Appello mobilitazione contro omicidi di stato, contro archiviazione "caso Lonzi"

Diffondiamo questo appello e invitiamo chi voglia organizzare un presidio a comunicarlo alla mail del sito per pubblicare l'iniziativa.

APPELLO MOBILITAZIONE CONTRO OMICIDI DI STATO

IN VISTA DELL'ARCHIVIAZIONE DEL "CASO LONZI"

In Italia esiste la pena di morte. Ignobili e nefasti politici si sbracciano davanti ai loro simili nelle sedi internazionali per affermare il contrario. Arrivano ipocritamente a promuovere iniziative formali contro la pena capitale nei paesi geograficamente più distanti, mentre quotidianamente la avallano, la leggittimano e più o meno esplicitamente la approvano all'interno dei propri confini.

In Italia esiste la pena di morte, ma non è sancita dalla legge come in Iran, in Cina o negli Stati Uniti d'America. In questo paese la vita viene tolta senza un processo, senza una condanna formalizzata, senza possibilità di appello e di ricorso; la vita viene tolta da uomini in divisa in base alla loro volontà; l'apparato giudiziario non la infligge direttamente, ma si limita a legittimarla proteggendo i boia di turno.

E' così che nel luglio del 2003 venne tolta la vita a Marcello Lonzi, di nascosto, senza sentenze, nel luogo della rimozione per eccellenza, il carcere. Da oltre 6 anni la madre di Marcello lotta per portare a galla la verità che ormai tutti conoscono: basta vedere le foto del cadavere per capire che non è morto per un infarto. Da 6 anni, nei tribunali e nelle procure, lo stato protegge i suoi fedeli servitori e in questo modo si autoassolve. L'ultima tappa di questa vergognosa trafila, è l'archiviazione dell'inchiesta sulla morte di Marcello. Non è successo niente, è stato un infarto.
Un infarto che ti spacca la testa, ti rompe le costole, ti provoca lividi su tutte le parti del corpo, il tutto senza lasciare tracce di sangue nella cella.

Non ci interessano le sentenze dei tribunali, né le assoluzioni né le improbabili condanne, che non daranno mai giustizia a Lonzi, Aldrovandi, Eliantonio, Uva, Cucchi, Giuliani, Rasman, Frapporti, Mastrogiovanni, Bianzino, La Penna, Calin, Vukaj e tutti gli altri uomini e donne giustiziati da uomini in divisa. Per questo scegliamo di lottare e gridare la nostra rabbia contro gli omicidi di stato a fianco delle potenziali nuove prede dei boia in divisa. Davanti alle carceri, perché in questi luoghi la vendetta di stato non si concretizza solo con la privazione della libertà, ma con la privazione della dignità, con il sovraffollamento che stipa carne umana in scatole di cemento,
con le centinaia di condanne a morte che ogni anno vengono inflitte negando cure mediche, rinchiudendo malati terminali, istigando al suicidio.

Quindi l'appello, rivolto a tutti coloro che percepiscono la piaga degli omicidi di stato come una questione sociale da sottrarre all'autoassoluzione dei tribunali, a organizzare un presidio sotto le mura del carcere della propria città. Abbiamo scelto la data di domenica 16 maggio perchè precede la sentenza di archiviazione del "caso Lonzi" programmata per il 19 maggio. Abbiamo scelto questa occasione perché rappresenta un pericoloso precedente per tutte le morti inflitte dallo stato e non possiamo restare inerti tollerando che diventi la norma.


Contro tutti gli omicidi di stato
Contro i boia in divisa
Contro la violenza e l'orrore del carcere e della repressione.

Anarchici e anarchiche

Lun, 03/05/2010 – 11:06
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