Benevento - Una piccola Guantanamo in Italia?
Lettera testimonianza di un prigioniero arabo-palestinese nelle carceri italiane
A gennaio 2008 è stata aperta una nuova sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza) a Benevento, composta di soli prigionieri islamici, una decina in tutto: 5 algerini, 2 iracheni, 1 egiziano, 1 tunisino ed 1 anziano palestinese di 74 anni con problemi di salute, da 17 anni in carcere in Italia per l’Achille Lauro; provenienti dalle sezioni EIV di Siano-Catanzaro (5), Poggioreale (2), Cerinola (1), Sulmona (1) e Parma (1).
La struttura della sezione è già di per se significativa: bocche di lupo alle finestre oltre alle reti; reti sopra il passeggio; e ancora luce e televisione vengono spente a mezzanotte; non sono state consegnate le audiocassette con contenuto religioso già consentite nei carceri di provenienza e i libri permessi in cella sono limitati al numero di 5.
Il regime di detenzione si è subito rivelato di tipo intimidatorio e teso ad imporre una disciplina vessatoria e militaresca: a titolo di esempio tra le altre angherie si impone ai prigionieri di stare in piedi, in silenzio e di spegnere il televisore durante la quotidiana battitura delle sbarre della finestra in cella, a chi distribuisce il vitto (uno dei dieci suddetti prigionieri), viene imposto con minacce, da tre guardie sempre dietro, di non parlare con gli altri, in particolare il 10 febbraio, una guardia ha minacciato due lavoranti di portarli in isolamento e di picchiarli se non avessero accettato le loro imposizioni.
Dal comportamento si presume che le guardie addette a questa sezione appartengano ai ROM (ex GOM), già tristemente famose per i noti fatti di Bolzaneto del G8 di Genova.
Il giorno mercoledì 27 febbraio alle ore 10,30, il sottoscritto Bouhrami Yamine, in seguito ad una protesta verbale, in risposta ad una guardia che con il solito tono provocatorio mi ha detto di non impiegare più di 10 minuti per la doccia, questa guardia mi ha risposto di chiudere la bocca e di rientrare in cella, poi mi si è avvicinato e mi ha colpito con un pugno in faccia, quindi sono intervenute due guardie che mi hanno portato in cella.
Alle 12,00 è tornata la guardia che mi ha colpito, per farmi uscire dalla cella per l’aria e mi ha insultato, a questo punto c’è stata una colluttazione in cui sono intervenute altre guardie con calci e pugni.
Gli altri prigionieri hanno subito fatto una battitura, quindi sono intervenuti un ispettore ed un brigadiere che mi hanno rinchiuso in cella.
Dopo due ore, alle 14,10, è venuto lo stesso brigadiere che mi ha detto di seguirlo dal medico per farmi visitare.
Quando sono sceso, arrivato nel corridoio dove c’è l’infermeria, che è al piano sottostante la sezione, sono stato colpito da una guardia con un pugno in testa davanti al brigadiere ed all’ispettore, poi trascinato da tre guardie di fronte al medico che mi ha solo guardato in faccia senza visitarmi e ha detto al brigadiere che tutto era a posto. Poi mi hanno trascinato un’altra volta in una cella a cinque metri di distanza dall’infermeria, dove sono entrate dieci guardie che hanno cominciato a picchiarmi con calci e pugni alla testa e nel corpo, sbattendomi la testa sul muro, per dieci minuti; tutto questo è successo alla presenza dell’ispettore, del brigadiere e del medico.
Quando hanno finito di pestarmi, mi hanno spogliato nudo con la forza e minacciato che se parlavo sarei morto.
Gli altri prigionieri sentendo le mie urla per quanto stava accadendo, hanno fatto subito una battitura di protesta. Per tre giorni sono rimasto in quella cella ed ho fatto lo sciopero della fame.
Il giorno 28 febbraio ho chiesto la matricola per fare la denuncia ma non mi è stato permesso.
Il 29 febbraio alle ore 9,30 sono andato al consiglio di disciplina dove ho esposto l’accaduto al direttore ed al comandante del carcere, a cui hanno risposto dandomi una punizione di 15 giorni di isolamento.
Il giorno 1 marzo vengo chiamato per essere trasferito; quando ero già salito sopra il furgone, un ispettore mi minacciava un’ultima volta dicendomi di non parlare di quanto era successo.
Adesso sono stato trasferito al carcere di Siano-Catanzaro dove ho scontato i 15 giorni d’isolamento alle celle di punizione e dove, infine, sono stato ricondotto nella sezione EIV per soli prigionieri politici.
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