La Spezia - Dopo il concerto Benefit "Feel their pain" del 19 gennaio

Alcune riflessioni da parte di chi ha organizzato

Riflessioni sul "FEEL THEIR PAIN FEST 4" di sabato 19 gennaio 2008 - La Spezia, RdaMayDay

Il Feel Their Pain fest con la sua scadenza semestrale ha ormai portato a termine anche la sua quarta edizione. Dirò brevemente ora, per poi approfondire qualche riga più in là, che anche questa volta il risultato è stato quantomeno soddisfacente, in linea con le precedenti edizioni.
Nacque tutto quando 2 anni fa mi fu chiesto di organizzare un benefit nella mia regione come tappa del tour itinerante che avrebbe dovuto portare contributi e ulteriori motivazioni alla campagna di Chiudere Morini.

La mia esperienza, molto breve, ma almeno sufficiente al tempo, riguardo ai concerti punk/hardcore, mi suggerì di tentare di proporre qualcosa di relativamente nuovo, o almeno sparito da un bel po' in Italia, cioè un festival con moltissimi gruppi (9 per la precisione) che partisse dal pomeriggio con iniziative correlate, magari semplici, ma che abbiano un'efficacia su chi si avvicina o conosce per la prima volta l'ambiente dell'attivismo eco-animalista tramite una situazione la cui componente di svago è sicuramente forte. Proporre una cena interamente Vegana con cibo recuperato dai vergognosi scarti della nostra società, cucinata da persone che, visti i risultati, sono a tutti gli effetti dei cuochi auto-didatta, secondo me, è già qualcosa di stimolante per il metallaro che viene a vedersi il concerto e conosce a malapena il significato del termine "vegano"; si sa che nella nostra società votata all'edonismo inconsapevole, tutto passa attraverso il "giudizio" del nostro apparato sensitivo, quindi quale metodo migliore che far conoscere il veganismo tramite un'ottima cena curata e variegata, piuttosto che un riso coi piselli o pizza senza formaggio "disprezzato dalla massa". Ciò può apparire molto banale, quanto raro e ho tenuto a precisarlo perché ne ho potuto verificare io stesso il meccanismo.

Ancora più soddisfacente, anche se non credo che il termine sia appropriato, è aggirarsi tra la folla durante le proiezioni che mostrano ciò che avviene all'interno di un laboratorio di vivisezione o di un macello e notare facce mai viste, o che sono in grado di ricondurre ad ambienti "esterni", sconvolte da queste visioni, ma ciò nonostante ostinate nell' assistere fino al termine della proiezione del filmato. Non credo e non pretendo che queste stesse persone, una volta uscite di là, intraprendano un vero e proprio sentiero di liberazione, ma sono certo, almeno lo spero con tutto me stesso, che la loro indifferenza non potrà rimanere mai più tale, che magari non eserciteranno più la loro voce nel coro unanime di chi considera delinquenti degli esseri umani che si coprono il volto per dare la libertà a loro simili. Questo perché in quel posto, seppure in pochi, ci sono venuti di loro spontanea volontà, non sono stati costretti, né casualmente fermati per strada col cervello impiegato tra una compera e l'altra.

L'obiettivo che mi pongo con questo festival è grossomodo questo; i soldi, l'apporto economico alla campagna SHAC e ai prigionieri/e sostenuti da SENZA GABBIE sono qualcosa di indispensabile per farli andare avanti, ma quello che mi ha fatto portare avanti questa iniziativa è l'atmosfera che si crea che, conoscendo abbastanza bene l'ambiente punk/hardcore, so che è raramente riproducibile. Non mi interessa quindi contare meticolosamente gli ingressi o fare cervellotiche comparazioni con altre edizioni o eventi, il risultato, per chi ne è capace, si vede negli sguardi delle persone.
Sono cosciente che il supporto economico dato da questo benefit non sarà mai realmente decisivo, considerando i costi delle cose al giorno d'oggi, penso comunque che ci si possa ritenere soddisfatti anche riguardo a questo, soprattutto chi sa quanto spesso e volentieri in Italia sia veramente difficile anche solo dare un rimborso di 100/150 euro ad un gruppo straniero per un normale concerto hardcore. Sono anche al corrente che l'intensità dell'atmosfera di cui parlavo, decade gradualmente mano a mano che dal mattino seguente ci si ri-immerge nel contesto urbano-tecnologico; ma se oltre alla tenacia, caparbietà e cuore degli attivisti e attiviste di tutto il mondo si aggiunsero migliaia di altri piccoli mattoncini come questo che permettano di costruire un luogo ideale dove sappiamo che nessuno di noi, sia esso umano e non, sia mai isolato, abbondato, dimenticato, ecco credo che il percorso verso una totale liberazione del vivente o verso anche parziali vittorie contro gli aguzzini della Terra sarebbe un po' più sicuro e un po' meno lungo.

Come sempre voglio ringraziare chi mi ha aiutato concretamente nello svolgimento di questo festival (non c'è bisogno di fare nuovamente i nomi) e voglio dedicare il festival stesso a chi paga sulla propria pelle le conseguenze delle proprie lotte in termini di vita e libertà e a chi, avendomi fatto conoscere l'amore, mi ha reso cosciente che sia un qualcosa di talmente bello e totalizzante che non possiamo permetterci di tenere egoisticamente per noi stessi, anche quando esso, miserabilmente, ci abbandona.

Gio, 31/01/2008 – 15:18
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