato disatteso dall'allora governo, nonostante fosse sostenuto da un amplissimo cartello di forze sociali, sindacali, associative. Il carcere è stanco di parole. Occorrono impegni sinceri, puntuali e misure urgenti Sergio Segio
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