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"Dimostreremo che il paese va avanti grazie alle mani dei lavoratori.
Questa è rivoluzione: occupare una fabbrica, occupare un terreno,
gestire e portare avanti la produzione, è ciò che di più
rivoluzionario
si stia facendo in questo momento".
Sono le parole che provengono dalla straordinaria esperienza della
fabbrica
di ceramiche Zanon, nell'Argentina meridionale, ormai da più di un
anno occupata
e autogestita sotto il controllo operaio. La riattivazione dei
macchinari degli
impianti per la produzione, la vendita sostenuta dei prodotti, i nuovi
rapporti commerciali,
il numero di operai impiegati inalterato e ancor più l'integrazione
tra i lavoratori attivi
di decine di disoccupati, sono la dimostrazione più forte di come la
crisi del sistema neoliberista
in america latina possa essere fronteggiata grazie all'azione diretta e
all'autogestione delle risorse di tutti,
sottratte finalmente allo sfruttamento e al saccheggio dei padroni.
L'esperienza di occupazione e di autogestione della fabbrica di
ceramiche Zanon
rappresenta un interessante punto di discussione e confronto per le
nuove lotte operaie
che provano ad allentare il cappio neoliberista.
E come dimenticare la fabbrica tessile Brukman di Buenos Aires, che il
18 dicembre compierà un anno di occupazione.
In questo caso c'è da sottolineare un'ulteriore particolarità: il
ruolo delle operaie all'interno delle fabbrica occupata.
Grazie all'esperienza della Brukman, all'interno delle profonde
mutazioni che ha subìto la società argentina durante questa
ultima fase di crisi economica più intensa, decine di donne hanno
riscoperto il valore effettivo del proprio posto di lavoro.
Sono cresciute insieme all'interno della fabbrica, l'hanno portata
avanti, hanno assunto la consapevolezza di riuscire
ad essere l'asse portante della produzione e delle vendite.
La lotta per il mantenimento del posto del lavoro, ricchezza
inestimabile per la sopravvivenza nell'Argentina di oggi,
ha trasformato semplici anelli della apatica catena produttiva in
lavoratori attivi finalmente responsabili e
garanti non solo del proprio salario ma della risorsa collettiva
occupazionale.
E così il supermercato El Tigre di Rosario, l'ex clinica privata Junin
di cordoba, le miniere di carbone di rio Turbio,
la casa editrice Perfil: dove i padroni abbandonano e chiudono, gli
operai e le operaie occupano e riaprono;
dove sembrano indispensabili licenziamenti e tagli, la mano dei
lavoratori redistribuisce le entrate e consolida i salari;
dove da anni sono state saccheggiate le risorse ed esportati gli enormi
guadagni, migliaia di argentini provano
a reimpossessarsi delle proprie ricchezze e a reinserirle nel bene
collettivo attraverso le occupazioni, le autogestioni,
le proteste, le azioni dirette, una nuova forma di lotta per
l'autodeterminazione.
Piattaforma
Un
supermercato a Rosario
Una clinica privata a Cordoba
una miniera di carbone a Rio Turbio
una casa editrice a Buenos Aires
Foto: ¡imperio es de los trabajadores!
foto dal congresso delle fabbriche occupate
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