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ROMA Sembra tornato ai suo vent’anni Ignazio La Russa. Il completo nero e la cravatta non gli sono mai stati tanto stretti: «Siete quattro scalzacani». Obiettivo: gli studenti schiacciati dietro le transenne, che urlano e fischiano perché non capiscono proprio che ci stia a fare davanti al portone di Montecitorio quel gruppetto di parlamentari con La Russa in mezzo. La risposta è presto data: «Ci divertiamo un mondo». Di allontanarsi non se ne parla, anzi. Il capogruppo di An risponde ai cori «quanto sei brutto» allargando platealmente le braccia e mostrando tutta la sua persona, e al grido «fascista» ride col gruppo dei suoi: «Per fortuna qualcuno me lo dice ancora…». Ha deciso di fare testa a testa, fa il gallo nel pollaio, si spalleggia con l’aennina Daniela Santanché, la quale, stretta in un paio di jeans su camicetta bianca, ostenta sorrisi provocatori dietro ampi occhiali neri ed è tutta eccitata per il fuori programma. Finché decide di metterci del suo, tanto per vedere l’effetto che fa, e alza il dito medio con nonchalance mostrandolo ai ragazzi.
La piazza rumoreggia e parte uno degli slogan più gettonati: «Siete come Lapo Elkann, siete come Lapo Elkann… cocaina e travestiti siete come Lapo Elkann».
A mettere fine alla bagarre ci prova il vicequestore Giancarlo Pellegrino, che si avvicina al gruppetto di deputati della maggioranza pregandoli di rientrare in parlamento. Non lo avesse mai fatto, apriti cielo. La Russa fa una scenata: «E che sono io che me ne devo andare? Se ne andassero loro». Poi rivolto ai giornalisti: «Fanno come negli anni settanta, che ci dicevano di rimanere chiusi nelle nostre sedi mentre quelli fuori ci assediavano». Adesso che i tempi sono cambiati si deve pur togliere una soddisfazione. Ma i tempi non sono mica tanto cambiati: «Quello stronzo si chiama Pellegrino», riferisce uno del partito a La Russa, che si acciglia: «Bene, bene..».
Ma i siparietti di Alleanza nazionale non sono finiti. Nel tardo pomeriggio arriva il decano Gustavo Selva, che viene apostrofato da uno studente: «Piduista di merda». Selva: «Ripeta se ha il coraggio». «Piduista di merda». «Il tribunale ha accertato la verità, e lei si informi», si infervora il presidente della commissione affari esteri. Partono fischi e slogan, «fascisti carogne…». Selva fronteggia coraggiosamente la folla finché una delegazione di centrosinistra non lo convince a desistere. La ragion politica vince e l’anziano deputato decide di andarsi a prendere un gelato. Niente da fare: anche la
strada per il bar è bloccata dall’assedio degli studenti. «Se non siete capaci di far capire che esiste lo Stato, ci penso io», assicura l’anziano parlamentare ai funzionari di polizia. «Passi dall’altra parte», gli urlano gli studenti. Ma se lui deve dimostrare che esiste lo Stato… Alla fine un ragazzo va a comprargli un cono di gelato alla panna e cioccolato e glielo porge. Selva ci pensa un po’, poi rifiuta. Questioni di principio.
CINZIA GUBBINI
Il Manifesto
26/10/2005