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[Bologna] Verso la manifestazione del 25
by Da Liberazione Sunday, Oct. 23, 2005 at 2:23 AM mail:

Riecco gli studenti, riecco Bologna riecco Giurisprudenza occupata...


Checchino Antonini
Bologna nostro inviato
«La casa è un diritto, l'affitto è una rapina». Megafono e striscione dicono la stessa cosa. Entrambi parlano dalle finestre del Palazzo dei Notai, che affaccia su Piazza Maggiore. Solidali con i rumeni del Lungo Reno, sgomberati e fatti deportare da Cofferati, gli occupanti bolognesi dell'università hanno voluto rendere visibile così - ieri per gli universitari in tutta Italia è stata la giornata della comunicazione - la loro fame di case in una città dove ogni quattro indigeni c'è uno studente fuorisede (60mila su 300mila abitanti), dove una stanza può costare 400 euro e settemila alloggi, pubblici e privati, restano sfitti, solo in 600 trovano posto negli studentati. Così, in gruppo, lasciano il quartiere degli studi e vanno all'assessorato alla casa del Comune. Puntuali con l'orario di ricevimento. Ma Amoroso, ex red-skin, ex disobbediente, ora spalmatissimo sulla linea legalitaria di Cofferati, non c'è, da queste parti si dice "si è fatto di nebbia". Proprio come i baroni dell'università, non li trovi mai al loro posto. Allora si occupa anche l'assessorato, senza foga, con cortesia, con gli uomini della digos a fare più foto e più film di una comitiva di giapponesi nevrotici. L'assessore - piuttosto discusso in città per via di un falso dossier che accusava il consigliere Monteventi, legato al social forum ed eletto nel Prc - si rifiuta di andare a discutere nelle facoltà occupate. Gli studenti si consultano e poi avvisano col megafono che torneranno lunedì prossimo direttamente al consiglio comunale. Domanderanno anche una alternativa «dignitosa e concordata» per i rumeni come prescrive una convenzione dell'Onu, sottoscritta dal governo ma ignorata da Cofferati, che, con quest'ultimo blitz, ha gettato nello sconforto anche ambienti cattolici, gli alleati della Margherita, provocando mugugni perfino nella Cgil. In compenso, le destre si sono spicciate a nominarlo erede di Guazzaloca sebbene troppo decisionista.

Con un corteo "estemporaneo", leggi: non autorizzato, il gruppo di studenti torna al "38", ossia a Via Zamboni numero 38, sede della facoltà di lettere e filosofia, la prima ad essere stata occupata il 12 ottobre dopo un bel corteo fatto anche di medi e ricercatori precari. La mobilitazione più giovane è l'autogestione, da ieri, di un'aula di Scienze della formazione.
Fonte: http://www.liberazione.it/giornale/051022/LB12D6DF.asp

Verso la Manifestazione del 25
Checchino Antonini
Bologna nostro inviato
Sulle scale e sulle pareti delle facoltà scritte e cartelli marcano il «nuovo ambiente», la risignificazione dello spazio da parte degli occupanti. Ogni assemblea cerca di capire come tenere dopo il 25 quando si tornerà dalla manifestazione nazionale di Roma. L'idea è di arrivarci in treno con gli occupanti padovani e i milanesi, intercettando sulla linea fiorentini, torinesi e pisani e ricongiugersi con i napoletani e i romani della Sapienza che occupano da dodici giorni. Via Zamboni, Piazza Verdi, Via Petroni fino al Portico dei Servi sono una sorta di dependance all'aperto dell'ateneo: pizzerie, lavanderie, librerie e sulle colonne un'immensa bacheca per gente che vende un vecchio televisore, cerca alloggio o testi o promuove una serata disco. «Chiediamo spazi e case per gli studenti, denunciamo la mensa più cara d'Italia e privata, vogliamo meno tasse e meno numeri chiusi», riassume Alvin, 23 anni, poi racconta delle feste dentro le facoltà e di quella in Via Zamboni di qualche sera fa. Sembravano impermeabili alla ribellione, così presi da una miriade di esami ed esamini ed obblighi di frequenza e invece la prima generazione cresciuta nell'era Moratti-Zecchino, nel "3+2", si smarca dall'ambiguità dei rettori, contesta la precarizzazione della ricerca (il ddl che la camera dovrebbe approvare definitivamente il 25) e denuncia l'intero modello di studi, costoso, iperselettivo e funzionale alla precarizzazione dell'esistenza. «Se un prof prova a fare lezione allora si entra tutti e trasformiamo quell'ora in un'assemblea», spiega ancora Alvin. Le sigle legate alla Quercia, lo stesso partito del rettore Calzolari, sono anche loro ambigue, contro il ddl ma possibiliste sul 3+2, ereditato dal vecchio governo dell'Ulivo e rivendicato da Prodi a "Porta a porta", si dissociano dalle occupazioni ma trovano ascolto solo su qualche giornale che soffia sul fuoco della «legalità», la parolina magica inventata dal sindaco Cofferati e invocata da gruppetti di ciellini e fascisti che strepitano contro le facoltà gestite dai loro colleghi in movimento. Cofferati, per ora, non dice niente. Ma neanche risponde sulla questione del diritto alla casa.

Intanto però, anche Giurisprudenza è occupata, due aule, e l'evento non si ripeteva dal lontano '77. Non c'era riuscita nemmeno la Pantera. Qui, al 22 di Via Zamboni, in 300 hanno deciso di riprendersi la facoltà, resistendo alla violenza di un "prof", ciellino e arrogante, tale Padovani che ha perso la testa e ha menato le mani e la lingua. Niente da fare, il preside stesso ha sospeso la didattica e l'occupazione è potuta decollare. «Quando è scoppiata la guerra - raccontano Lisa e Patrizio, l'una romana, l'altro abruzzese - quel prof girava con la felpa "Us Army" e ha dato in escandescenze quando è stato varato il corso di diritto islamico». Più preoccupanti di Padovani sono i tentacoli di Cl e delle sue cooperative sugli appalti dell'università, che gli occupanti denunciano mentre funzionano, anche qui, i gruppi di studio sulla legge 30, sulle magagne della ex Cirielli e quelle delle riforme costituzionali. Arriva anche un eurodeputato del Prc, Giusto Catania, per discutere della chiusura dei Cpt con lo scrittore Pino Cacucci. Pane per i denti di futuri giuristi che per ora si godono l'«aria nuova e una socialità altrimenti difficile, soprattutto a Giurisprudenza». Per le facoltà girano testimoni e protagonisti di altre stagioni di movimenti, si discute di autorganizzazione con il cobas Bernocchi e di come inceppare i meccanismi del 3+2, per esempio chiedendo crediti anche per le attività di autoformazione, con Gigi Roggero, giovane ricercatore a Cosenza. La sera nelle aule lampeggiano proiettori in barba al copyright. Ieri sera, a Lettere, il tema era la comunicazione, l'ospite Francesco Berardi detto Bifo, quello di Radio Alice e Rekombinant. «Non si vedeva una cosa del genere almeno dal 1990, anche la qualità dei contenuti è impressionante», esclama Bifo che si accoda al gruppo che torna da Piazza Maggiore per pranzare in massa, e in autoriduzione, alla mensa di Piazza Verdi.

Su Strada Maggiore sventolano anche gli striscioni dell'occupazione di scienze politiche. In calendario, tra l'altro, incontri con le reti dei ricercatori precari e col coordinamento migranti. Gli occupanti parlano in gruppo col cronista a margine di un'assemblea di gestione molto partecipata. Per far calare il consenso all'occupazione la preside minaccia di sospendere l'appello di dicembre. Pare sia una burocrate che non ami esporsi, nemmeno contro Moratti contestata dalla stragrande maggioranza del mondo accademico.

Sotto i portici, intanto, piccoli cortei festeggiano con canzoni goliardiche i nuovi dottori cinti d'alloro alla chioma. Passano delle bambine delle elementari - piuttosto compìte per la loro età - di ritorno dalla scuola. Sentono gli stornelli. «Qualcuno s'è laureato - dice una di loro - lo capisco dalle parolacce…». Risponde l'amichetta: «Anche la mia baby-sitter s'è laureata». Appunto, il famoso collegamento col mondo del lavoro. «Tutto il lavoro precario deve essere bandito dalle università», spiega anche Agostino Giordano, 25 anni, lucano, tecnico manutentore (a tempo determinato) e segretario del circolo universitario Prc. Era venuto a Bologna per laurearsi in Storia. E lo ha fatto. Grazie Moratti, grazie Zecchino.
Fonte: http://www.liberazione.it/giornale/051022/LB12D6E8.asp

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