Firenze - Una questione di collaborazione con la polizia [aggiornato]
Riceviamo e diffondiamo:
Lunedì 3 febbraio c’è stato movimento in Via del Leone nel quartiere di S.Frediano. In quella via, infatti, sorge un posto occupato alle cui attività ed alla cui assemblea di gestione partecipa regolarmente un infame acclamato. Questo personaggio fermato mentre comprava stupefacenti è infatti uscito di questura dopo aver firmato un foglio dove riconosceva ed indicava la persona che l’aveva venduta. Sono passate due settimane durante le quali diverse persone hanno fatto pressione, con toni tranquilli e garbati, sui membri di quest’assemblea affinchè essi stessi cacciassero questa merda dall’occupazione. Già Lunedì scorso c’erano stati degli screzi quando alcuni individui erano passati a ribadire pubblicamente che infamare fa schifo e che tenersi un infame in casa è ancora peggio. Ieri un gruppetto di compagni è tornato in via del Leone per leggere un documento (che alleghiamo) chiedendo all’assemblea di prendere definitivamente posizione sulla faccenda. La risposta sono state più che altro risate ed offese insieme all’affermazione che l’infame lì stava e lì rimaneva poiché è inconcepibile violare la sovranità di un’assemblea. A colpire sono state soprattutto l’arroganza e la faccia tosta di questi personaggi indignati dal fatto che gli intervenuti si siano mostrati pronti a valutare azioni di forza per far sloggiare la merda e tutti coloro che la sostenevano. L’accaduto è tanto più triste per tutti coloro che alla nascita di quel posto hanno dedicato tempo ed energie, gli stessi che da qualche anno concentrano la loro attività nello storico quartiere di S.Frediano. La serata è finita con una reciproca dichiarazione di ostilità. E’ opportuno notare che un importante fetta delle persone intervenute occupa da due anni uno stabile posto a poche centinaia di metri dal Leone occupato. Abbiamo ritenuto necessario divulgare questa cosa per impedire che passi sotto silenzio come qualcuno vorrebbe e di modo che ognuno abbia la possibilità di scegliere come relazionarsi con via del leone ed i suoi occupanti dato che diversi di loro si fanno vedere con frequenza anche sulla scena nazionale.
Invitiamo tutti coloro che vogliono avere maggiori informazioni a contattare le realtà a loro affini in città. Faremo comunque sapere come questa storia terminerà.
Segue il testo diffuso:
Un po’ di tempo fa un ragazzo a noi tutti noto è stato coinvolto nell’ennesima operazione svolta da quella polizia che ogni giorno che passa diventa sempre più l’arrogante ed invadente guardiano delle nostre piazze. Per chi ancora non lo sapesse Gabriele Pinzauti è andato in piazza S.ambrogio a comprare della cocaina, la polizia se ne è accorta e ha portato lui insieme ad altre tre persone nella questura di via zara. Una volta li dentro la polizia ha proceduto secondo il solito identico copione: ha minacciato, ricattato, ingannato, proposto. Gabriele in questa situazione ha deliberatamente scelto (E’ FALSO CHE SI DEBBANO FIRMARE OBBLIGATORIAMENTE DEI FOGLI PER USCIRE DI QUESTURA) di firmare un foglio in cui si affermava, per sua stessa ammissione, che egli era in possesso di sostanza stupefacente, che quella sostanza era stata comprata quella sera in zona S.ambrogio e che a vendergliela era stato una di quelle persone che era finita insieme a lui in via zara. L’accusato è stato tenuto per due giorni nei celloni della questura, dove peraltro non più di 2 anni fa due persone sono morte in circostanze quantomeno sospette. E’ andato davanti ad un giudice che ha disposto l’obbligo di firma ed ora è in attesa di un processo in cui certamente,poiché recidivo, subirà una pesante condanna.
Non esistono scuse, non esistono però o ma. Gabriele Pinzauti con la sua firma ha collaborato con polizia, giudici e bastardi vari all’arresto di un sottoproletario immigrato.
Non importa se la sua collaborazione avrà un ruolo fondamentale o marginale nel decidere delle sorti di questa persona, non importa se tanto ci sono le riprese delle telecamere o se sapevano già tutto.
Gabriele Pinzauti ha fatto ciò che NESSUNO, MAI, PER NESSUN MOTIVO deve fare: HA INFAMATO!
E’ UN INFAME sotto ogni punto di vista,e chi sostiene ancora il contrario prende per il culo se stesso e gli altri.
Certo, non è un informatore stipendiato ,lo sappiamo tutti, e infatti respira ancora e gli auguriamo di continuare a farlo per tanti felici lunghissimi anni; FUORI, però, DAI POSTI OCCUPATI E DALLE INIZIATIVE CHE I COMPAGNI ORGANIZZANO..
Chi pensa che il fatto non sia così grave perché l’infamato non è un militante, ma uno spacciatore è, per noi UN FASCISTA, e come tale verrà trattato. Poiché mandare una persona in galera è fatto gravissimo sempre. E perchè chi ci divide in categorie sono i padroni che vogliamo abbattere.
Siamo molto dispiaciuti se l’assemblea di Via del Leone si senta invasa o attaccata da questo intervento o da quello più sguaiato di Lunedì scorso i cui autori sono disposti a presentare formali pubbliche scuse.
Vogliamo ribadire che NESSUNO si permetterà MAI di interferire con l’attività assembleare del Leone occupato se non partecipando attivamente ad attività ed incontri. E’ però necessario che tutti i presenti capiscano che non possono considerare questa faccenda come un problema personale e che non possono pensare che le decisioni prese in merito dalla LORO assemblea siano incontestabili.
Coloro che scrivono questo testo e coloro che ne hanno condiviso il contenuto sono compagni che, nel loro piccolo, si sbattono da anni per portare avanti delle lotte in città; che pretendono di definirsi RIVOLUZIONARI e come tali non solo chiacchierare, ma anche agire.
Come compagni SCHIETTAMENTE RIVOLUZIONARI non possiamo accettare che il problema dell’infame sia affrontato con ambiguità o leggerezza per quattro fondamentali ragioni:
SICUREZZA: A chi non ci avesse fatto caso vogliamo ricordare che occupare un edificio, pubblico o privato che sia, è reato; che resistere con determinazione ad uno sgombero può portare ad ANNI DI GALERA, altro che due pisciate al S.E.R.T; che difendersi da un’aggressione della polizia durante un corteo è sempre di più un buon motivo per un giudice per sbatterti al fresco per un bel po’ di tempo. Non si può frequentare chi si caga sotto per tre briciole di presunta cocaina.
IL PRECEDENTE: Non possiamo permettere che passi il messaggio che infamare sia un erroruccio, una bischerata . Per quanto ci riguarda l’infame è il servo, del servo, del servo, dell’ultimo degli sbirri e per tornare ad essere considerato un essere umano non basta un: “scusa, mi dispiace tanto”
COERENZA: Abbiamo scelto di dedicare le nostre esistenze alla guerra degli oppressi contro i propri oppressori (perdonate la semplificazione) ed è superfluo sottolineare che chi infama e porta il culo a casa spedendo un altro dietro le sbarre ha scelto la parte della barricata opposta alla nostra. Compagno non è una parola che si può attribuire a chiunque basandosi unicamente su un rapporto personale e sulla quantità di presenze militanti collezionate. Compagno è chi, in ogni aspetto e momento della propria vita, sceglie di agire seguendo un determinato sistema di valori e principi. L'odio per gli sbirri e per le galere sono tra questi.
DIGNITA’: Che ci crediate o meno diversi di noi per questa storia di merda stanno perdendo il sonno l’appetito e l’entusiasmo. Non possiamo permetterlo perché amiamo sognare, abbuffarci in compagnia e gioire nel guardarsi reciprocamente negli occhi, sapendo che nella vita può accaderti qualsiasi sfiga; MA CHE UN INFAME MERDOSO STIA TRANQUILLAMENTE NELL’OCCUPAZIONE DI VIA DEL LEONE PROPRIO NO.
Ci sembra di aver esposto il nostro pensiero e le nostre motivazioni con tranquillità e chiarezza. Ed ora pretendiamo che ognuno scelga come schierarsi a proposito di questa faccenda. La neutralità non è concepibile per fatti così gravi.
L'assemblea dovrà decidere se continuare a riunirsi serenamente cacciando chi se lo merita o cercarsi un altro posto. Non permetteremo che nello spazio occupato di via del leone continui a riunirsi chi valuta come cosa tollerabile sedersi a discutere in compagnia di un infame acclamato. .
Inoltre vi preghiamo di non sbagliarvi sul nostro conto:
Se pensate che siamo delle mezze seghe avete perfettamente ragione perché è la verità.
Se pensate che da oggi in poi qualcuno di noi si tirerà indietro o che non affronteremo fino in fondo questa storia, assumendoci già da stasera tutte le responsabilità che questo comporta vi sbagliate un bel po’.
Riceviamo dall'assemblea di via del Leone:
Visti i recenti fatti che hanno coinvolto l’occupazione di via del Leone e di cui probabilmente in molti sono già venuti a conoscenza, l’assemblea dell’occupazione sente il bisogno di esprimere la propria posizione.
Come assemblea di via del Leone abbiamo condannato ciò che un partecipante alla nostra assemblea ha fatto (collaborare con la polizia all’identificazione di uno spacciatore) dal primo momento in cui ne siamo venuti a conoscenza. Capire in che modo comportarsi con lui non è stata però una reazione altrettanto rapida e chiara. Le ragioni sono diverse; questa questione è emersa nel dibattito dell’assemblea in un primo momento sotto forma di argomentazione in supporto a una posizione di un membro dell’assemblea in un dibattito interno alla gestione dell’occupazione. Successivamente il dibattito in merito a che posizione assumere nei confronti di questa questione si è trasformato in minacce e ricatti di soggetti esterni all’occupazione di via del Leone.
Il lunedì successivo a quello in cui eravamo venuti a conoscenza dei fatti alcune persone hanno infatti fatto irruzione in assemblea bloccando la discussione, avvertendo la persona in questione di non presentarsi più “nel quartiere” e minacciando l’assemblea di sgombero dal momento in cui non fosse stata presa la decisione di cacciarlo dall’occupazione.
L’assemblea seguente ha trovato davanti alla porta un presidio di una trentina di persone. Alcune di queste hanno distribuito e letto un comunicato che condannava il ragazzo in questione e che terminava con questo paragrafo: “L’assemblea dovrà decidere se continuare a riunirsi serenamente cacciando chi se lo merita o cercarsi un altro posto. Non permetteremo che nello spazio occupato di via del Leone continui a riunirsi chi valuta come cosa tollerabile sedersi a discutere in compagnia di un infame acclamato”. Queste persone si sono poi trasferite al primo piano dello stabile sostenendo di averlo “occupato” e di avere maggiore legittimità dell’assemblea dal momento in cui alcuni di loro parteciparono alla fase iniziale dell’occupazione dall’aprile scorso. Durante la notte sono state fatte varie scritte nei quartieri di San Frediano e Sant’Ambrogio. Tra le tante: “Via del Leone infami, Pinza muori”; “morte alle spie” sul muro dell’asilo accanto all’occupazione con una freccia verso la porta. Negli ultimi giorni la Digos è passata decine di volte sotto l’occupazione e ha già fermato svariate persone. Ci sembra che anche questo fatto parli da solo.
Noi rivendichiamo la legittimità di un’assemblea di uno spazio occupato a discutere e decidere in merito ai provvedimenti da prendere nei confronti di una persona interna all’assemblea stessa, senza alcuna aggressione esterna, verbale o fisica che sia. Il fatto che fossimo posti sotto minaccia e sotto ricatto nelle ultime settimane ha ostacolato una decisione serena e chiara rispetto a una questione che era ancora in discussione. La persona in questione si è allontanata spontaneamente dall’assemblea, precedendo una decisione che, come ci siamo detti più serenamente in assemblea negli ultimi giorni, avremmo comunque preso.
La decisione di allontanare un membro dell’assemblea che ha collaborato con le forze repressive è per noi un modo di dare un messaggio forte a tutto il movimento contro ogni tipo di collaborazione con chi reprime le lotte sociali e incarcera i proletari. Facciamo autocritica sul non essere riusciti a prendere questa decisione più prontamente per i motivi che abbiamo esposto.
L’occupazione di via del Leone è impegnata nel dar vita a un percorso politico di crescita collettiva; per far ciò crediamo che si debbano affrontare le contraddizioni che si hanno al proprio interno in maniera dialettica e costruttiva. Crediamo che ciò non sia possibile se si affrontano le questioni “per principio” o per ultimatum. La nostra è un’assemblea giovane ed eterogenea; da una parte è sicuramente un punto di forza che ha determinato una partecipazione trasversale al posto, dall’altra i tempi che la discussione richiede sono sicuramente più lunghi e c’è meno spazio per automatismi. Questo però non significa in alcun modo essere ambigui.
Su una questione così importante come il rapporto tra percorsi di lotta e forze repressive ci sembra normale, se non auspicabile, che compagni che non sono interni all’assemblea diano il loro contributo alla discussione. Questo è stato fatto da tanti e tante in queste settimane, che hanno compreso la complessità e la gravità della questione e hanno avuto voglia di confrontarsi con noi. Non è stato questo il fine, e anche i mezzi lo dimostrano, di chi si definisce “schiettamente rivoluzionario” per poi minacciare un’assemblea di uno spazio occupato di sgombero tentando di delegittimare la sua stessa esistenza. Non c’è stato nessun tentativo di discussione o confronto sull’argomento, che è stato al contrario semplificato in maniera ideologica e posto in termini di ricatto.
Non è questo atteggiamento autoritario e machista che ha determinato il fatto che chi ha collaborato con la polizia si sia allontanato dall’assemblea. Non ci è mai interessato metterla in termini di scontro fisico, dal momento in cui crediamo che una degenerazione di questo tipo sarebbe stata, e potrebbe essere, totalmente deleteria e controproducente per chiunque abbia voglia di fare politica e costruire percorsi di lotta reali e radicali in questo quartiere e nella città tutta.
Assemblea dell’Occupazione di via del Leone 60/62
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