Roma - Solidarietà con i detenuti in lotta
Oggi 1° dicembre a Roma, presso le carceri di Rebibbia e Regina Coeli, è stato distribuito un volantino in solidarietà con i/le detenuti/e in lotta che oggi hanno dato inizio ad uno sciopero della fame per labolizione dell'ergastolo.
Al maschile di Rebibbia aderiscono 28 ergastolani; a Regina Coeli non ci sono ergastolani ed è stato difficile capire se ci siano aderenti tra i comuni.
Nonostante ciò la gente in attesa di colloquio si è mostrata interessata alla mobilitazione. Al femminile di Rebibbia sembra che aderiscano 3 ergastolane e varie comuni. Le detenute del regime di massima sicurezza hanno fatto uscire uno scritto con il quale comunicano il modo in cui stanno aderendo alla campagna per l'abolizione dellergastolo.
Di seguito alleghiamo il testo del volantino distribuito e il comunicato che abbiamo ricevuto.
Anarchici e Anarchiche
Solidariètà ai detenuti in lotta Basta ergastolo, distruggere il carcere
Il 1° dicembre 737 ergastolani e circa 8353 detenuti non ergastolani, familiari e simpatizzanti iniziano uno sciopero della fame per labolizione dell'ergastolo. Alcuni di loro porteranno avanti lo sciopero a rotazione settimanale, altri a tempo indeterminato, fino alla morte.
Una lotta che nasce all'interno delle galere, un grido lanciato da chi è condannato ad un'esistenza senza speranza, la negazione della vita giorno dopo giorno, il fine pena mai, una pena di morte differita. Lasciarsi morire di fame in contrapposizione ad uno Stato e all'ipocrisia progressista di una classe politica che, mentre da una parte si autocelebra come paladina dei diritti umani, promuovendo la moratoria internazionale contro la pena di morte, dall'altra avalla l'ergastolo e prepara inasprimento delle pene e costruzione di nuovi carceri.
Altri lager da aggiungere a quelli per gli immigrati (CPT), alle cliniche psichiatriche, ai riformatori, luoghi di detenzione in cui l'individuo è quotidianamente annullato e torturato attraverso i regimi speciali, l'isolamento, gli psicofarmaci, le umiliazioni e le botte dei carcerieri. Come anarchici scegliamo di sostenere questa lotta in quanto nata all'interno delle galere e vissuta in prima persona.
Nonostante sia cavalcata da partiti e personaggi che la useranno per il proprio tornaconto, questa lotta può incontrarsi con il percorso di chi, come noi, percepisce questa sociètà come un carcere a cielo aperto, in cui ad ogni comportamento deviante corrisponde un castigo: un ergastolo che si traduce nelle condizioni di vita imposte nelle fabbriche, nel lavoro salariato, negli ordinamenti, nelle guerre, nel bombardamento mediatico che subiamo ogni giorno, nelle nostre città con sempre meno spazi e sempre più belle vetrine.
L'eventuale vittoria di questa campagna non può rappresentare per noi un traguardo, perché crediamo fermamente solo nell'eliminazione del carcere e non in una sua riforma. Quando parliamo di un mondo senza carcere pensiamo ad una società senza classi, senza sfruttamento, dove sono i rapporti fra gli individui e/o fra le comunità di riferimento che stabiliscono le forme di convivenza per la soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi.
Dove non cè differenza di ricchezza il furto sparisce, dove all'isolamento degli individui si contrappone una quotidianità fatta di relazioni e di mutuo appoggio, tanta violenza e tanta depressione sparirebbero, dove non ci sono confini non ci sono clandestini, dove non cè la paura dello sconosciuto, c'e' il coraggio del conoscibile.
anarchici
Noi detenute della sezione di Massima Sicurezza di Rebibbia Femm. in Roma, vogliamo aderire alla campagna per l'abolizione dell'ergastolo in quanto pensiamo che un fine pena mai sia persino la negazione più evidente del principio sancito dalla costituzione, per cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Ci chiediamo, infatti, come mai quelle stesse forze politiche che hanno sposato la campagna internazionale contro la pena di morte non si indignino di fronte a leggi nazionali che infliggono una vita in galera, quale è l'ergastolo, che presuppone allo stesso modo un'esclusione definitiva dalla società e che quindi, per molti detenuti e loro familiari, rappresenta nientaltro che una morte lenta.
Sappiamo bene che la nostra è una domanda retorica vista la stessa insensibilità che si dimostra di fronte ad un trattamento penitenziario, come il 41bis, che violentemente calpesta non solo il senso di umanità ma anche i diritti più elementari e la dignità umana.
Ci sembra proprio che nei palazzi dove si promuovono leggi non arrivi neanche l'eco delle drammatiche realtà del sistema penitenziario. Così come, per esempio, avvenne quando nell'estate 2006 fu promulgato dal Parlamento lindulto e fu completamente ignorato quanto detto da chi conosceva sulla propria pelle quella realtà: un gesto di clemenza non era certo la soluzione. A distanza di poco più di un anno si è dimostrato che non era neanche un palliativo: le carceri sono nuovamente sovraffollate... anche di bambini sotto i tre anni!
ALLA FACCIA DELLA DETENZIONE COME ULTIMA RATIO!
E la situazione non può che peggiorare viste le proposte in atto in merito a pacchetti sicurezza che criminalizzano ancor di più le fasce disagiate salvaguardando, come è sempre stato, chi veramente nuoce alla società ben attento però a salvarne sempre il decoro apparente!
Coscienti del fatto che occorrerà far ascoltare la nostra voce ancora ed ancora e che, per fare questo, avremo bisogno di tutte le nostre forze ed energie, abbiamo preferito aggiungere alla forma dello sciopero della fame indetta dai promotori alcune altre che incoraggino la nostra resistenza. Effettueremo quindi una protesta pacifica che inizierà il 1° dicembre che si articolerà inizialmente con 3 gg. di battitura, della durata di 10 min., due volte al giorno alle 9.30 e alle 14.30, alla quale affianchiamo uno sciopero della spesa (incluse le domandine) che si protrarrà per una settimana.
Per labolizione dellergastolo!
Per labolizione del regime 41 bis!
Basta con i bambini nelle galere!
Più carcere non significa più sicurezza!
Le detenute della Sezione di Massima Sicurezza di Rebibbia Femm. - Roma
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