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Refusenik e obiettori alla sbarra
by eruivtoervteruiyvtiowr Thursday, Jul. 31, 2003 at 12:40 PM mail:

Per fortuna gli israeinai non sono tutti uguali. C'è ancora speranza

ISRAELE
Refusenik e obiettori alla sbarra
«Road map» di parole, ma continuano i processi a chi dice no al servizio nei Territori occupati
Corti marziali Ad agosto si decide sul «pacifista» Yoni, poi il «processo dei cinque» (Noam Bahat, Matan Kaminer, Adam Maor, Hagai Matar, Shimri Tsameret)
SVEVA HAERTTER
Nella ripresa del processo a Yoni Ben-Artzi, il pacifista che le autorità militari israeliane non considerano pacifista, è stato sentito il colonnello Shlomi Simchi, capo del Conscience Committee. Per una volta è lui a dover rispondere alle domande. In sintesi le sue risposte al lungo interrogatorio dell'avvocato Michael Sfard (lui stesso refusenik) si possono riassumere così: Yoni non mente, è convinto di essere un pacifista, ma ... non lo è. Anche il pacifismo di Marin Luther King fu messo in discussione da un colonnello, «Yoni è quindi in buona compagnia» ha affermato l'avvocato suscitando l'ilarità dei presenti. Tra gli illustri precedenti, nemmeno il nome di Tolstoj sembra significare qualcosa per Simchi e secondo l'avvocato il comitato agisce senza alcun criterio. Lo status di obiettore di coscienza è stato riconosciuto al 5% dei richiedenti, mentre statistiche rivelano che a livello internazionale le percentuali sono comprese tra il 65 ed il 95%. Un dato ancora più significativo considerando che il numero di ragazze che fanno richiesta per l'obiezione di coscienza, supera di dieci volte il numero dei ragazzi e che l'esercito israeliano (Idf) le accoglie nel 95% dei casi. Anche per questo secondo l'avvocato Sfard, la percentuale di ragazzi è inferiore tra i richiedenti. Si prevede che la corte marziale deciderà sul caso di Yoni ad agosto, mentre manca una data per il «processo dei cinque» (Noam Bahat, Matan Kaminer, Adam Maor, Hagai Matar, Shimri Tsameret). Nell'ultima udienza ha testimoniato Noam Burstein, comandante della divisione di coscrizione. Rispondendo all'avvocato Dov Henin, Burstein (che ha personalmente mandato in prigione decine di giovani) ha ammesso di non avere istruzioni ufficiali, né formazione o istruzioni dirette sull'obiezione di coscienza. In sostanza il suo metodo consiste in «un misto di discussioni e pene detentive».

Shimri Tsameret ha ripreso la propria testimonianza affermando che «questa è una guerra fatta per scelta, non per necessità» e che a causa della centralità della «sicurezza», molti problemi non trovano la dovuta attenzione nell'opinione pubblica. «Ogni individuo deve assumersi la responsabilità di impostare la propria vita e la vita della società di cui è parte (...) è proibito rinunciare ad un sogno. Il rifiuto di rinunciare alle mie speranze ed ai miei sogni mi ha spinto a rifiutare la leva».

Adam Maor ha parlato dei danni dell'occupazione e del ruolo attivo dell'esercito, come nel caso del vandalismo dei coloni nella zona di Kfar Yanoun. «Ogni persona sana di mente capirebbe che il colono Avery Ron è il responsabile delle attività in quell'area e che è un terrorista, anzi, un modello di terrorismo. Ma non è lui a farmi indignare. Fanatismi religiosi e nazionalisti, episodi di razzismo si sono verificati ovunque ed in ogni tempo. Si tratta di stabilire cosa fa la maggioranza. Se la banda di Ron venisse a casa mia, nessuno gli permetterebbe di restarci per ore o addirittura di tornarci. Se gli abitanti di Yanoun entrassero in un insediamento, la risposta dell'esercito sarebbe immediata, ma quando Ron ed i suoi tormentano i palestinesi, godono di immunità se non di collaborazione. La maggioranza sana non sta fermando i terroristi, li sta finanziando, difendendo. Così, persone che non hanno nulla in comune con questi fanatici, avalla azioni dell'Idf finalizzate alla politica criminale degli insediamenti, all'annessione di terra palestinese per scopi militari e così via. Quando l'Idf diventa strumento in mano a dei fanatici, gli stessi soldati, o perché non capiscono o per semplice disattenzione, diventano dei fanatici». Poi ha raccontato del suo incontro con Brian Avery (militante dell'International Solidarity Movement) gravemente ferito a Jenin). «Se prendi parte all'occupazione ne diventi responsabile, per le azioni immorali condotte nei territori occupati e responsabile per le azioni terroristiche».

Noam Bahat ha parlato del suo ruolo come educatore e delle contraddizioni tra il sistema educativo che diffonde «valori dell'occupazione» e le sue concezioni morali. «Quando la legge lede gli interessi dei deboli, viola la loro libertà, li discrimina, limita del tutto o in parte la loro libertà di espressione e di coscienza, considero mio dovere morale violare la legge. Se non c'è altra scelta questo si rende necessario per impedire che la legge cancelli diritti fondamentali delle persone». Purtroppo, dice Noam, solo pochi sono realmente coscienti della situazione. «Tutto ciò che ha l'aspetto del male è male, ma la gente si rifiuta di capire di essere Golia. Vuole vedere se stessa come Davide, piccolo, debole, eroico, saggio. In realtà siamo un Paese che sfrutta e tormenta il popolo palestinese. Di fronte a questa realtà mi sento in dovere di rifiutare di far parte dell'Idf».


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