LA FRANCIA BRUCIA...PERCHE'?
Parigi brucia, e non solo lei
Prima di Parigi, è stata la Corsica. Sono state le strade di Bastia, quella città che nelle giornate particolarmente limpide si vede da Pomonte e da Chiessi, a bruciare. Perché i marinai della SMGT, la compagnia di navigazione pubblica, non ne volevano sapere dell'ennesima "privatizzazione", dell'ennesimo bunch of lonesome ministers, dell'ennesimo governo di merda, dei suoi licenziamenti, delle sue "riconversioni", dei suoi "riassorbimenti mirati" e di tutto il corollario di stupide menzogne che accompagnano ogni fatto del genere.
E l'incendio si è trasmesso, via mare, da Bastia a Marsiglia. E qualcuno a preso a fucilate la residenza del prefetto, a Bastia. E il solito ministro che si definisce "il primo poliziotto di Francia", Nicolas Sarkozy, con quella sua faccettina di merda da politicante candidato all'eliseo, ha fatto intervenire i suoi sbirri. E si son rivisti degli straccetti di barricate. E si è rivista la gente a appoggiare i rivoltosi e la loro collera. Qualcuno, ovviamente, ha ritirato fuori la "lotta indipendentista" agitando lo spettro del nazionalismo corso per una lotta che era ed è soltanto una lotta per il lavoro e contro lo stato svenditore e la sua polizia, i suoi sbirri. Una lotta della classe operaia che si è saldata immediatamente ad altre lotte.
Non è vero che questo incendio sfiori soltanto i "flussi di interazione tipici della megalopoli". Non è affatto vero. Certo, è senz'altro più facile dire, e per una concausa di cose non ultima il film (mi aspettavo che sarebbe stato tirato fuori da un momento all'altro!), "Parigi brucia" invece di "Strasburgo brucia", o di "Grenoble brucia", o di "Perpignan brucia". Eppure, e da diverso tempo, quel che adesso sta accadendo nella banlieue parigina è accaduto in quelle tre città che ho nominato ed in altre città ancora, anche più piccole. Ogni città ha quelli che vengono chiamati generalmente "quartiers sensibles", le "cités" che ancor prima di Clichy-sous-Bois si sono incendiate. Saint-Pierre a Strasburgo, ad esempio. Si incendia da anni, periodicamente. Nelle stesse, precise, identiche modalità di Clichy. Con la stessa contemporanea coalizzazione della rivolta di bande rivali contro la polizia di Sarkozy e del suo controllo militare. Senza nessun accordo. Tutte le cités delle città francesi sono polveriere che si accendono con un niente. Sono la "feccia", la "racaille", i "voyous" (le parole preferite da quel losco figuro). Certo che la rivolta può continuare. Certo che continuerà. Non è mica iniziata a Clichy! Ma che la disinformazione su questo semplicissimo fatto sia presente in Italia non è un fatto di cui stupirsi; per farne parlare ci vuole Parigi (magari tenendo presente che Clichy dista da Parigi quanto Firenze da Pisa, se non di più.
"Libération" dice adesso che "la rivolta può continuare", quando in realtà è iniziata da anni e continua sempre maggiore. Potenzialmente, l'incendio delle banlieues francesi può estendersi a livello europeo. Può estendersi dalla Londonistan al Pilastro della Bologna dello sceriffo Cofferati, il "cileno" ex "cinese" che non ha caso ha in bocca le stesse parole di un ministro francese fascista, prima fra tutte "legalità". Gli stessi impeti securitari. Gli stessi modi di agire.
Che l'Europa non esiste non ce lo dice soltanto Parigi. Ce lo dicono le periferie di ogni città francese, e non solo francese. E' giusta la considerazione sul "voto inconsapevole delle periferie" di questi giorni. L'Europa che non esiste può forse cominciare realmente ad esistere nella rivolta, può esplicarsi nei barbari. Abbiamo aspettato i barbari, come scriveva Kavafis in una sua famosa poesia; e i barbari sono arrivati. E i barbari buttano giù gli imperi, come ben si sa. Basta essere a conoscenza delle cose e non credere che arrivino soltanto ora a Parigi. Soltanto a questa condizione, ed a quella di non lasciar cadere la cosa una volta che l' "ordine sia stato ristabilito" (l'ordine, una cosa che esiste ancor meno dell'Europa!).
Un piacere vedere i fautori della "legalità", termine caro non solo ai cofferati e ai sarkozy, ma anche alle varie "tutine bianche" e a buona parte di un movimento che si vorrebbe di opposizione radicale, ma che poi fa a gara di legalità e di legalitarismo con le istituzioni (non capendo una sega non solo delle dinamiche di territorio, ma neppure dell'assoggettamento più o meno "dignitoso" che propone di fatto con le sue azioni). Il fatto è che lo stato viene percepito ancora come soggetto cui ancora fare capo, da questi signori. Lo stato non viene messo in discussione neppure da molti che si proclamano "disobbedienti". Ma disobbedienti a cosa? Guardateli adesso, agnoletti e casarini, i veri disobbedienti in azione a Clichy e altrove. Non riducono soltanto la potenza dello stato: ne mettono in luce la puzza di cadavere in decomposizione. Gli agili incappucciati delle banlieues francesi, gli stessi che hanno inventato il "parkour", che alcuni stanno tentando di gabellare come uno "sport" (con tanto di campionati!) mentre è fondamentalmente una tattica di guerriglia urbana.
E buon collasso a tutti quei signori. Crepino gli Chirac come i Cofferati. Crepino con il loro stare al "sicuro" coi padroni al caldo delle loro poltrone, il fuoco potrebbe arrivare anche per loro, in guardia dunque I Sarkozy come i Pisanu, quello dei decreti "antiviolenza" negli stadi. E chissà che un nuovo fronte non si apra proprio...allo stadio!
Nique la police, e siano con noi l'odio di classe e la controinformazione. Sia con noi, sempre, una febbre, quella febbre inestinguibile che vuole buttare e capovolgere questo sistema buono solo ai borghesi. Impossibile da svendere. Une fièvre impossible à négocier.
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