Cagliari - resoconto corteo antirazzista e aggiornamenti

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Sabato 6 febbraio diverse centinaia di migranti senegalesi sono scesi in piazza, a Cagliari, nella manifestazione indetta dalla rete antirazzista cagliaritana. E’ la prima volta che la comunità senegalese condivide l’organizzazione e partecipa così numerosa a un corteo in città. Palpabile la rabbia e la preoccupazione per la pesante situazione di attacco che le comunità migranti stanno subendo negli ultimi mesi.

 

Da circa due mesi infatti, a Cagliari e nell’hinterland, carabinieri e polizia fanno irruzioni sistematiche, all’alba, nelle case degli immigrati, che vengono trattenuti in caserma l’intera giornata, alla ricerca di pretesti per mettere sotto sequestro le abitazioni. Il risultato è che un gran numero di lavoratori stranieri si trova a non avere più un’abitazione, mentre è diventato impossibile per loro ottenere un contratto d’affitto. Infatti, i padroni di casa, spaventati dalla campagna di stampa che ha accompagnato queste operazioni di polizia, si rifiutano oramai di affittargli le case, per paura di vedersi l’immobile sequestrato..

L’effetto di queste operazioni sembra quello di voler creare artificiosamente una situazione di allarme e di emergenza, in una città in cui il numero dei senza-casa è già molto elevato, mentre la presenza delle comunità migranti non è mai stata percepita come una minaccia o un pericolo. Ma se così è, quale sarebbe il vero scopo di queste operazioni? Occorre ricordare che nei pressi della città, all’interno dell’aeroporto militare di Elmas, opera dal giugno 2008 un campo di prigionia per migranti (attualmente classificato come CIE). Da allora vi sono stati rinchiusi i migranti algerini che raggiungevano fortunosamente l’isola a bordo di piccole barche e i richiedenti asilo sbarcati a Lampedusa. Il centro è stato teatro di numerose rivolte ed è stato ripetutamente distrutto dai prigionieri. Attualmente è stato ripristinato, ma è vuoto a causa della quasi totale interruzione del flusso migratorio via mare. Benché vuoto da mesi, il centro di Elmas non è stato chiuso, anzi, è tuttora presidiato da un corpo di guardia, il che fa pensare alla volontà di un suo prossimo utilizzo. La nostra preoccupazione è quella di dovere presto assistere anche nella nostra città ai rastrellamenti strada per strada, alla caccia del migrante “irregolare”, da rinchiudere all’interno del CIE e deportare.

In questa direzione sembrano andare anche le dichiarazioni del nuovo prefetto Balsamo che, entrato in carica a gennaio, dopo appena una settimana, ha subito dichiarato che il principale problema di Cagliari è l’immigrazione clandestina.

In perfetta sintonia con queste dichiarazioni è anche il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, che parla di “emergenza” e di uno sgombero necessario e imminente a proposito di uno stabile industriale nella zona di Giorgino, in affitto da una decina di anni a migranti senegalesi. Lo stabile non è di proprietà del comune e non è in condizioni precarie, anche grazie alla costante manutenzione degli abitanti. Le motivazioni del ventilato sgombero sono dunque incomprensibili. Maliziosamente viene da pensare che la necessità reale sia quella di frammentare una comunità molto numerosa (circa un centinaio di persone) per rendere meno problematiche le eventuali operazioni repressive: irruzioni, fermi, sequestri e deportazioni.

 

In questa situazione, sabato 16 Gennaio c’è stato a Cagliari un presidio di solidarietà con i migranti in rivolta a Rosarno. L’iniziativa si è conclusa con un corteo improvvisato, terminato sotto il municipio. All’iniziativa hanno partecipato anche una ventina di migranti provenienti dal Senegal.

In seguito si sono svolti numerosi incontri, ai quali hanno costantemente partecipato anche gli esponenti della comunità senegalese, per discutere delle iniziative da prendere per contrastare l’attacco xenofobo proveniente dalle istituzioni.

Abbiamo deciso di organizzare questa manifestazione del 6 febbraio come “rete antirazzista cagliaritana”, una rete autonoma, formata da singoli individui, slegata da partiti, movimenti, associazioni e istituzioni.

Alla manifestazione hanno partecipato un migliaio di persone, numerosissimi i migranti (oltre la metà dei presenti). Il rumoroso e caotico corteo ha occupato le strade della città per l’intera serata (dalle 16 alle 20) e si è concluso sotto il tribunale. Avevamo previsto di concludere sotto la vicina questura di Cagliari, ma ci è stato esplicitamente proibito dalle autorità di polizia, che hanno anche fatto presidiare l’edificio da un numeroso contingente di forze del disordine in tenuta antisommossa. Da segnalare “l’assedio” dell’Unione Sarda, il più diffuso quotidiano locale, oggetto di contestazione in quanto principale portavoce della campagna xenofoba e razzista in corso. Rabbia e determinazione espressa con slogan semplici e inequivocabili accompagnati dal ritmo dei tamburi: “Basta chiudere case”, “Basta Ignoranza”, “Nessuno è clandestino”, “Liberi Tutti”, “Libertà”.

L’intera manifestazione è stata accompagnata da interventi liberi, al microfono e al megafono, di molti migranti e di alcuni antirazzisti solidali. Sono emersi tutti i problemi legati alla condizione del migrante e al razzismo delle istituzioni, la rabbia, i sogni e le aspettative deluse di chi ha faticosamente raggiunto l’Europa anche a rischio della vita. Interventi non univoci, a volte contraddittori, non sempre condivisibili, che comunque rispecchiano l’estrema vitalità e la volontà di resistere della comunità senegalese, presente in città da almeno 20 anni.

 

I media hanno totalmente distorto i contenuti della manifestazione, riconducendoli a un generico antirazzismo e censurando, invece, la rabbia per le continue irruzioni, gli sgomberi e i sequestri delle case e la volontà di resistere a una legge infame che trasforma ogni straniero povero in un potenziale criminale e ogni cittadino italiano in una potenziale spia.

 

Ci siamo lasciati con la volontà di continuare a incontrarci, di organizzare altre iniziative di lotta e di contrasto al razzismo e alla xenofobia istituzionale, allargando la nostra rete di contatti alle altre comunità migranti, presenti nella rete in maniera molto marginale, e che pure sono sotto attacco. Prima di tutto la comunità Rom, il cui principale nucleo abitativo (il campo sulla SS 554) è minacciato di sgombero dalla giunta comunale di Cagliari.

 

Questo resoconto è stato curato dai compagne/i libertarie/i del NoBorder Sardegna che hanno partecipato, individualmente come tutte/i, alle iniziative

 

E’ stato appena confermato lo sgombero e la demolizione dello stabile industriale di Giorgino per giovedì 11 febbraio. Seguiranno aggiornamenti.

 

NoBorderSard

 

Mer, 10/02/2010 – 09:35
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