No Tav - Contatti per scrivere ai resistenti in carcere e comunicati solidali [aggiornato: domiciliari e obbligo di dimora]
AGGIORNAMENTO 23/7/2013 - TUTTI SCARCERATI: sei dei resistenti sono stati posti agli arresti domiciliari, un altro è sottoposto all'obbligo di dimora.
Seguono i contatti per scrivere ai resistenti No Tav arrestati in seguito agli scontri fuori dal cantiere:
Gabriele Tomasi
Alberto De Stefanis
Luke Molina
Matthias Moretti
Piero Rossi
Ennio Edoardo Donato
Marcello Botte
C.C. via Maria Adelaide Aglietta n° 35
10151 Torino
ALBERTO LIBERO! SOLIDARIETA' AGLI ARRESTATI NO TAV!
Alberto è stato arrestato insieme ad altri otto militanti No Tav nella notte fra il 19 e 20 luglio presso il cantiere/fortino di Chiomonte dove lo stato, la mafia e la politica vorrebbero farla da padroni per garantire gli interessi dei pochi privati, attribuendosi inoltre il ruolo di difensori della democrazia a colpi di lacrimogeni, manganellate e ruspe devastatrici.
Alberto è un compagno anarchico, parte del movimento No Tav che si oppone allo scempio della Val Susa e alla prepotenza del capitalismo, per questo ha incontrato la violenza dello stato ed è criminalizzato per le sue convinzioni che manifesta in ogni giorno della sua vita.
Nella notte del suo arresto il corteo No Tav è stato aggredito in modo premeditato e violento da parte di polizia, carabinieri ed alpini che attendevano i manifestanti al di fuori delle reti del fortino... E' stato un agguato in piena regola che si è trasformato in mattanza (con caviglie e braccia spezzate, teste squarciate da manganellate e la solita pioggia di lacrimogeni): il resto sono menzogne da spacciare attraverso i media e in particolare qualche servo giornalista senza dignità, con l'obiettivo di nascondere la verità.
La Val Susa è occupata militarmente come una zona di guerra: le truppe occupanti pretendono di fregiarsi del titolo di paladini della democrazia mentre la popolazione vive in stato d'assedio permanente senza piegarsi all'arroganza di questo esercito.
Chi ha gli occhi aperti e la mente lucida ha ben chiaro ciò che succede e, come Alberto, ha scelto da che parte stare. È tanto più infame che per questa scelta venga aggredito, arrestato e infangato dallo stato. Riflettere sui rischi per la libertà ed il futuro che comporta il triste laboratorio di repressione allestito in Val Susa è dovere di tutti. E di conseguenza agire. Fin da ora.
Alberto uno di noi!
Liberi tutti! Lunga vita ai ribelli della Val Susa!
Ora e sempre NO TAV!
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