Venaus - Nabat dei Bellavitosi
A due anni dalla riconquista del cantiere dei devastatori TAV
La campana a martello questa volta suona a festa. L’adunata dei bellavitosi.
Due anni fa migliaia di persone abbattevano le recinzioni del cantiere TAV di Venaus, scacciandone gli sbirri che, nonostante avessero avuto – come al solito in caso di disordini – carta bianca per sparare, come a Genova, spararono solo per aria.
Fu una grande festa.
Anche in quel non troppo lontano 8 dicembre 2005 bisognava sfamarsi e tutti si erano portati qualcosa da mangiare a da bere.
Dalla montagna, insieme alle braccia del fiume di manifestanti che strinsero e sbriciolarono il cantiere militarizzato, scese anche una piccola cucina su rotelle, che gli squatter chiamavano “saccheggio e devastazione”, ironizzando sui nomi dei reati che le nuove mode repressive addossavano a loro come ad altri contestatori non istituzionalizzati sgraditi al potere.
Quel carrettino di alluminio portava una griglia e la legna per farla funzionare e funzionò per tutto il giorno sulla neve dei prati di Venaus ripresa dal popolo NO TAV, sfornando decine di polli, costine e salsicce e verdure grigliate in quantità. Ancora all’imbrunire “saccheggio e devastazione” forniva – gratuitamente – i suoi bocconi caldi, persino durante il corteo che alla sera ridiscese a Susa.
È questa pratica autogestionaria e creativa, che si sviluppa nella lotta popolare, che fa parte integrante dell’azione diretta e che arriva a mettere da parte la discriminante del denaro, che abbiamo voluto riproporre l’anno scorso e riproponiamo quest’anno al presidio di Venaus.
Noi la chiamiamo Bellavita.
Nel 2006 fu un successo ed il cibo ed il vino portati al presidio furono talmente abbondanti che avanzarono per mesi nella dispensa. Tutti (centinaia di persone) potevano mangiare senza pagare neanche un euro. E questo fu possibile perché molti portarono il loro contributo, un chilo di farina gialla, una cassa di mele, una torta, un salame, un pintone…
Qualcuno ci ha aiutato anche a cucinare, a distribuire, a pulire a montare e smontare, a procurarci la legna per scaldarci e far da mangiare.
Quest’anno riproponiamo di nuovo la pratica della BELLAVITA D’ALTURA che ormai è entrata a far parte degli usi e costumi del movimento NO TAV, abbattendo le discriminazioni pecuniarie almeno nella convivialità, così più autentica e calorosa, giusta premessa all’unità del movimento.
Ci sembra che questa condivisione delle cose essenziali, il mangiare, il bicchiere di vino, il fuoco per scaldarsi, sia un ulteriore salto qualitativo sulla strada della solidarietà e del mutuo appoggio del movimento.
E per questo chiediamo l’aiuto di tutti affinché i rapporti nel movimento NO TAV possano avvalersi della diffusione della gratuità e del dono, che noi chiamiamo Bellavita.
Rivolgiamo un appello all’adunata dei bellavitosi – tutti a Venaus – siano essi lavoratori incalliti o amanti del piacere sfrenato, cittadini o montanari. È il momento di mostrare la bontà dei nostri argomenti. Un appello ai bellavitosi e al resto del mondo, ma soprattutto al movimento NO TAV che ha già gustato le gioie semplici della condivisione cui ci auguriamo non voglia più rinunciare.
Se saremo in tanti a farla funzionare, la Bellavita, dar da mangiare e da bere a tutti diventerà, pure stavolta, una festa nella festa.
osservatorio ecologico volante per torino squatter
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