Chi è il nemico?

Chi è il nemico?
Il mondo ci guarda attraverso la scatola magica che trasmette le immagini di una società opulenta, che si diverte, che ha tutto. Che ha talmente tanto che non sapendo cosa fare dei propri rifiuti li manda in Africa, nei paesi più poveri del mondo, quasi a far partecipi i loro abitanti di un po’ del nostro benessere. Poi, quando essi decidono che è meglio tentare di affrontare l’odissea di un viaggio spesso senza arrivo e senza ritorno per godere in maniera diretta della ricchezza dell’occidente, piuttosto che la certezza di una morte per fame, allora inizia la paura. Gli Stati e i governi, con la complicità dei mass-media asserviti, creano il nemico: l’emigrato che ruba, violenta, non crede in Dio, spaccia, rapina, usurpa le case popolari e i servizi sociali. Ogni tanto si scopre qualche emigrato buono, eroico, onesto o, dulcis in fundo, imprenditore. Mai si parla degli immigrati sfruttati, asserviti come bestie e schiavizzati che, nei campi del meridione come nelle fabbriche del settentrione, arricchiscono capitalisti sempre più avidi e senza scrupoli. Mai si parla dei banchieri e dei loro complici politici e militari che si arricchiscono con il traffico di esseri umani. Mai si parla soprattutto del fatto che se i loro paesi d’origine sono in miseria la causa è da ricercare proprio nel ricco occidente: le sue imprese multinazionali, con la complicità dei politici asserviti, hanno ridotto intere nazioni a brandelli pur di non mollare il facile guadagno che deriva dallo sfruttamento imperialistico. E ora? Ora si addossano le responsabilità ad altri e si cerca di offrirsi come salvatori per porre rimedio allo sfacelo di società distrutte da decenni di fame, malattie e guerre che hanno arricchito l’occidente. Ma c’è un prezzo da pagare: chi vuole salvarsi deve diventare come noi. Deve anch’esso considerare nemici tutti coloro che lottano per non morire. Questo è ciò che succede ora qui. Questo è il significato profondo del D10. La scelta dei luoghi in cui tale incontro si svolgerà non è certo casuale. Essa appare dettata più da scelte logistiche (la Sardegna è al centro del mediterraneo e Cagliari è facilmente raggiungibile da tutti i paesi della costa nord dell’Africa) ed edonistiche (la Sardegna è bellissima e tutti i Vip ci vengono in vacanza), che da manifestazione di dominio imperiale che, pur non mancando, non ha di certo bisogno di organizzare riunioni del genere per esprimersi quotidianamente. Ben altra attenzione bisogna dedicare sicuramente alla funzione dell’incontro piuttosto che al suo esplicarsi: obbiettivo dichiarato è la definizione di una strategia comune contro l’immigrazione. Questo nell’ottica di una europeizzazione della difesa del fronte sud contro l’inevitabile tentativo che milioni di persone faranno di trovare scampo con l’emigrazione dalle guerre (e dalle loro conseguenze immediate come fame e malattie), queste sì imperialistiche, che Unione Europea e Stati Uniti d’America si preparano a condurre nel prossimo futuro nel già martoriato continente Africano. E parte di questa strategia è proprio il continuo allarme che i mass media asserviti lanciano sulle varie ondate di sbarchi, sulla possibile infiltrazione di terroristi e quant’altro: se prima i governi di centrodestra rispondevano semplicemente con campi di concentramento (i cosiddetti CPT, Centri di Permanenza Temporanea) ed espulsioni ora i governi di centrosinistra rispondono con campi di concentramento, espulsioni, e campi di concentramento in nord Africa ( per quanto accordi bilaterali in tal senso siano già in atto con vari paesi). Con in più questo: si promettono ai governi della costa settentrionale del continente africano investimenti in infrastrutture e accordi commerciali e industriali favorevoli in cambio della loro disponibilità a fermare i disperati migranti più a sud. In modo che nel futuro prossimo non ci dobbiamo neanche disturbare a vederli morire sulle nostre coste o nelle nostre carceri. La sabbia del Sahara o le acque del golfo di Guinea sapranno senz’altro far sparire nel silenzio e lontano dai nostri sguardi i loro cadaveri. Mentre i nostri valorosi militari andranno a portare la “pace” in Sudan (petrolio e gas naturale), Niger e Ciad (oro, uranio, petrolio e acqua), Centrafrica, Nigeria e Congo (petrolio, uranio, diamanti, acqua e altri metalli rari), Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania (gas naturale, oro, diamanti, acqua), i nostri ministri staranno comodamente seduti in parlamento a “seguire da vicino la situazione”, a “rattristarsi per la tragedia ma ad andare orgogliosi per l’eroico sacrificio” di chi inevitabilmente ci lascerà la pelle, e a trovare un altro allegro modo di convincerci che l’unica libertà possibile si ha con il controllo totale, che questo è l’unico e più perfetto mondo cui possiamo aspirare, e che tutto il resto è solo illusione.

E sigo sempre gai e mai mi rendo
E cando ba bisonzu mi difendo.

Info e contatti: lasolidarietaeunarma@libero.it
Comitato permanente contro la repressione-Nuoro- Comitato d’accoglienza D10

Ciclostilato in proprio Vicolo Giusti n° 17-NU

Gio, 06/12/2007 – 00:24
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