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[san paolo] l'articolo dei fratelli Battezzati del 21 marzo 2003 sul Corsera
by supporto legale Thursday, Jan. 19, 2006 at 6:10 PM mail:

Di seguito l'articolo pubblicato il 21 marzo 2003 dai fratelli Battezzati, medici, presenti al San Paolo la notte del 16 marzo 2003. Oggi i due medici hanno deposto durante la quinta udienza del processo per i fatti del san paolo

"Caro direttore,
vorremmo contribuire con la nostra diretta testimonianza alle riflessioni suscitate dai gravi disordini avvenuti nella notte tra il 16 e il 17 marzo all'ospedale san paolo. Siamo due medici, uno dei quali dipendente dell'ospedale, che in quelle ore si trovavano nell'ospedale, non per motivi di servizio, ma per assistere il padre ricoverato. Abbiamo assistito sconcertati, prima dalle finestre del reparto, poi dall'interno del Pronto Soccorso e dalla strada antistante, agli atti di violenza che hanno caratterizzato gli scontri tra le forze di polizia e alcuni amici del ragazzo ucciso in via Brioschi. QUesta nostra preoccupata testimonianza dei fatti nasce dalla precisa sensazione che l'operato delle forze dell'ordine non solo non sia stato adeguato alle necessita' del momento, ma sia stato caratterizzato da eccessi ingiustificati e condannabili da chiunque abbia a cuore, quali che siano i propri orientamenti politici, la convivenza civile all'interno di un paese liberale e democratico.
Richiamati dal clamore proveniente dall'accesso stradale al Pronto Soccorso, che si trova proprio sotto le finestre del reparto dove ci trovavamo, abbiamo assistito a violenti cariche da parte delle forze dell'ordine, seguite da ripetuti episodi di aggressione da parte di gruppi di 3-4 agenti per volta, sopo l'inseguimento di qualche individuo rimasto isolato, procedevano con angosciante sistematicita' a immobilizzarlo e colpirlo con i manganelli, i cui suoni, nel lungo attimo interposto tra le grida, gli insulti e le minaccie, proferite da ambo le parti orami allontanatesi, era udibile persino da noi al sesto piano, con sensazione di impotenza assistevamo alla scena. Siamo dunque scesi all'interno dei locali del Pronto Soccorso, che ci sono apparsi devastati dalle cariche avvenute all'interno dell'ospedale, con vetri frantumati, chiazze di sangue dovunque sul pavimento, sangue sui volti e gli indumenti di alcuni giovani di cui coglievamo il pianto, altri a gridare la loro rabbia e dolore, altri a ancora a insultare polizia e carabinieri. Ci siamo scambiati i racconti con i colleghi del Pronto Soccorso, medici e infermieri. In diversi avevano assistito nelle sale di attesa e nei corridoi a inseguimenti e aggressioni simili a quelle da noi viste all'esterno. ALtri ci hanno riferito di vetrate, quelle stesse che poi vedremo apparire sui giornali e in televisione, infrante da agenti; in tanti ci hanno parlato di insulti e minacce rivolte dai giovani alle forze dell'ordine, apparentemente vissuti come corresponsabili in qualche modo all'aggressione subita nella notte in via Brioschi, seguita da provocazioni reciproche e e dal rapido e inarrestabile degenerare della situazione. Tutti escludevano aggressioni e tanto meno rivendicazioni di cadavere da parte dei giovani nei confronti del personale medico e infermieristico in servizio.
Nell'inferno dantesco in cui ci siamo trovati in quelle ore l'ospedale ci appariva violato e offeso nella sua missione civile di assistenza e cura prestata a chiunque e ancora piu' offesa appariva la memoria del ragazzo condotto qui privo di vita. Siamo usciti all'esterno dell'ospedale e all'esterno dell'ospedale ecco apparire ancora volti tumefatti, sangue, rabbia ma ora la situazione sembra piu' traquilla. Alle grida di qualcuno, che afferma che dentro l'auto della polizia sono rinchiusi dei feriti e che e' reato sottrarli alle cure mediche, viene estratto in silenzio un giovane dal volto e abiti insanguinati, piangente a cui vengono tolte le manette e che viene spinto zoppicante verso il Pronto Soccorso.
Tali sono la sorpresa dell'apparizione e il dolore e l'indignazione che ci hanno sopraffatti, che non ci viene neppure in mente di imporre di fare sedere il ragazzo in attesa di una barella. Del resto, in abiti borghesi, ci pare che difficilmente saremmo creduti medici. Crediamo anche di scorgere qualcosa deinostri sentimenti, riflettersi nei volti di alcuni degli agenti, alcuni in abiti borghesi, che sembrano giunti da poco e ritroviamo in zone distinte da quelle dove si trovavano quelli che maneggiavano strumenti anti sommossa. Li vediamo muoversi e parlare in modo diverso e sembrano, cosi' ci pare, condividere in qualche modo le amare riflessioniche incominciano ad affacciarsi alla nostra mente sull'operato di tanti dei loro colleghi.
CI pare, o comunque desideriamo sperare, che gli ultimi arrivati rappresentino i veri tutoridell'ordine pubblico. capaci di valutare senza errori la gravita' delle minacce cui sono esposti i cittadini e le istituzioni di intervenire con esperienza e nel modo piu' efficace per tutelare la liberta' collettiva. L'operato di altri, che abbiamo visto in azioni per lunghi momenti, sara' sempre destinato, anche nel caso si trattasse di incompetenza, a sollevare dubbi sulle reali intenzioni del loro intervento, a incrinare la fiducia dei cittadini verso le forze dell'ordine e a come compromettere il lavoro, i sacrifici di tutti i loro colleghiche agiscono con competenza ed efficacia."

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