No Tav - Riguardo una malsana pratica
riceviamo e diffondiamo:
INACCETTABILE
E' innegabile che il mezzo di comunicazione finisca, in qualche modo, per condizionare anche ciò che si comunica. Internet lo conferma ancora una volta.
I suoi tempi e le sue modalità, pienamente coerenti con quest'epoca, proiettano il nostro comunicare in una dimensione spesso fittizia, superficiale, autorappresentativa, quantitativa e perché no, a volte superflua. Nella rete si può dire tutto, mostrare ogni cosa. Si può essere ciò che si vuole.
Di conseguenza anche l'utilizzo che i movimenti rivoluzionari o antagonisti ne fanno corre questi rischi.
Per questa ragione a volte si può anche scegliere di non dare eccessiva importanza agli scambi, ai dibattiti e alle prese di posizione che la rete ospita. Si può anche scegliere di mostrarsi direttamente nelle pratiche concrete per quel che si è e che si pensa. Lo si fa correndo il rischio di non potersi mostrare sempre a tutti, correndo il rischio di non essere sincronizzati con il tempo che scorre nel web, correndo il rischio, in questi tempi, di non esistere.
Non vogliamo ridurre in queste poche righe un tema complesso come quello dell'utilizzo o meno di internet. Vogliamo però porre l'attenzione su l'esistenza di una possibilità, tra le tante, che spesso non viene presa in considerazione. Ciò non toglie che anche questa sia, tuttavia, una scelta che può aver portato a degli errori: per esempio quello di tacere quando sarebbe stato, invece, il caso di esprimersi anche attraverso questo strumento. Poco male, vada per la prossima volta.
Ma andiamo al nocciolo.
Questa relatività che attribuiamo alla comunicazione virtuale, non solleva chi ne fa uso dalle responsabilità rispetto a ciò che sceglie di comunicare.
Un comportamento delatorio è un comportamento delatorio, in ogni circostanza, in ogni contesto, che sia condizionata dallo strumento del comunicare o meno. Che avvenga su carta stampata, su un social o con i segnali di fumo.
Un comportamento delatorio è un comportamento tra i più detestabili.
E questo lo sanno tutti.
Perfino la morale cattolica ci ricorda che chi fa la spia non è figlio di Maria....
La lotta NO-TAV ci ha appassionato, l'abbiamo sostenuta, l'abbiamo vissuta e abbiamo cercato di diffonderla anche nei territori lontani dalla Val di Susa con il suggerimento di uno slogan che si è mutato in prospettiva: Portare la valle in città, sereni nel sapere che è una lotta popolare all'interno della quale i metodi di lotta più diversi hanno trovato sempre maggiore spazio e rispetto.
Su questa lotta abbiamo scommesso, perché vi abbiamo individuato un motore e un esempio nonostante tutte le contraddizioni e le difficoltà. Crediamo che questa esperienza sia ricca di indicazioni e suggerimenti utili a tutti e tutte coloro che tendono ad una frattura totale con le attuali strutture di potere.
Proprio per questo riteniamo che episodi come la pubblicazione del testo "I burabacio" sul sito Notav.info (nella sua prima versione) non debbano passare nel silenzio (nonostante la goffa correzione).
Sentiamo che sarebbe una leggerezza imperdonabile lasciar passare una cosa del genere nell’indifferenza.
Crediamo che un fatto del genere rappresenti un precedente rischioso e deleterio per quel patrimonio collettivo di lotta che la Valle ha negli anni contribuito ad arricchire.
Roma 15 gennaio 2015
NED - P.S.M.
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