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Occupare, resistere, inventare.
by maska Wednesday, Oct. 19, 2005 at 9:27 PM mail:

Un breve sunto di alcune furberie di tolleranza zero in Torino città

E' ormai un trend in voga da un paio d'anni nelle istituzioni torinesi. Comune, Provincia e Regione, indipendentemente dal colore politico del loro governo sembrano fare a gara ad accaparrarsi il popolo giovane. Si tratta di campagne promozionali e piani triennali per i giovani, che, rispettivamente, Comune e Provincia di Torino hanno deciso di mettere in piedi per dare seguito alle richieste di spazi aggregativi e di socializzazione.
Prendono così vita nel 2003, spazi giovanili come El Barrio o l'Electronic Free Lab. Il Comune, tramite il Vicesindaco Calgaro, sentenzia che gli spazi in città non serve occuparli, ci sono già.
Parole pesanti, che come macigni si stanno concretizzando in questi mesi di pulizia pre-olimpica. E' infatti in un quadro complesso che vanno contestualizzate queste manovre istituzionali.
La creazione di spazi "autonomi" da parte del Comune presuppone un "farla finita" con i tradizionali luoghi di aggregazione, conflitto e resistenza controculturale come i centri sociali occupati o autogestiti. Creare spazi asettici dove i bravi giovani in nome della "par condicio" possano portare tutta la loro estasi creativa. Un'estasi che più non preoccupa, che più non pone in contraddizione il potere costituito.
Una manovra, questa, che pare essere ben più pericolosa della "forza bruta", che è visibile, condannabile ed alla quale ci si puo' contrapporre in modo organizzato. Un grimaldello che piano piano, in nome di un buonismo che puzza sempre più da tregua olimpica, sta entrando e devastando le controculture torinesi.
Accanto infatti alle iniziative dal chiaro contesto propagandistico, esistono esperimenti che, con il beneplacito bipartisan dell'arco istituzionale, prendo lentamente il largo o si confermano nella loro infamia.
E' il caso di Belleville e dell'Hiroshima.
Belleville è il frutto di un'accordo tra il Comune di Torino e tre associazioni giovanili [tra cui Acmos e Terra del Fuoco], cui è stato affidato un grande stabile industriale dismesso. Il progetto prevede la ristrutturazione del complesso in più anni a partire dal 2001, per ricavarne, sotto la direzione delle associazioni intestatarie, spazi ricreativo-culturali. Nasce così una delle strutture più ambigue e ruffiane del panorama torinese. Basta guardarne i bilanci. In una situazione di guerra sociale, tra sgomberi, repressione ed esercito nelle strade, Belleville riceve decine di migliaia di euro da Comune, Circoscrizione e Provincia. Ma non solo. Visto che "Pecunia non olet" e che comunque i soldi sempre fanno comodo, ecco che le sponsorizzazioni accettabili diventano anche quelle dell'ex Assessore regionale di Forza Italia, Giampiero Leo [si proprio lui, quello dei buoni scuola].
Ora, questa ruffianeria istituzionalizzata nella prassi non stupirebbe molto, se questi individui non giocassero a definirsi "di sinistra", "alternativi", talvolta persino "radicali" [ma non troppo, eh...]. E' il caso di quando si è tenuto, lo scorso inverno, il Party Neurogreen [1] - [2] - [3].
Oppure è il caso di quando si cominciano ad individuare le appartenenze. Stiamo parlando di una delle Associazioni che detengono l'appalto di Belleville, in via Caraglio: l'Associazione Terra del Fuoco, quella che ha da poco firmato con Chiamparino tregua olimpica.
Nata da una costola del Coordinamento Studentesco, di Radio Flash e dell'Hiroshima, e costituitasi ad Hoc per l'appalto di Via Caraglio, l'Associazione ha subito fatto bella mostra di sè e delle sue intenzioni: salari da fame per giovani precari [5 euro l'ora per il Progetto annuale comunale Provaci ancora Sam], una politica imprenditoriale prestata al sociale, l'attribuzione pressochè egemonica di molti dei progetti messi in campo dai Comuni di Torino e Provincia [ad esempio Piossasco ed il suo festival musicale "Piossound"] e la messa in moto di un ampio giro di soldi e persone in un grande progetto di scambi internazionali tra Italia e Polonia, fino ad arrivare alla Carovana a Beslan.
Progetti che vengono condotti nella più amplia par condicio istituzionale, utilizzando i soldi delle stesse istituzioni in progetti che poco sanno di "sociale" e molto di campagne pubblicitarie, quando non meri progetti imprenditoriali, "per viverci". Oppure vengono utilizzate per organizzare campagne elettoriali come "Adesso Bresso".
D'altronde dovremmo finire di stupirci e considerare una volta per tutte quale sia l'area di provenienza di questi individui.
Hiroshima Mon Amour e Radio Flash rappresentano ormai da molto tempo [se non da sempre] il modello di centro sociale istituzionale, che non da fastidio a nessuno ma che con l'istituzione ed il suo assetto di potere ci sguazza, ci fa affari, ci amoreggia. Un modello che ostina a darsi uno spolvero da "luogo di sinistra" e che invce ripropone lo stesso schema di potere, le stesse gerarchie. Quando non contribuisce a pubblicizzarne l'opera [leggere tutto il post, commenti compresi].

Come fare a contrastare questo mondo di ruffiani, opportunisti ed "imprentori sociali"?

Ovviamente una risposta univoca non esiste, ne voglio io mettermi a dare lezioni a nessuno/a. Penso che però esistano due soli antidoti al sistema malato dei centri sociali iastituzional-bipartisan. Essendo infatti loro il frutto dell'ideologia del "tutto pulito" di Calgaro, Castellani [do you remember il primo maggio 1999?], Ghiglia e compagnia olimpica bella, non resta che rompergli le uova nel paniere. Non accontentarsi della veste "buona" con cui viene presentata la campagna istituzionale di recluta di nuove leve di boy scout laici votati all'opportunismo e liberi dalla critica: approfondire, leggere, scovare i dati e le informazioni che pure esistono.
Ma soprattutto continuare a rompergli le uova nel paniere, a produrre controculture, ad occupare, a creare autogestione libera dai poteri forti. Criticare, inventarsi e non rinunciare di fronte agli atteggiamenti militar-mediatici che da anni imperversano su Torino e Provincia.

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