La pelle per un pezzo di carta
La copia cartacea la troverete ad Inmensa il 16 giugno nel concerto in solidarietà a Juan
Il ragazzo che rimane attaccato per due giorni e due notti ad una gabbia di tonni in mezzo al mare, se non muore e approda in italia, avrà forse un modo diverso di affrontare la vita.
Si può trovare la morte per arrivare, inghiottiti dal mare o asfissiati in un container durante lunghi viaggi di necessità, mentre sale in questi giorni tra gli italioti l’ansia di mete esotiche in cui trascorrere le vacanze.
Senza un pezzo di carta, un documento, un essere umano che giunge qui è già subito ricercato; se catturato dalle “forze dell’ordine” è spesso rinchiuso e tenuto prigioniero in centri d’identificazione o permanenza temporanea, per poi essere deportato nel paese di origine o mandato a morire nel deserto libico.
Chi ha la sorte di non essere arrestato è ricattabile e per questo deve accettare di essere schiavizzato in lavori pericolosi o mal pagati.
I responsabili? Chiunque sfrutta la situazione, chi fa finta di non sapere e di non vedere. Poi c’è qualcuno che addirittura ci fa i soldi sotto forma di aiuto umanitario: la Croce Rossa che gestisce i C.P.T. di mezza italia, la Chiesa per mezzo della Caritas o della Misericordia, Trenitalia ed Alitalia che gestiscono le deportazioni.
C’è chi non si rassegna a tutto questo e negli ultimi anni numerose sono state le rivolte, i suicidi, le evasioni dalle sbarre e dai fili spinati dei democratici lager-C.P.T, da fuori numerose sono state le proteste e le azioni in solidarietà agli immigrati.
La scorsa estate in Trentino alcuni ragazzi e ragazze hanno scelto di fronte a un fermo di polizia di non mostrare i documenti. Quattro di questi sono stati arrestati, due sono rimasti detenuti alcuni mesi e hanno dedicato il loro rifiuto a quelle persone che non avendo la possibilità di scegliere sono costrette a scappare.
Messo in affidamento in una comunità, Juan decide di evadere e tornare in spagna dai propri affetti, dove però viene riarrestato a dicembre con l’ulteriore accusa del danneggiamento di un furgone di Trenitalia bruciato a Rovereto lo scorso anno.
Il nostro disprezzo per chiunque sfrutta e sottomette, indipendentemente dalla sua terra di origine o dal possesso di un documento.
A Juan il nostro amore per la sua dolcezza e la sua dignità.
A chiunque colpisca i responsabili di questa guerra per un pezzo di carta, la nostra solidarietà.
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