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La protesta delle donne invade Milano
by dal corriere Sunday, Jan. 15, 2006 at 12:04 PM mail:

Il corteo in difesa della 194. «No alle minacce contro la legge sull'interruzione di gravidanza». Più di 100 mila in piazza: «Aborto, libere di scegliere». Ma Unione e Cdl si spaccano.

La protesta delle do...
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«Siamo uscite dal silenzio». E hanno invaso la città: più di 100 mila donne hanno partecipato ieri alla manifestazione in difesa della legge sull'aborto. Hanno reclamato «libertà di scelta» e chiesto garanzie sui consultori. Polemiche politiche: mentre Nando Dalla Chiesa ha chiesto «più autonomia dei cattolici» della Margherita, Patrizia Toia ha difeso la scelta di non partecipare. Dissidi anche in Forza Italia, dopo che Tiziana Maiolo ha detto di «condividere lo spirito della manifestazione».


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Piazza del Duomo si riempie lentamente. Quando Ottavia Piccolo saluta dal palco «le donne che lottano per i loro diritti», la coda del corteo non ancora è sbucata dallo scalone della metropolitana davanti alla stazione Centrale. «Siamo cinquantamila» alle quattro del pomeriggio, «quasi ottantamila» un'ora dopo, anzi «più di duecentomila» (anche se la questura ne conta poco più della metà) quando il segretario generale della Cgil Lombardia, Susanna Camusso, prende il microfono per ultima e si appella ai politici, tutti, senza distinzione di partito: «Guardate questa piazza e tenetene conto». Perché, come avverte uno striscione che svetta più in alto degli altri, «le donne votano di pancia».
L'invito era in tre parole: «Usciamo dal silenzio». La manifestazione in difesa della legge sull'aborto ne ha aggiunta una quarta a completare lo slogan: «Siamo uscite dal silenzio» con trecento pullman, treni speciali e voli da tutt'Italia. Partiti, associazioni, sindacati di Milano, Genova, Firenze, Roma, Catania, Palermo. Migliaia di donne, la maggioranza, di tutte le età: quelle che erano in piazza anche nel 1978 e si sono mobilitate per il referendum del 1981, insieme alle loro figlie e alle nipoti. Ma anche uomini, in rottura con il passato, «perché oggi la battaglia in difesa delle libertà è comune», spiega il leader dei Cobas, Piero Bernocchi.
Il corteo lascia piazza Duca d'Aosta alle 14,30 sulle note di Hey Joe e Wish you were here.
Un salto nel passato. Slogan contro la chiesa e contro il governo, musica e cori. Sulle vetrine di via Manzoni è tutto in saldo, «ma i nostri diritti non sono in vendita», dice battagliera la signora Giovanna Pollina, 57 anni e un cartello con scritto «No alla chiusura dei consultori» sulla schiena.
Il corteo gonfia piazza del Duomo. Sul palco si avvicendano Assunta Sarlo, la giornalista del Diario che ha dato il via all'iniziativa, la scrittrice Carmen Covito, le attrici Alessandra Ceccarelli, Maddalena Crippa, Anna Bonaiuto e Debora Villa. Poesie e messaggi di donne. Ottavia Piccolo legge una lettera in cui Franca Rame ricorda la sua sofferenza («abortire non è come fare la messa in piega»). Karina Scorzelli, mediatrice culturale cilena che lavora nei consultori spiega «l'importanza dell'informazione e dell'accompagnamento soprattutto per le straniere». Paolo Hendel («unico uomo ammesso sul palco») elogia «le donne che vanno per la loro strada, facendo scelte di coscienza, ignorando schieramenti e indirizzi politici». Poi porta come esempio il ministro Stefania Prestigiacomo e Veronica Lario in Berlusconi, complimento
bipartisan dopo le stoccate ai ministri Buttiglione, Giovanardi e Storace.
Gli applausi partono da tre generazioni di donne. «Abbiamo lottato tanto per ottenere la 194 e ci troviamo ancora a difendere una legge che funziona, nonostante i sabotaggi», accusa dietro gli occhiali Barbara Bertolotti, 81 anni, metalmeccanica in pensione. Si ricorda bene quando «gli aborti clandestini costavano 500 mila lire» e non fa un passo indietro dal giorno in cui ha votato no al referendum. Francesca, 17 anni, studentessa del liceo «Volta» ha qualche ricordo in meno ma «tanta ammirazione per le donne che si sono battute per i miei diritti». Perché si può essere «favorevoli o contrari alla 194, ma è fondamentale che venga rispettata la libertà di scelta». Una sfida: «Pensiamo non solo a difendere le conquiste ottenute in passato, ma anche di estendere lo Stato laico», spiega Cristina Gramolini di Arcilesbica. «In questi giorni tutti dicono che non vogliono più cambiare la legge 194», conclude Susanna Camusso. Ecco: «La consideriamo la nostra prima vittoria».


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