Marsiglia - Inciendio al Cie di Canet [aggiornato]
da non-fides.fr
Incendio al CIE del Canet, a Marsiglia.
Sabato 1 settembre, alle 21, viene dato fuoco ad alcuni materassi ammucchiati nella sala comune del primo piano del centro. L’impianto elettrico della sala brucia completamente, facendo esplodere il televisore. Quando sentono gridare “al fuoco”, i detenuti degli altri blocchi ammucchiano anche loro dei materassi nelle sale comuni, ma la polizia interviene abbastanza in fretta. I detenuti del primo piano vengono evacuati ed ammassati in una sala comune del piano terra. Arrivano i pompieri che spengono l’incendio, che non si estende agli altri piani, ma il blocco che ha preso fuoco è inutilizzabile. C’è subito un’indagine e, dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza, gli sbirri si portano via un detenuto, probabilmente arrestato. Un altro detenuto viene messo in isolamento. I detenuti del piano che ha preso fuoco sono sparpagliati nelle celle degli altri blocchi, si trovano in cinque o sei in celle previste per due.
Questo incendio si inscrive in un contesto di tensione, nel centro. Dall’inizio dell’estate, gli incidenti si seguono a catena: rifiuti di imbarcarsi, distruzione di materiale, resistenze individuali e collettive. Il centro è sovrappopolato, la polizia insulta e pesta tutti i giorni, i detenuti che resistono alle espulsioni vengono imbavagliati e legati con scotch, il cibo è scaduto, i detenuti sono riempiti di ansiolitici, etc. Quest’estate, la lotta all’interno ha trovato un eco all’esterno: si prendono contatti con i detenuti, si fanno passare le informazioni, ci sono saluti rumorosi fuori dal centro, presidi…
Con incidenti e incendi, i detenuti continuano a manifestare il loro rifiuto dell’imprigionamento. Malgrado tutto ciò il centro non è ancora chiuso e continua a riempirsi.
Continuiamo, da fuori, a supportare la lotta all’interno e ad esprimere la nostra solidarietà con tutti i mezzi possibili…
Presidio davanti al CIE del Canet, a Marsiglia, sabato 8 settembre alle 18!
Martedì 28 agosto.
A cena, i detenuti stufi di mangiare sempre la stessa cosa (cibo scaduto e non halal), decidono di fare casino nel refettorio. Buttano il cibo per terra ed in faccia ai pochi poliziotti presenti durante il pasto. Arrivano in fretta altri sbirri armati di manganelli elettrici, che usano su almeno un detenuto. I detenuti non hanno scelta e, controvoglia, puliscono.
Mercoledì 29 agosto.
Alle 3 del mattino un detenuto viene svegliato dagli sbirri che gli ordinano di preparare la sua roba e lo caricano per l’espulsione in Tunisia. Un detenuto cerca di impiccarsi dopo aver saputo che è stata decisa la sua espulsione. Viene portato in ospedale e riportato al CIE qualche ora dopo.
Sabato 1 settembre.
Tentativo di espellere una persona verso la Turchia. Arrivato all’aereo, il detenuto rifiuta di imbarcarsi. Viene riportato al centro. Durante il pranzo, i detenuti si accorgono che una seconda etichetta è appiccicata sulla prima, già scaduta da qualche giorno, dal 28/08; la seconda indica invece come data di scadenza il 2/09. I detenuti arrabbiati rifiutano di mangiare e buttano il cibo per terra e in faccia agli sbirri. Sotto minaccia, sono di nuovo obbligati a pulire.
Alle 21 viene dato fuoco ad alcuni materassi, nella sala comune del primo piano. L’impianto elettrico della sala brucia completamente, facendo esplodere il televisore. Quando sentono gridare “al fuoco”, i detenuti degli altri blocchi ammucchiano anche loro dei materassi nelle sale comuni, ma la polizia interviene abbastanza in fretta. I detenuti del primo piano vengono evacuati ed ammassati in una sala comune del piano terra. Arrivano i pompieri che spengono l’incendio, che non si estende agli altri piani, ma il blocco che ha preso fuoco è inutilizzabile. C’è subito un’indagine e, dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza, gli sbirri si portano via un detenuto, probabilmente arrestato. Un altro detenuto viene messo in isolamento. I detenuti del piano che ha preso fuoco sono sparpagliati nelle celle degli altri blocchi, si trovano in cinque o sei in celle previste per due.
Domenica 2 settembre.
Udienza del Giudice delle libertà.
Alcune persone sono presenti, in sostegno ad un detenuto. Quattro detenuti passano davanti al giudice. Per tutti c’è il prolungamento di venti giorni della detenzione. L’avvocato d’ufficio è un disastro, minaccia le persone solidali di chiamare gli sbirri se queste gli parlano male!
Gli sbirri cercano di nuovo di espellere il detenuto che sabato ha resistito alla propria espulsione verso la Turchia. Resiste ancora e viene di nuovo riportato al centro.
Lunedì 3 settembre.
Arrivano dei rinforzi polizieschi nel centro: gli effettivi raddoppiano. Gli sbirri interrogano tutti i detenuti del primo piano e qualcuno del piano terra. Alle 10, alcune persone vengono a fare il colloquio con un detenuto. Al loro arrivo al centro, notano una forte presenza poliziesca. Sono minuziosamente perquisite. Alle 15, le stesse persone tornano al centro per fare il colloquio con lo stesso detenuto. All’entrata, uno sbirro dice che un altro detenuto, “amico” del primo, li aspetta per il colloquio. Le persone affermano di non capire di cosa si tratti ed insistono per incontrare quello a cui sono venute fare visita. A differenza del mattino, non sono perquisite. Però, all’uscita dal colloquio, gli sbirri chiedono loro di aspettare un momento, il tempo di un “controllo” sul detenuto a cui è stata fatta visita. Una specie di trappola!
Comunicato sul seguito dell’incendio al CIE del Canet, a Marsiglia.
In seguito all’incendio di sabato 1 settembre al CIE del Canet, un detenuto viene arrestato. Viene giudicato per direttissima il pomeriggio di martedì 4 settembre. Si prende 8 mesi di galera e 1600 euro di multa. Al momento della sentenza, la giudice precisa che il detenuto sconterà la totalità della pena inflitta e poi verrà espulso.
Dopo i fatti, un altro detenuto era stato messo in isolamento all’interno del centro. Viene liberato il giorno dopo. Su tutto il corpo, tranne il viso, ha le tracce delle botte.
Le indagini e la procedura giudiziaria sono state molto veloci. Appena 48 ore dopo i fatti, il detenuto ritenuto colpevole si trovava dietro le sbarre delle Baumettes [la prigione di Marsiglia, NdT], senza che alcuna notizia sia circolata all’esterno. Un’avvocatessa che cercava delle informazioni su questo incendio si è sentita rispondere da Forum Réfugiés [un coordinamento di associazioni umanitarie ed enti pubblici francesi, che partecipa alla cogestione della macchina delle espulsioni, dandole una verniciatura buonista, NdT] che questo non ha mai avuto luogo. Quando ha cercato di informarsi, al tribunale, riguardo alla persona denunciata per questo incendio, le è stato risposto che non c’era alcuna procedura su un caso d’incendio al CIE.
Ancora una volta, questo incendio si inserisce in una serie di eventi e di lotte nel CIE ed al suo esterno. In questo contesto, se i poteri pubblici cercano di soffocare il caso, è senza dubbio per evitare ogni forma di solidarietà con questo atto e con il principale accusato e cercare di spegnere le rivolte all’interno del centro.
Continuiamo ad essere solidali con gli incolpati dell’incendio del CIE del Canet.
Continuiamo ad essere solidali con i detenuti in lotta.
Manifestiamo la nostra solidarietà con il presidio davanti al CIE del Canet, sabato 8 settembre alle 18.
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